PORTOCANNONE. A margine della storica visita del Presidente dell’Albania Bajram Begaj con l’inaugurazione della scultura-totem di Ibrahim Kodra, si è svolta anche una mostra delle opere del famosissimo artista albanese, allestita nelle sale del circolo culturale di Portocannone e aperta al pubblico tutti i giorni fino al 25 ottobre. La mostra intitolata “Dalla scultura alle forme del colore – l’arte di Kodra incontra la luce di Portocannone” è resa possibile grazie all’instancabile lavoro dell’assessore alla cultura Valentina Flocco ma soprattutto grazie al contributo di opere di collezionisti privati come l’artista Roxana Miclea-collezionista e organizzatrice della mostra- alla quale abbiamo rivolto alcune domande in un’intervista sulla sua passione per il famoso artista albanese, degno erede artistico di Pablo Picasso.
Per la Flocco: «E’ un grande onore aprire le porte della nostra esposizione dedicata a Ibrahim Kodra, artista straordinario, cosmopolita, profondamente legato all’Italia, ma anche specificamente al nostro territorio e alla nostra storia Arbëreshe… vedrete! C’è la luce di Portocannone nelle sue opere, avrete modo di ammirare dipinti che raffigurano nostri paesi!
Nato in Albania nel 1913, Ibrahim Kodra ha vissuto a Milano ove ha frequentato l’Accademia di Brera ed è stato allievo, tra gli altri, del nostro Carlo Carrà… Ma Kodra ha vissuto l’Italia a tutto tondo, non ci ha solo studiato… immerso nella nostra storia e nella nostra politica – con la fierezza indomita degli Albanesi di ieri e di oggi – ha frequentato i cenacoli intellettuali dell’epoca, ha partecipato attivamente alla Resistenza Italiana, ha avuto rapporti significativi con i grandi artisti dell’epoca, in particolare con Pablo Picasso, sin dal 1948, e con lui ha condiviso il pensiero politico, una profonda amicizia e una reciproca stima (Picasso affermava che già la firma autografa di Kodra è un’opera d’arte).
Ma a differenza di Picasso, la cui opera ha forti tinte cupe e drammatiche (sempre figlie del tempo), il maestro Kodra ha voluto e saputo raccontare la pace, la libertà e il dialogo tra popoli e lo ha fatto con uno stile unico, iconico, riconoscibile, pieno di energia e poesia. Ebbene, con tutte queste caratteristiche, con questa forza, il nome del maestro Kodra e la sua opera certamente continuano a vivere anche qui, a Portocannone, dove la cultura e l’identità arbëreshë, l’integrazione di popoli e di storie, il pluralismo, sono parte essenziale del nostro modo di guardare al mondo.
Oggi, a Portocannone, grazie alla presenza del Presidente della Repubblica di Albania, si celebra tutto questo, si festeggia e si rinsalda un ponte tra passato e futuro, tra memoria e rinascita, nell’arte e nella storia.
Un sentito ringraziamento, per tutto ciò che vedrete, va al sindaco di Portocannone, Francesco Gallo, per la sensibilità e il sostegno con cui ha reso possibile questo evento; alla Fondazione Ibrahim Kodra, per la collaborazione e l’impegno nella diffusione del patrimonio dell’artista; e soprattutto a Roxana Miclea e Genci Sinella che con generosità hanno messo a disposizione opere originali di Kodra della loro collezione, permettendo a tutti noi di riscoprire la vastità del suo genio creativo.
Infine, un augurio: che l’opera di Kodra qui esposta e la scultura che tra poco sveleremo, continuino sempre a ricordarci che l’arte è un linguaggio di pace, di libertà e di umanità. E in questo senso siamo felici che il pensiero e l’arte di Kodra siano oggetto di studio e riflessione delle nuove generazioni… un grazie infinito, perciò, va sicuramente ai ragazzi delle scuole di Portocannone e ai loro insegnanti… abbiamo qui le loro opere meravigliose… pensiamo che questo sia un segno tangibile che la “vera arte” oltrepassa sempre il tempo e il messaggio di Kodra continua a vivere».
Abbiamo intervistato l’autrice della rassegna, Roxana Miclea.
1) Cosa l’ha attratta inizialmente dell’arte di Ibrahim Kodra?
«Quello che mi ha attratto fin da subito dell’arte di Ibrahim Kodra è la sua capacità di unire il linguaggio moderno con la profondità delle radici mediterranee e balcaniche. Nelle sue opere c’è una sintesi straordinaria tra colore, forma e spiritualità: ogni linea racconta una storia, ogni composizione è una visione di pace, armonia e umanità. Kodra riesce a essere contemporaneo e universale allo stesso tempo — è un artista che parla a tutti, con la semplicità di chi ha conosciuto la vita e la forza della bellezza».
2) Com’ è entrata quest’opera nella sua collezione? Ha acquistato direttamente dall’artista, da una galleria o in un’asta?
«Le opere presenti in mostra fanno parte della mia collezione privata, costruita nel tempo con passione e dedizione. Alcune provengono da gallerie storiche che hanno collaborato con Kodra, altre da collezioni che custodivano lavori del suo periodo più intenso, tra gli anni Sessanta e Settanta. È una raccolta che nasce da un profondo legame con la sua arte e dal desiderio di conservarne la memoria, valorizzando la forza poetica e umana che attraversa tutta la sua produzione».
3) Ibrahim Kodra è noto per aver trattato temi come la lotta per la pace, la musica o la figura umana. Qual è il tema dominante in queste opere esposte?
«Il filo conduttore della mostra è proprio l’armonia tra arte, vita e umanità. Né “I Musicist”, né” Le Quattro Stagion”, né “La Maternità” e in “La Lotta per la pace”, ritroviamo sempre la stessa tensione verso la bellezza come linguaggio universale. La musica diventa simbolo di unione, la maternità esprime la vita, e la pace è la meta più alta. Tutto ruota intorno alla figura umana, al suo legame con la natura e con l’altro. Anche nelle ceramiche e nelle opere dedicate al Molise, Kodra celebra l’incontro tra le culture e la forza del dialogo».
4) Com’è valutata oggi l’eredità di Ibrahim Kodra e la sua influenza sulle nuove generazioni di artisti albanesi o italiani, com’è anche Lei?
«Oggi l’eredità di Kodra è più viva che mai. È un ponte tra due mondi: quello albanese e quello italiano, tra tradizione e modernità. La sua arte insegna che l’identità non è una chiusura, ma un’apertura verso l’altro. Personalmente, mi sento molto vicina a questa visione: anche io credo che l’arte debba unire, costruire, superare confini. Le nuove generazioni di artisti albanesi e italiani possono riconoscersi nel suo esempio — in quell’equilibrio tra radici e libertà che rende l’arte una forma autentica di dialogo e di pace».
Emanuela Frate








