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giovedì 13 Novembre 2025
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«Tra Termoli e Venosa c’è uno stretto legame storico»

TERMOLI. I resti giganteschi della bella Incompiuta colpiscono i soci dell’Archeoclub di Termoli in visita alla città di Venosa. Danza la voce silente più gloriosa sotto il sole appena uscito dalle nubi increspate all’orizzonte. Tanta voglia di sapere tra gli antichi scavi di Venosa nella giornata dedicata al patrimonio. Venosa tiene in piedi un ricco patrimonio archeologico. Brillantemente stratificato nel tempo.

Orgoglio del nostro Mezzogiorno. La Venusia romana è  la patria del poeta Orazio. Maestro di eleganza espressiva della lingua latina. I detti, i motti di spirito, i versi poetici, la sua equilibrata “ars vivendi”, ancora oggi sopravvivono per non lasciarci soli nel nostro destino.  Pratico e schietto, dunque, il suo equilibrio di vita. Un vero inno alla vita è il noto “Carpe diem”. “Fruit paratis” (Goditi le cose che hai) perché “Mors et fugacem persequitur virum” (La morte raggiunge anche chi fugge). Nelle parole di Antonietta Mollica, autrice di “Motti, sentenze e locuzioni in libera uscita”, tratte dall’opera oraziana, risuonano le regole di questa sagace filosofia di vita. In equilibrio con sé stessi e i piaceri della vita. Certo senza eccessi. In questo percorso di cultura classica nella presunta domus di Orazio è lei, Antonietta Mollica, da guida esperta e attenta alle proprie radici, a guidarci in un cammino culturale, ricco di legami e di pensieri. Certamente che sorprende. Dagli scavi romani ai resti paleocristiani fino all’Incompiuta, che giganteggia sugli antichi ruderi.

L’area è monumentale. Venosa affascina. Invita a ritornarci. Come si vede dalle immagini si può toccare con mano l’impianto della città romana.  Onde e mostri marini nei pavimenti musivi aprono le porte al “frigidarium”, al “calidarium” e al “laconicum”, utile ambiente per i bagni di sudore. Su questa vasta area sotto il cielo vigilano i resti dell’Abbazia Incompiuta con l’alto campanile a vela e le sue singolari colonne corinzie. Nella sua enorme navata si rincorrono i misteri nel ventre di un ambiente monumentale voluto dai benedettini e poi trasformato dai Normanni.

Utilizzando le pietre di piazze e siti antichi con iscrizioni latine, longobarde e persino ebraiche. Accanto la bellissima chiesa della Santissima Trinità. Ricostruita dai Longobardi e poi dai Normanni. Qui desta curiosità la Colonna dell’amicizia. Dicitur che il giro intorno, presi per mano, garantisca un’eterna amicizia. Nella navata di destra spicca la Tomba degli Altavilla contenente le spoglie dei personaggi più illustri: Roberto il Guiscardo (1085) e dei suoi fratelli Umfredo e Drogone. Dirimpetto la tomba di Aberalda di Buonalbergo. Moglie ripudiata da Roberto il Guiscardo per la principessa Sichelgaita di Salerno. Curiosa l’iscrizione latina sull’architrave della tomba: «Aberarda, moglie del Guiscardo, è sepolta dentro quest’arca. Se cercherai il figlio, Canosa lo possiede». Nonostante la pioggia battente, nel pomeriggio la visita continua al Museo Archeologico Nazionale. Sistemato nel castello di Pirro Del Balzo.

«Tra Termoli e Venosa c’è uno stretto legame storico – precisa Oscar De Lena presidente dell’Archeoclub – Ferrante II Gonzaga, duca di Termoli e figlio di Andrea di Capua sposa Antonicca Del Balzo, erede dei feudi di Altamura e Giovinazzo.  Con il benestare di Carlo V gli viene concesso di cambiare il cognome in Di Capua Del Balzo».

Luigi Pizzuto