TERMOLI. L’industria automobilistica europea è di nuovo sull’orlo di una crisi: l’Acea, Associazione europea dei costruttori di automobili, ha lanciato un allarme sulla carenza imminente di microchip fondamentali per la produzione dei veicoli. Il blocco delle esportazioni dei chip Nexperia dalla Cina, causato da una disputa politica ancora irrisolta, sta compromettendo le catene di fornitura globali, colpendo in particolare i microchip di base impiegati nelle centraline per funzioni essenziali come illuminazione, climatizzazione e controlli elettronici.
Secondo l’Acea, le case automobilistiche stanno esaurendo le ultime scorte disponibili e alcuni stabilimenti europei potrebbero fermarsi già nei prossimi giorni. «Sappiamo che tutte le parti coinvolte stanno cercando una soluzione diplomatica – ha dichiarato la direttrice generale Sigrid de Vries – ma nel frattempo le forniture si stanno interrompendo. Le conseguenze potrebbero essere immediate e molto pesanti per tutto il settore».
L’impatto non risparmia l’Italia, dove Stellantis rappresenta uno dei principali attori industriali: lo stabilimento di Termoli, destinato a ospitare la futura Gigafactory per batterie elettriche, è un nodo strategico della filiera europea e una carenza prolungata di componenti elettronici rischierebbe di rallentare i programmi di riconversione e transizione energetica. Il problema dei microchip, già emerso durante la pandemia, riaffiora con forza, evidenziando la persistente dipendenza dell’Europa dalle forniture asiatiche. «Molti fornitori alternativi esistono – ricorda Acea – ma serviranno mesi per ampliare la capacità produttiva. L’industria non dispone di tutto questo tempo».
L’associazione, che rappresenta 16 grandi marchi tra cui Bmw, Renault, Stellantis, Volkswagen, Toyota e Volvo, invoca un intervento urgente della diplomazia internazionale e della Commissione Europea per scongiurare un nuovo shock industriale.
EB

