X
lunedì 17 Novembre 2025
Cerca

Tifosi da sempre… sugli spalti dello stadio Cannarsa

TERMOLI. Nei nostri archivi abbiamo ritrovato una fotografia che profuma di storia, di passione e di appartenenza. Un’istantanea di quando il tifo giallorosso non era ancora un movimento organizzato, ma un gruppo di ragazzi uniti solo dall’amore per il Termoli.

Quelli erano gli Ultras di un’altra generazione, quelli più veraci e genuini, quelli che oggi definiremmo “romantici del pallone”.

Oggi il tifo è cambiato: è organizzato e tecnologico. Quelli che oggi urlano, creano striscioni e vanno ovunque sono nati con il nome di Ultras più concentrati.

Poi, poco tempo dopo, arrivò la tragedia, quella che ti mozza il fiato e ti cambia per sempre. Uno di loro, un ragazzino, Marco Guida, perse la vita in circostanze drammatiche. Il gruppo decise allora, con un gesto di cuore e di rispetto, di intitolare a lui la curva dello stadio.

Da quel giorno, e ancora oggi, è la Curva Marco Guida, simbolo del tifo più caldo, fedele e autentico della città.

Ma torniamo indietro nel tempo. Quando i ragazzi della Guida non erano ancora nati e il tifo giallorosso era qualcosa di semplice, genuino, quasi “naif”. Non c’erano striscioni, tamburi o cori organizzati. Si veniva al Cannarsa solo per gridare, per esultare ai gol del Termoli e – diciamolo – per regalare qualche “carezza verbale” agli arbitri di turno. Era un tifo viscerale, spontaneo, fatto di voci e di cuore.

In questa foto, in bianco e nero ma viva come non mai, riconosciamo alcuni volti che hanno scritto la storia di quel calcio e di quella passione.

In primo piano, con giaccone, maglia rossa, occhiali a specchio, immancabile sigaro toscano e chioma da beat generation, c’è il mitico Silvione Di Pietrantonio.

Alle sue spalle, altre due colonne del tifo e della Termoli che fu: Antonio Lanzone, allora collega radiofonico, e Nicola Bagnoli, giovane imprenditore dallo spirito vivace, con una folta chioma che oggi ha lasciato spazio a una “lucentezza” tutta sua.

Accanto a loro, un volto noto di cui ci sfugge – se qualcuno lo riconosce, ci aiuti nei commenti – e, poco più dietro, con giubbino di jeans e colletto alzato in perfetto stile “fico”, un giovanissimo Adamo Greco, portiere talentuoso e tifoso della Fiorentina, ma sempre con il cuore giallorosso.

E poi c’è lui, con il basco in testa e il sorriso eterno: ‘U Scuppelicchie, il grande Altobelli, pittore d’interni e artista della vita. Un uomo buono, generoso, sempre presente allo stadio, la cui specialità era “dalla’ all’arbitro” con la maestria di un fuoriclasse del sarcasmo. Oggi, da lassù, sicuramente continua a tifare il suo Termoli con la stessa passione di sempre.

E come dimenticare il mitico Don Rocco Sciarretta, il parroco del Borgo, simbolo di un’epoca. Le leggende raccontano che, se una funzione religiosa – magari un funerale – cadeva di domenica alle 14:00 e la partita cominciava alle 14:30, il rito veniva celebrato “a tempo di record”. Perché Don Rocco, con tutto il rispetto per il defunto, al calcio d’inizio del Termoli non avrebbe rinunciato per nessuna ragione al mondo.

Questa era la Termoli di una volta.
Questo era il tifo giallorosso: fatto di amicizia, risate, sigari e bandiere, di fede sportiva e di cuore.

Una passione che non è mai morta — solo cresciuta, tramandata, curva dopo curva, fino a oggi.

Michele Trombetta