TERMOLI. Un piano industriale che a poco a poco si rivela, quello che il nuovo ceo di Stellantis, Antonio Filosa, sta disegnando e che verrà divulgato nella sua pienezza a inizio 2026.
Intanto, nell’attesa dell’incontro che avrà luogo lunedì 20 ottobre con le parti sociali italiane, il gruppo si prepara a un maxi-investimento da circa 10 miliardi di dollari negli Stati Uniti, destinato a rilanciare le operazioni americane e i marchi di punta del gruppo, Jeep e Ram, oltre a sostenere lo sviluppo di nuovi modelli Dodge e Chrysler.
La notizia, riportata da Bloomberg e ripresa da Investing.com, arriva in un momento cruciale anche per l’Italia e in particolare per lo stabilimento di Termoli, dove cresce la richiesta di certezze industriali e di nuove motorizzazioni per salvaguardare l’occupazione e garantire un futuro produttivo stabile.
Secondo il report, Stellantis prevede di aggiungere 5 miliardi di dollari ai già 5 miliardi impegnati all’inizio dell’anno, per un piano pluriennale che potrebbe includere riaperture di stabilimenti, nuovi programmi di assunzione e il lancio di nuovi veicoli. Gli investimenti si concentrerebbero negli Stati dell’Illinois e del Michigan, a conferma della volontà del gruppo di rafforzare la propria presenza sul mercato americano, oggi cruciale per i margini operativi.
Tuttavia, mentre oltreoceano si preparano nuovi cicli industriali, in Italia – e soprattutto in Molise – si attende ancora di conoscere il destino dello Stellantis di Termoli, da tempo al centro di una delicata fase di transizione.
Lo stabilimento di via Giovanni Agnelli, da decenni cuore della produzione di motori e cambi per l’intero gruppo, soffre di totale incertezza, avvolto nel contratto di solidarietà e in pieno stallo per la Gigafactory.
I recenti report della Fim-Cisl hanno già segnalato un calo significativo della produzione, con un utilizzo sempre più frequente degli ammortizzatori sociali.
In questo contesto, le organizzazioni sindacali chiedono da mesi che Termoli venga assegnata una nuova motorizzazione, termica o ibrida, che possa garantire continuità produttiva in attesa della piena operatività della fabbrica di batterie.
Le notizie provenienti dagli Stati Uniti, se da un lato confermano la solidità del piano di investimenti globali di Stellantis, dall’altro accendono i riflettori sulle scelte strategiche per gli stabilimenti italiani.
Il tema delle nuove motorizzazioni è considerato cruciale: non solo per mantenere le competenze e i livelli occupazionali, ma anche per accompagnare la transizione elettrica con una fase intermedia sostenibile. La possibile introduzione di una nuova generazione di motori ibridi o plug-in, da assemblare proprio a Termoli, rappresenterebbe una risposta concreta alle richieste del territorio e alle necessità del gruppo di diversificare la propria offerta nei mercati globali.
In attesa che Stellantis ufficializzi i suoi piani per gli Stati Uniti, Termoli continua a guardare con viva preoccupazione. Da qui parte un messaggio chiaro: se l’azienda intende davvero essere “globale”, non può lasciare indietro chi, da sempre, ha costruito il suo motore.
Emanuele Bracone

