TERMOLI. Prima che arrivi l’inverno e con esso anche le temperature più rigide, la Città Invisibile/Faced rende pubblico lo status quo sulla ‘questione casa’, perché anche in Molise è un’urgenza strutturale.
Il quadro nazionale: brevi note
In Italia nel 2024 aumentano le richieste di esecuzione di sfratti: secondo i dati forniti a settembre 2025 dall’ufficio centrale di statistica del Ministero dell’Interno sono 81.054, con un +9,82% rispetto al periodo gennaio-dicembre 2023. Aumentano anche dell’1,99% i provvedimenti di sfratto emessi: nel 2024 in Italia sono 40.158, di cui oltre 30.000 per morosità. Restano sostanzialmente inalterati gli sfratti eseguiti con l’intervento dell’ufficiale giudiziario: sono 21.337 (erano stati 21.345 nel 2023).
Come sosteneva già nel gennaio 2024 il Social Forum per l’Abitare: «nei numeri e nelle statistiche sulla condizione abitativa in Italia erano già presenti tutti gli elementi per capire che sulla casa e sull’abitare si concentravano i principali motivi di disuguaglianza sociale: se 18milioni di famiglie italiane (il 70,8% del totale) sono proprietarie della casa in cui vivono, di cui il 12,8% – 3,3 milioni di famiglie – attraverso un mutuo, sono più di 5 milioni (20,5%) quelle in affitto: 12 milioni di persone concentrate soprattutto nelle grandi aree metropolitane. A vivere in affitto sono soprattutto le famiglie meno abbienti, quelle più giovani e i migranti: il 74% delle famiglie straniere, il 50% delle persone sole con meno di 35 anni, il 40% delle giovani coppie senza figli, il 35% delle persone sole di 35-64 anni, di quelle in reddito di cittadinanza e delle donne sole con figli minori. Tra queste sono quasi 3 milioni le famiglie che spendono per la casa una quota uguale o superiore al 40% del reddito disponibile per un affitto – una soglia riconosciuta internazionalmente come molto critica – che spesso non riescono a sostenere e vengono sfrattate. Per affittare un bilocale di 70mq nelle otto principali città italiane si spendono in media 1.000 euro al mese, che nelle zone centrali raggiungono prezzi ancor più proibitivi. Ai primi posti Roma e Milano, con una media rispettivamente di 1.400 e 1.300 euro. Se i prezzi delle case crescono e con loro gli sfratti per morosità, i salari calano, rappresentando una delle cause dirette dell’impoverimento della popolazione: negli ultimi trent’anni i nostri salari sono calati del 3%, mentre in Germania e in Francia aumentavano di più del 30%».
La situazione in Molise
Per ciò che riguarda il Molise, i dati forniti dovrebbero far riflettere: si registra, innanzitutto, un ulteriore aumento degli sfratti eseguiti (+ 1,05%) che nel 2024 arrivano a quota 289. Sono più di quelli che si registrano in altre regioni anche più grandi e popolate, come in Umbria (256) e in Sardegna (284) o in altri contesti più “affini” al Molise, come in Basilicata (82) e in Valle d’Aosta (30). Aumentano anche le richieste di esecuzione: sono 574 nel 2024, con un + 14,57% rispetto al 2023. Calano del 9,65% i provvedimenti di sfratto emessi: sono 103 nel 2024, di cui 100 per morosità.
Dei 289 sfratti eseguiti, 280 si registrano in provincia di Campobasso (-2,10%) e 9 in provincia di Isernia (non ne erano stati registrati l’anno precedente).
Delle 574 richieste di esecuzione, 530 avvengono in provincia di Campobasso (+5,79%) e 44 in provincia di Isernia (anche in questo caso non ne erano state registrate nell’anno precedente).
Dei 103 provvedimenti di sfratto emessi, 82 riguardano la provincia di Campobasso (46 il comune di Campobasso e 36 gli altri comuni della provincia) e la morosità è la causa di 81 di questi; 21 riguardano la provincia di Isernia (11 il comune capoluogo e 10 gli altri comuni della provincia), con 19 per morosità. Colpisce l’incremento del 31,25% in provincia di Isernia.
Qui di seguito la serie storica per il Molise:
| Annualità | SFRATTI ESEGUITI | RICHIESTE DI ESECUZIONE | PROVVEDIMENTI DI SFRATTO EMESSI |
| 2013 | 80 (-6,98%) | 777 (-22,61%) | 86 (-34,85%) |
| 2014 | 159 (+98,75%) | 851 (+9,52%) | 160 (+86,05%) |
| 2015 | 124 (-22,01%) | 784 (-7,87%) | 145 (-9,38%) |
| 2016 | 135 (+8,87%) | 748 (-4,59%) | 107 (-26,21%) |
| 2017 | 151 (+11,85%) | 931 (+24,47%) | 160 (+49,53%) |
| 2018 | 108 (-28,48%) | 778 (-16,43%) | 139 (-13,13%) |
| 2019 | 152 (+40,74%) | 820 (+5,4%) | 90 (-35,25%) |
| 2020 | 25 (-83,55%) | 334 (-59,27%) | 37 (-58,89%) |
| 2021 | 149 (+496%) | 286 (-14,37%) | 66 (+78,38%) |
| 2022 | 390 (+161,74%) | 604 (+111,19%) | 107 (+62,12%) |
| 2023 | 286 (-26,67%) | 501 (-17,05%) | 114 (+ 6,54%) |
| 2024 | 289 (+1,05%) | 574 (+14,57%) | 103 (-9,65%) |
I dati sulle povertà
La questione casa è lo specchio di una crisi sociale molto più ampia e diffusa nel paese, la cartina di tornasole di un’emergenza molto più profonda. Nella questione abitativa, insomma, si manifestano le contraddizioni di una società, come quella italiana, sempre più diseguale: «la questione abitativa in Italia è ormai da considerarsi un elemento strutturale del nostro sistema economico, sociale e anche urbanistico. Parlare ancora di emergenza risulta ormai antistorico e continua a spingere tutti a cercare soluzioni tampone senza fermarsi a pensare non tanto alle cause di tale situazione quanto più alle possibili soluzioni strutturali da avviare nei prossimi decenni» (Caritas Italiana, 2024). Recentemente Istat ha certificato che quasi il 10% degli italiani vive in povertà assoluta: si tratta di 5,7 milioni di persone, 2,2 milioni di famiglie. Nel Mezzogiorno la percentuale di famiglie in povertà assoluta è al 10,5%, contro il 7,9% al Nord e il 6,5% al Centro. Ancora più grave è il dato che vede la povertà assoluta tra i minori confermarsi al 13,8%, il valore più elevato della serie storica dal 2014. La povertà assoluta raggiunge picchi ancora più allarmanti per le persone e le famiglie straniere: la sua incidenza è pari al 30,4% per le famiglie con almeno uno straniero e sale al 35,2% nelle famiglie composte esclusivamente da stranieri. Sono povere assolute il 15,6% di famiglie con un operaio, contro il 2,9% delle famiglie che fanno capo a un dirigente, quadro o impiegato. Circa un terzo delle famiglie (31,1%) è costretto a tagliare sul cibo e il 9,9% delle persone ha rinunciato a curarsi.
Tagli e riarmo?
Tra riduzione degli stanziamenti e risparmi sulla spesa sociale, il governo Meloni ha ridotto le risorse per finanziare le misure di contrasto alla povertà di circa 3,2 miliardi di euro. Nella prospettiva di un aumento progressivo della spesa militare, sottoscritto dal governo con la Nato (fino al 5% del PIL entro 10 anni) e Bruxelles (il piano RearmUe), il rischio è che altre risorse possano essere prelevate da un welfare già impoverito e dirottate verso i programmi di militarizzazione della società.
Come ha sostenuto recentemente l’Alleanza contro la Povertà: «nel passaggio dalle vecchie alle nuove misure di contrasto alla povertà si è pressoché dimezzata la platea dei beneficiari. Centinaia di migliaia di famiglie in condizione di gravi difficoltà si sono trovate senza un sostegno economico su cui, fino a qualche tempo prima, avevano potuto contare. In questo modo, si è investito ogni anno per i poveri 1 miliardo di euro in meno. L’Italia ha promesso un aumento vertiginoso della spesa militare: per onorare l’impegno di alzare prima al 2% e poi al 5% il PIL destinato alle spese militari entro il 2035, l’Italia dovrà spendere – secondo l’Osservatorio Milex – ogni anno molti miliardi in più rispetto ad oggi».
Da dove saranno tolti questi soldi? Sarebbe gravissimo e ingiusto se a pagare fossero sempre gli stessi. Le regioni già impoverite e marginalizzate come il Molise ne risentirebbero pesantemente, con il rischio concreto dell’abbandono e della desertificazione sociale dei nostri territori.
In attesa di risposte
Per capire meglio la situazione sul nostro territorio diversi mesi fa abbiamo inoltrato due richieste di dati, una al Comune di Termoli e una allo IACP, l’ente che gestisce l’edilizia popolare. In particolare, al Comune di Termoli abbiamo richiesto alcuni dati che potrebbero aiutarci a capire l’entità del vuoto abitativo a Termoli, cioè quanti appartamenti sono sfitti, vuoti, abbandonati o affittati solo per brevi periodi all’anno. Allo IACP invece abbiamo chiesto una serie di informazioni per avere un quadro più completo sullo stato della questione abitativa negli alloggi di edilizia popolare a Termoli. Ad oggi nessuna di queste richieste ha ancora ricevuto risposta. Comprendere la situazione, dati alla mano, avere una panoramica più ampia e dettagliata sulla questione abitativa in città è il primo passo per articolare politiche efficaci sull’abitare, e sarebbe utilissimo anche ai decisori politici e alle istituzioni. Ribadiamo nuovamente le nostre richieste, nella speranza di una più solerte collaborazione da parte delle istituzioni, nell’interesse di tutti/e gli/le abitanti della nostra città, a partire dai più poveri e vulnerabili.

