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martedì 18 Novembre 2025
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Stellantis rinvia il piano industriale: «Su Termoli servono scelte immediate, non possiamo più aspettare»

TERMOLI. Il nuovo piano industriale di Stellantis, inizialmente atteso entro marzo 2025, slitta almeno fino a giugno. Una decisione che apre un nuovo capitolo di incertezza per gli stabilimenti italiani del gruppo, a partire da quello di Termoli, già provato da anni di cassa integrazione e riduzione dei volumi produttivi.

A denunciare la gravità della situazione è Marco Laviano, segretario della Fim-Cisl Molise, che in una nota e in un intervento pubblico ha espresso la forte preoccupazione dei lavoratori: «Questo rinvio rischia di dilatare ulteriormente i tempi delle scelte industriali e di condannare migliaia di famiglie a un futuro di precarietà e ammortizzatori sociali».

Il piano, ora previsto «entro il primo semestre 2026», arriva sotto la guida del nuovo amministratore delegato Antonio Filosa. Secondo Laviano, il ritardo potrebbe indicare una volontà di ridefinire la strategia del gruppo, ma rappresenta anche «l’ennesimo rinvio delle risposte attese da mesi» e «una penalizzazione per i siti produttivi italiani».

Termoli tra promesse sospese e cassa integrazione

Lo stabilimento di viale Giovanni Agnelli, destinato a diventare polo europeo della transizione energetica con la Gigafactory per batterie elettriche, è da mesi in una fase di stallo. Gli investimenti tardano, le produzioni sono ridotte, e la cassa integrazione resta lo strumento prevalente di gestione della forza lavoro.
«Oggi Termoli vive con buona parte dei lavoratori in cassa integrazione — denuncia Laviano — e con l’abbassamento dei volumi produttivi legati ad alcune motorizzazioni. Senza nuovi prodotti e con il cambio DCT previsto solo per fine estate 2026, sarà impossibile garantire piena occupazione».
Secondo indiscrezioni, il rinvio sarebbe legato ai cambiamenti interni al gruppo e alla contrazione del mercato automobilistico europeo. Laviano riconosce che «un cambio di assetto può essere comprensibile», ma sottolinea come «la nomina di un manager italiano alla guida del gruppo dovrebbe tradursi in un rilancio concreto del brand e in un riequilibrio delle scelte industriali».

Il rischio di una deindustrializzazione silenziosa

La Fim-Cisl teme che, senza un’accelerazione sugli investimenti, Termoli non possa garantire occupazione piena neppure nel 2026. «Lo diciamo da tempo: l’indotto è in ginocchio, le fabbriche sono al collasso e le ore di cassa integrazione aumentano ogni mese».
Laviano lancia un appello accorato: «Probabilmente è arrivato il momento di chiedere una vera mobilitazione. Il Molise deve farsi sentire. Non ci rendiamo conto fino in fondo degli effetti di una rivoluzione industriale che sta portando via troppo tessuto lavorativo».

Il rischio, secondo il sindacato, è che il territorio perda vitalità economica e popolazione. «Una città che era cresciuta grazie all’insediamento industriale oggi vede sempre più persone andar via. Il declino demografico è sotto gli occhi di tutti».

La parola chiave: prodotto

Per la Fim-Cisl, la soluzione passa da una sola parola: prodotto. «Basterebbe che Stellantis decidesse di montare e carrozzare motori Mild Hybrid di Termoli su altre piattaforme del gruppo. Stellantis ha 15 marchi: è impensabile che oggi i motori prodotti qui vadano soltanto su due o tre modelli».
Il sindacato chiede un impegno concreto del Governo e del management aziendale per rilanciare il sito e integrarlo nella filiera globale dell’elettrico e dell’ibrido. «Non possiamo più limitarci ad attendere la Gigafactory: servono da subito investimenti e una visione industriale chiara».

Attesa per il vertice del 20 ottobre

Sul fronte politico, cresce l’attesa per l’incontro del 20 ottobre tra i sindacati metalmeccanici e il Ministero delle Imprese e del Made in Italy. La Fim-Cisl si presenterà al tavolo con una linea chiara: chiedere garanzie per Termoli e per gli altri stabilimenti italiani — da Melfi a Mirafiori, da Pomigliano a Cassino — oggi tutti alle prese con cali produttivi e transizioni parziali.
«Le istituzioni devono pretendere chiarezza. Non possiamo più permettere che i piani industriali si traducano in attese infinite mentre le famiglie restano senza prospettive», conclude Laviano. «Senza una strategia industriale e senza nuovi prodotti, Termoli e il suo territorio non avranno futuro. È ora che Stellantis e il Governo diano risposte concrete. Non tra un anno. Ma adesso».

Emanuele Bracone