TERMOLI. Il sipario cala, silenzioso e inesorabile, su un’era che ha plasmato l’immaginario collettivo di intere generazioni.
Entro il 31 dicembre 2025, i canali musicali europei di Paramount Global — MTV Music, MTV 80s, MTV 90s, Club MTV e MTV Live — cesseranno le trasmissioni.
Non è una semplice riorganizzazione aziendale; è il suono flebile di un’orchestra che smette di suonare, lasciando dietro di sé un’eco profonda di quarant’anni di colonna sonora condivisa.
È l’addio a un frammento della nostra giovinezza, un requiem in quattro quarti per la televisione che ha fatto della musica un’esperienza visiva.
Negli Stati Uniti, la rivoluzione era già in atto dal 1° agosto 1981; in Italia, l’onda d’urto giunse sedici anni più tardi, nel 1997, e con essa un terremoto culturale.
Mtv Italia non fu un mero canale televisivo: fu una finestra spalancata sul mondo, un santuario per le anime irrequiete, un dialetto universale.
Fu lì che imparammo a riconoscere il respiro sospeso prima dell’esplosione di una chitarra dei Nirvana, a rimanere immobili, quasi in trance, davanti a un unplugged che svelava l’anima di un artista.
Madonna, icona camaleontica, si reinventava a ogni videoclip, mentre Michael Jackson elevava il genere a vera e propria arte cinematografica.
Mtv non si limitava a trasmettere musica: la faceva vivere, pulsare, respirare.
Quanti pomeriggi, rientrando da scuola, la televisione si accendeva con un unico scopo: “beccare” quel video tanto atteso.
L’attesa, in sé, era parte integrante della magia.
Non esistevano algoritmi predittivi, né la possibilità di “saltare” la pubblicità.
C’era solo un palinsesto, un orologio che scandiva il tempo, e milioni di sguardi incollati allo stesso schermo.
Era un rito collettivo, una sorta di liturgia laica che univa sconosciuti in un’esperienza condivisa.
E quando, finalmente, il titolo appariva in sovrimpressione — magari su Mtv Rock, Mtv Hits o Mtv Legend — il mondo intero sembrava fermarsi per quei tre minuti di pura estasi.
Oggi, nell’era degli ascolti solitari e delle playlist algoritmiche, quella fusione di intenti e di anime appare come un’eco lontana, quasi un miraggio.
I canali che ora si spengono erano, per noi, autentiche macchine del tempo.
Mtv 80s, con i suoi sintetizzatori e i neon scintillanti, ci riportava alle notti spensierate.
Mtv 90s, con il suo grunge e la sua malinconia rabbiosa, evocava un’epoca di ribellione e introspezione.
Club Mtv, con i suoi ritmi incalzanti, ci proiettava nelle notti infinite delle discoteche.
Erano finestre aperte su mondi che abbiamo amato, su epoche che ancora risuonano dentro di noi.
E sebbene Mtv avesse da tempo mutato la sua pelle, virando verso reality show e format sempre più distanti dalle sue radici musicali, quei canali restavano l’ultimo baluardo di un romanticismo analogico, un ponte verso un passato che non volevamo dimenticare.
La verità ineludibile è che Internet ha replicato ciò che Mtv fece alla radio: ha riscritto le regole del gioco.
YouTube, Spotify, TikTok — la musica è ovunque, accessibile in ogni istante, ma la sua fruizione è frammentata, solitaria.
Non si attende più; si skippa, si scorre, si naviga.
Abbiamo guadagnato l’immediatezza, ma abbiamo perso l’attesa, la suspense, il desiderio che precedeva la ricompensa.
Eppure, Mtv non morirà mai veramente.
Vive, immortale, nei nostri ricordi: nei pomeriggi trascorsi a registrare videocassette, nei poster appesi alle pareti della nostra cameretta, nelle prime, indimenticabili emozioni ascoltate in cuffia.
Vive nei sogni di chi ha compreso che la musica non è solo un suono da ascoltare, ma un’esperienza da guardare, sentire, respirare con ogni fibra dell’essere.
Il 2025 sarà inciso nella memoria come l’anno in cui Mtv, simbolicamente, spense la musica.
Ma per molti di noi, Mtv è stato il battito cardiaco di un’intera esistenza: quello dell’adolescenza, delle prime, timide ribellioni, dei silenzi urlati nella solitudine della propria stanza.
Ci mancherà quella luce blu che, nella penombra della stanza, illuminava i nostri sogni mentre il resto del mondo dormiva.
Ci mancheranno i tuoi tre minuti di magia condivisa, che oggi – tra uno scroll e l’altro – ci ricordano quanto fosse prezioso attendere la musica insieme, in un’epoca che non tornerà più.
Eliana Ronzullo


