TERMOLI. I sindacati metalmeccanici nazionali incontrano oggi, per la prima volta, il nuovo ceo di Stellantis, Antonio Filosa. Dal territorio, col segretario della Uilm, Francesco Guida, ribadito quanto viene chiesto per lo stabilimento di Termoli. «Nell’incontro che avremo con l’amministratore delegato di Stellantis Filosa abbiamo delle richieste chiare che riguarderanno tutti gli stabilimenti italiani, ma nello specifico su quello di Termoli, chiederemo nuove motorizzazioni non ricambi perché la saturazione dell’impianto termolese è molto lontano. Oggi abbiamo oltre la metà del personale in cassa integrazione e continuano le uscite incentivate. Ecco perché abbiamo bisogno di chiarezza, nuovi prodotti e anche di capire rispetto al progetto Gigafactory, che cosa vuole fare l’azienda». Un documento approfondito è stato prodotto dall’associazione sindacale Aqcf-r, che rappresenta i capi e quadri.
«Il settore automotive europeo e italiano sta attraversando una delle fasi più complesse della sua storia. Le incertezze generate da una gestione confusa della transizione ecologica e la mancanza di una strategia industriale coerente a livello europeo stanno mettendo in difficoltà l’intera filiera, dalle grandi case automobilistiche fino alle piccole imprese dell’indotto.
Le scelte incoerenti e contraddittorie dell’Unione Europea, spesso dettate più da logiche ideologiche che da una visione industriale, hanno prodotto effetti negativi che oggi spingono gruppi globali come Stellantis a investire altrove, penalizzando l’Italia e l’Europa.
Nel frattempo, abbiamo perso tantissime professionalità, competenze tecniche e capitale umano, frutto di decenni di esperienza e di una tradizione industriale che ha fatto scuola nel mondo. Oggi è necessario ricostruire fiducia anche verso il cliente che appare sempre più disorientato da norme, modelli e scelte di mercato spesso contraddittorie.
L’aver abbandonato la nostra tradizione motoristica centenaria ha indebolito non solo il settore ma anche l’immagine stessa dell’industria italiana ed europea.
Negli ultimi anni, è mancato equilibrio. La spinta alla transizione ecologica, pur animata da buone intenzioni, è stata gestita senza il necessario buonsenso, realismo economico e attenzione sociale. Una parte della politica e delle istituzioni europee ha sottovalutato le conseguenze sociali di un cambiamento troppo rapido, dimenticando che le famiglie e i lavoratori non hanno le stesse risorse delle grandi imprese.
Quando si parla di incentivi e di elettrico, non si può ignorare che per molti cittadini cambiare auto non è una scelta, ma un lusso fuori portata.
La transizione, se davvero vuole essere giusta, non può gravare sui più deboli: va accompagnata con politiche inclusive e con un’attenzione concreta a chi oggi rischia di essere lasciato indietro. Difendere i lavoratori del settore è la prima forma di giustizia industriale e sociale che l’Europa e le imprese devono garantire.
Nel percorso di rilancio del settore, è fondamentale riconoscere che il valore di un’azienda non risiede solo nelle linee di produzione, ma anche nelle persone che le fanno funzionare ogni giorno. Il mondo dell’auto vive grazie a una catena di competenze interconnesse: dagli operai che assemblano, ai tecnici che progettano, fino ai quadri e agli impiegati che gestiscono, pianificano e innovano. Il settore impiegatizio e i quadri aziendali rappresentano un patrimonio strategico di conoscenze, responsabilità e relazioni: figure che assicurano continuità, qualità e visione nei processi industriali. Valorizzare il loro ruolo significa rafforzare l’intera comunità aziendale, promuovendo coesione, motivazione e senso di appartenenza.
In un momento in cui l’industria affronta trasformazioni profonde, nessuna categoria può essere lasciata ai margini: il rilancio passa dal riconoscimento e dall’integrazione di tutte le professionalità che compongono la filiera, ciascuna con la propria specificità e il proprio contributo. In questo contesto la scelta del nuovo amministratore delegato Antonio Filosa di richiamare figure come Mauro Pino, Emanuele Cappellano e Francesco Ciancia segna una svolta culturale e strategica: il ritorno di una generazione di manager cresciuti all’interno della “scuola Marchionne” e formati su valori solidi come la presenza costante sul campo, l’impegno, la competenza, la vicinanza alle persone nei luoghi del lavoro. Dopo anni di strategie fortemente globalizzate e spesso distanti dalle radici storiche del gruppo, queste decisioni vanno nella direzione di riportare al centro la cultura industriale di Fiat Chrysler, fatta di pragmatismo, attenzione alla qualità e visione di lungo periodo.
Un segnale importante, che può restituire fiducia a chi ogni giorno contribuisce al successo dell’azienda, dentro e fuori le fabbriche. In questa visione, marchi come Maserati e Alfa Romeo assumono un ruolo fondamentale. Non solo per il loro valore produttivo, ma per ciò che rappresentano in termini di identità, immagine e orgoglio industriale italiano.
Sono marchi che incarnano la tradizione, la tecnologia e lo stile del nostro Paese nel mondo. Rilanciarli significa dare un messaggio forte di fiducia nelle capacità del sistema Italia: un segno di continuità con la nostra storia e di apertura verso un futuro in cui qualità, eleganza e ingegneria possano tornare a essere il simbolo della rinascita del settore automotive europeo. È necessario che l’industria dia segnali immediati di fiducia.
Come AQCF-R crediamo che l’incontro del 20 ottobre con l’amministratore delegato Antonio Filosa rappresenti un passaggio decisivo per aprire una nuova fase di dialogo e di rilancio. Non serve una contrapposizione: serve una visione comune che ridia speranza ai dipendenti, alle famiglie, e a tutti quei cittadini che, negli anni, hanno creduto e investito nel valore industriale e umano di questa azienda. Chiediamo a Stellantis e al suo management di: confermare e accelerare il lancio dei nuovi modelli ibridi in Italia, garantendo che ogni stabilimento possa avere una missione produttiva chiara e sostenibile. Stabilizzare l’occupazione e ridurre la cassa integrazione, dando segnali concreti di fiducia ai lavoratori e alle loro famiglie.
Rilanciare la ricerca e sviluppo in Italia, valorizzando i centri di eccellenza e riportando competenze strategiche oggi trasferite o ridotte in altri Paesi. Riconoscere e valorizzare pienamente il ruolo di tutti i lavoratori, dagli operai, dai tecnici, ai quadri e agli impiegati, come parte integrante della crescita aziendale e industriale. Rilanciare i marchi Maserati e Alfa Romeo come ambasciatori della qualità e della capacità italiana nel mondo, combinando innovazione e tradizione. Dialogare in modo costruttivo con Governo e Unione Europea, per sostenere una revisione delle politiche ambientali e industriali che oggi rischiano di danneggiare il cuore manifatturiero del continente. Servono segnali chiari e coerenti, capaci di tradurre gli impegni in fatti concreti. Il settore automotive è una parte essenziale dell’identità industriale europea e un pilastro del benessere di milioni di famiglie. L’Italia non chiede privilegi, ma una politica industriale coerente e un impegno serio da parte delle imprese. Aqcf-R è pronta a collaborare con l’azienda, le istituzioni e le altre organizzazioni sindacali per costruire una transizione che non lasci indietro nessuno: non le fabbriche, non le persone, non i territori. Oggi non serve scegliere tra ecologia e industria, ma tra immobilismo e futuro. E il futuro si costruisce insieme, con responsabilità e visione».

