TERMOLI. Al Macte la lezione performativa di Valentina Vetturi: tra memoria, ecologia e digitale.
In occasione della 21ª Giornata del Contemporaneo, promossa da Amaci e dedicata quest’anno al tema della formazione, il Macte – Museo di Arte Contemporanea di Termoli ha presentato la lezione performativa “Mimosa Pudica” dell’artista Valentina Vetturi. L’evento, svoltosi sabato pomeriggio dalle 17 alle 19, ha rappresentato un momento di riflessione condivisa tra arte, tecnologia e natura, con ingresso libero e apertura straordinaria del museo esclusivamente per l’occasione.
Il progetto, sostenuto dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura nell’ambito del programma Italian Council (XIII edizione, 2024), nasce da un lungo percorso di ricerca che ha portato l’artista a collaborare con università, spazi d’arte e conferenze in Italia e all’estero. Al centro dell’indagine di Vetturi, una domanda che attraversa tutto il suo lavoro: possono le piante suggerire un’ecologia digitale capace di bilanciare l’enorme accumulo di dati e la velocità con cui dimentichiamo?
Da questa riflessione prende vita “Mimosa Pudica”, un progetto che mette in relazione i meccanismi di memoria e oblio del mondo vegetale con i principi dell’ecologia digitale. Attraverso pratiche di ascolto, osservazione e interazione, Vetturi propone un ribaltamento della prospettiva antropocentrica, invitando a immaginare un rapporto con la tecnologia più consapevole e in equilibrio con i ritmi naturali.
Durante la lezione performativa al Macte, l’artista ha raccontato come il progetto sia nato nel suo studio, ma si sia presto trasformato in un’esperienza collettiva:
«Ho invitato alcune persone con cui collaboro nel mondo dell’arte e della ricerca – ha spiegato –. Per esempio uno dei partner del progetto è Tranzit.ro. Uno spazio che durante la pandemia, ha compiuto una scelta significativa: ha chiuso lo spazio espositivo nella città e, insieme ad altri artisti e operatori culturali, ha acquistato un terreno in un paese nelle campagne nei pressi di Bucharest e lì ha trasferito le sue attività”
Da quell’esperienza è nata una comunità di ricerca che continua a interrogarsi su come abitare il pianeta in modo più sostenibile:
«Con loro abbiamo avviato un percorso di sperimentazione artistica – ha aggiunto Vetturi – abbiamo piantato semi di Mimosa pudica, osservato, atteso. Alcune piante crescono rigogliose, altre con più fatica. È un processo lento, come lento è il lavoro che facciamo su noi stessi per disimparare pratiche e idee che promuovono competizione e individualismo».
L’artista ha sottolineato come la sua pratica non consista solo nel “fare” in senso tradizionale, ma anche nel creare situazioni di ascolto e coesistenza.
«Mi interessa attivare esperienze – ha spiegato – che possano mettere in relazione discipline e prospettive molteplici, costruire alleanze, anche fragili».
Tra i partner di progetto, Vetturi ha coinvolto figure provenienti da campi diversi: biologi, filosofi, storici della scienza, antropologi, e persino un matematico, docente all’Università di Hagen in Germania:
«Ognuno osserva la Mimosa Pudica dal proprio punto di vista – ha raccontato –. Il matematico, ad esempio, guarda un gruppo di mimose attraverso le teorie delle reti. Non so dove ci porterà questo processo, e in fondo è proprio questo il senso della ricerca».
“Mimosa Pudica” diventa così un laboratorio vivente, in cui lo studio, la sperimentazione assumono un valore non solo educativo ma anche relazionale, fondato sull’ascolto reciproco e sulla decostruzione di gerarchie consolidate.
L’artista ha fatto anche riferimento al cosiddetto Wastocene teorizzato dallo storico della scienza Marco Armiero, uno dei partner di progetto.
Alla base del lavoro di Valentina Vetturi c’è un approccio immersivo e multidisciplinare, che unisce cultura hacker, diritto, musica e scienza, coinvolgendo coristi, direttori d’orchestra, scacchisti e ingegneri del suono. Le sue opere, descritte come forme di “improvvisazione guidata”, si adattano di volta in volta allo spazio e al pubblico, generando esperienze sempre diverse. «e invita a guardare a quest’era come ad un’epoca di scarti riferendosi non solo alla plastica nei mari o alle emissioni di CO2, ma anche alle “relazioni socio-ecologiche che producono comunità di scarto”, i soggetti, le comunità che sono consideratele sacrificabili, e quindi ai modelli di pensiero ai comportamenti che pratichiamo senza riflettere. La pratica artistica può suggerire e sperimentare modalità di relazione non estrattive, ecologiche in senso ampio con le altre specie così come con lee tecnologie digitali»
Tra le sue mostre più recenti si ricordano la Lagos Bienniale, il MA*GA di Gallarate, Spazio Murat a Bari, MAXXI L’Aquila e Arium Metaverse. Attualmente, Vetturi insegna Didattica della Multimedialità e Videoinstallazione presso l’Accademia di Belle Arti di Bari.
L’appuntamento al Macte, in via Giappone, ha confermato ancora una volta la vocazione del museo a essere un luogo di sperimentazione e formazione, in dialogo costante con le più avanzate esperienze dell’arte contemporanea italiana e internazionale.
Emanuele Bracone







