TERMOLI. «Si parla di tregua, ma non si parla di Palestina», afferma con voce ferma Hatem Abed, tra i promotori del corteo Palestina Libera a Termoli. «Molti cercano di farla passare come un piano di pace, ma come può esserlo se viene proposto da chi è complice di un genocidio? Noi siamo contenti che per qualche giorno smettano di bombardare, contenti per i nostri cittadini di Gaza che potranno, anche solo per poco, non vedere le bombe sopra le loro teste. Ma non è una tregua vera, non è pace: è solo una pausa che non affronta il nodo centrale, il popolo palestinese, che continua a essere escluso da ogni processo decisionale».
Hatem denuncia l’ipocrisia di un piano imposto dall’alto: «Si parla di riforme dell’Autorità Palestinese senza che nessuno chieda ai palestinesi cosa vogliono davvero. Gaza è devastata: oltre 70mila morti, di cui 20mila bambini, migliaia di medici, giornalisti e civili uccisi. Israele impedisce ai media internazionali di entrare: vogliono nascondere i loro crimini».
Il suo appello si chiude con un messaggio ai giovani: «Sono venuto a Termoli per dire che Gaza e Termoli hanno radici comuni nel Mediterraneo. Aiutate i bambini di Gaza a crescere in pace, preparatevi a dare una mano ai vostri coetanei dall’altra parte del mare».


