LARINO. “L’attuale mappatura delle mafie italiane non corrisponde al loro reale potenziale criminogeno”. Vincenzo Musacchio criminologo, associato e docente di strategie di contrasto alla criminalità organizzata transnazionale al Riacs di Newark è intervenuto in videoconferenza all’incontro di esperti internazionali di mafie indetto dalla Global Initiative against Transnational Organized Crime (di cui il criminologo italiano fa parte) per fare il punto sulle organizzazioni criminali di stampo mafioso nel mondo.
Musacchio ha esordito affermando che l’attuale panorama della criminalità organizzata italiana non evidenzia cambiamenti rilevanti nei territori di radicamento originario. Cosa Nostra continua a dominare la Sicilia, la Camorra rimane influente in Campania, mentre la ‘Ndrangheta conserva il suo potere in Calabria. Destano particolare preoccupazione anche le mafie foggiane (Quarta mafia) e le mafie pontine (Quinta mafia). Queste organizzazioni mafiose hanno ampliato la loro capacità di penetrazione verso il nord dell’Italia, adottando modalità d’infiltrazione sempre più silenti nei settori economici e finanziari.
Tra i principali centri operativi delle mafie italiane si annoverano Milano, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Roma, Foggia e Latina, oltre a numerosi altri territori, apparentemente marginali ma comunque compromessi. Le mafie moderne hanno affinato il loro modus operandi, preferendo un approccio meno violento e più corruttivo. Hanno assunto una dimensione transnazionale e si sono evolute in entità che operano nei mercati globali sfruttando la tecnologia e celandosi dietro organismi invisibili. Attraverso sistemi di false fatturazioni e il ricorso al lavoro irregolare, riescono a eludere il fisco e ad assicurarsi il controllo sugli appalti e sulla manodopera. L’uso della violenza tradizionale è ormai una strategia residuale, utilizzata solo come ultima risorsa, a fronte di un obiettivo più grande: il rafforzamento del controllo economico-finanziario e sociale, potenziato da una sorta di welfare mafioso.
Nonostante l’arresto di figure di spicco, come i leader di Cosa Nostra, quest’organizzazione continua a esercitare un influsso significativo in città come Palermo, Catania e Messina, consolidando anche legami con alleati storici come la ‘Ndrangheta e altre mafie locali. La Camorra rimane un fulcro di potere in Campania, una delle regioni più vulnerabili alla criminalità organizzata. Sebbene gli episodi di violenza siano diminuiti, questa mafia si distingue per un’infiltrazione economica condotta con grande discrezione. Il ruolo della ‘Ndrangheta si staglia particolarmente nel traffico internazionale di droga e armi, ma soprattutto nella sua straordinaria abilità di penetrare il tessuto economico dell’Italia settentrionale. Qui riesce a sostituire l’uso della forza con operazioni legate alla finanza e all’imprenditoria. La progressiva “discrezione” operativa delle mafie rende molto complessa qualsiasi mappatura attuale.
Attraverso meccanismi come le frodi fiscali o i sistemi fraudolenti definiti “carosello”, le organizzazioni costruiscono fondi neri che alimentano ulteriormente le loro attività illecite. Un nuovo terreno d’illegalità è rappresentato dalla gestione abusiva della manodopera: caporalato e lavoro nero sono strumenti essenziali per conquistare appalti al ribasso e rinsaldare il controllo nel territorio. Per comprendere pienamente l’attuale fenomeno mafioso, non si può più guardare unicamente al Sud o ai suoi aspetti violenti e visibili. Diventa indispensabile adottare una visione più articolata, che includa le trasformazioni continue delle mafie, il loro fortissimo radicamento nelle regioni del nord Italia e le nuove strategie d’infiltrazione globale nei settori economici legali, finanziari e del lavoro.


