TERMOLI. Si è inaugurata ieri sera, presso la Nuova Officina Solare – Galleria d’Arte Contemporanea di Termoli, la mostra “Cromie in transito” di Giovanni Colalillo, a cura di Nino Barone, con testo critico di Rocco Zani. L’esposizione, visitabile fino al 17 ottobre (tutti i giorni dalle 18 alle 20:30, Corso Nazionale 12A), rientra tra le iniziative della Ventunesima Giornata del Contemporaneo promossa da Amaci, l’Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani.
Un vernissage intenso e raccolto ha salutato il ritorno dell’arte contemporanea nella galleria diretta da Barone.
Presenti all’inaugurazione l’artista, il curatore e il critico Rocco Zani, autore del raffinato testo che accompagna il percorso espositivo, insieme a un pubblico partecipe e attento, composto da appassionati, amici, artisti e cultori d’arte.
“Cromie in transito” si presenta come un viaggio emotivo e visivo nel linguaggio pittorico di Giovanni (Gianni) Colalillo, artista isernino, autodidatta e dalla straordinaria forza espressiva. Le sue opere sono visioni in movimento, paesaggi dell’anima attraversati da luci e da energie che sembrano emergere dal profondo della materia. Colalillo lavora sul colore come su una partitura musicale, ne esplora le vibrazioni, le variazioni tonali, le risonanze interiori. Il gesto pittorico, rapido ma meditato, diventa forma di scrittura: una calligrafia emozionale che restituisce sulla tela la densità dei pensieri e delle percezioni.
Nelle parole di Rocco Zani, “abbattuta la necessità di un dire regolamentato – o codificato per una imputazione consonante – l’arte contemporanea si è fatta cortile dell’immaginario, palestra entusiasmante di sperimentazione”. In questo contesto, Colalillo trova la propria cifra, sviluppando una narrazione pittorica che sembra vivere “nel buio di case intraviste da un treno”: un continuo transito tra visione e memoria, tra ciò che resta e ciò che si trasforma. Le sue opere suggeriscono paesaggi senza confini, dove la materia pittorica diventa spazio di passaggio, soglia tra presenza e dissolvenza, equilibrio e vertigine.
Il percorso espositivo si articola in una serie di tele che dialogano tra loro per tensione e ritmo cromatico. Le superfici si animano di stratificazioni e contrasti, di equilibri precari e di improvvisi bagliori, come se ogni quadro contenesse il momento esatto in cui il mondo cambia direzione. “La priorità di questa pittura – osserva ancora Zani – è quella di alimentare un senso di vertigine, di squilibrio o più verosimilmente di ‘transito’. Come se tutto si consumasse, con gucciniana memoria, nel buio di case intraviste da un treno”.
Il titolo della mostra, infatti, non è casuale: “Cromie in transito” racconta il movimento, l’impermanenza, la continua metamorfosi della visione. Nella pittura di Colalillo ogni colore è in viaggio, ogni segno è parte di un passaggio verso un altrove percettivo. Non c’è mai staticità: la materia sembra respirare, vibrare, farsi e disfarsi in un flusso continuo.
Durante l’inaugurazione, Nino Barone ha ricordato come la Nuova Officina Solare nasca proprio con l’intento di “promuovere linguaggi contemporanei e offrire spazio a ricerche che uniscano qualità artistica e autenticità espressiva”. Parole che trovano perfetta sintonia nel lavoro di Colalillo, un artista che, pur provenendo da un percorso personale e professionale diverso – quello della fisioterapia e dell’osteopatia – ha saputo trasformare l’esperienza del corpo e del movimento in gesto pittorico, in energia visiva.
Nato nel 1964, Gianni Colalillo ha iniziato a dipingere giovanissimo, nel 1978, in un dialogo silenzioso e profondo con la materia e il colore. Per molti anni ha custodito le proprie opere nel privato, scegliendo solo nel 2010 di condividerle con il pubblico. Da allora, la sua presenza nelle rassegne d’arte si è fatta sempre più costante e apprezzata. Dal 2009 è socio della Società Promotrice delle Belle Arti di Torino, con la quale ha partecipato a numerose collettive. Della sua ricerca ha scritto, tra gli altri, Guido Folco, editore e direttore di Italia Arte.
La sua pittura, densa e vibrante, unisce istinto e controllo, libertà e rigore. Ogni tela diventa un campo di tensione in cui il colore è al tempo stesso emozione e struttura, intuizione e misura. In questo senso, la mostra termolese si configura come una tappa significativa del suo percorso, un momento di riflessione e di maturità artistica.
L’atmosfera dell’inaugurazione è stata segnata da un clima di sincero entusiasmo e confronto. Tra gli intervenuti, il critico Rocco Zani ha sottolineato come Colalillo “riesca a tradurre il paesaggio interiore in una scrittura pittorica autonoma, che non ha bisogno di codici né di riferimenti diretti, ma che si affida alla forza del segno e alla suggestione della materia”.
Il pubblico ha risposto con interesse e curiosità, soffermandosi sulle opere, dialogando con l’artista e lasciandosi trasportare dalle variazioni cromatiche e dai giochi di luce che attraversano le tele. La serata si è conclusa in un clima conviviale, con un brindisi e un lungo applauso all’artista, che ha ringraziato la galleria e i presenti per l’attenzione e la partecipazione.
Con “Cromie in transito”, Giovanni Colalillo offre dunque a Termoli un’esperienza estetica e sensoriale profonda, un invito a sostare nel flusso dei colori, a lasciarsi attraversare da quelle emozioni che solo la pittura autentica – quella che nasce da un’urgenza interiore – sa evocare.
Una mostra che, come le sue tele, è un passaggio: un transito tra il visibile e l’invisibile, tra il gesto e il pensiero, tra la luce e la memoria.







