X
lunedì 27 Ottobre 2025
Cerca

Stellantis, rinviato il piano industriale: attesa per l’incontro del 20 ottobre

TERMOLI. Stellantis rinvia la presentazione del nuovo piano industriale: non più entro marzo 2026, ma entro giugno. Una decisione che accende nuove tensioni tra i sindacati e i lavoratori degli stabilimenti italiani, già alle prese con un crollo produttivo generalizzato e con l’incertezza che grava sulla transizione elettrica.

In questo clima di attesa e preoccupazione, cresce il peso dell’incontro fissato per il 20 ottobre tra il nuovo CEO Antonio Filosa e le organizzazioni sindacali dei metalmeccanici, considerato il primo vero banco di prova per misurare la volontà dell’azienda di rilanciare il sistema industriale italiano del gruppo. L’attenzione sarà puntata soprattutto sul futuro della Gigafactory di Termoli, progetto che da mesi sembra essersi arenato e che rischia di trasformarsi da simbolo della svolta “green” a emblema dell’incertezza strategica.

Il rinvio del piano è stato giustificato da Filosa come un atto di prudenza: «Serve tempo per definire un piano coerente con le trasformazioni del mercato e con la sostenibilità economica del gruppo», avrebbe spiegato internamente.

È in questo contesto che l’incontro del 20 ottobre assume un valore politico e simbolico. Filosa, subentrato a Tavares in un momento di forte discontinuità, dovrà affrontare le richieste precise dei sindacati: chiarezza sugli investimenti, certezza sulle assegnazioni dei modelli ai siti italiani e una roadmap credibile sulla transizione elettrica.

La Fim-Cisl, la Uilm e la Fiom chiedono un piano industriale “verificabile” con tappe definite, non più annunci generici o promesse di medio periodo. La priorità è salvaguardare l’occupazione e fermare la perdita di capacità produttiva, evitando che l’Italia diventi una periferia marginale del colosso automobilistico globale.

Al centro del confronto ci sarà anche il caso Termoli. La Gigafactory promessa nel 2021 doveva essere uno dei tre poli europei di Automotive Cells Company (Acc), la joint-venture tra Stellantis, Mercedes e TotalEnergies per la produzione di batterie elettriche. Un investimento da miliardi, accompagnato da incentivi pubblici, che avrebbe dovuto garantire la riconversione dell’ex stabilimento motori e la tutela di circa 1.800 posti di lavoro.

Ma il progetto è in stallo da mesi: le opere preliminari sono ferme, la società Acc ha congelato il cronoprogramma e Stellantis non ha ancora sciolto le riserve sui tempi né sulla tecnologia da adottare. La Fim-Cisl parla apertamente di “rischio stop definitivo” e denuncia una progressiva marginalizzazione del sito molisano, mentre TotalEnergies e Mercedes sembrano orientate a concentrare le linee produttive in Francia.

Nel frattempo, Termoli resta sospesa tra un passato che si spegne e un futuro incerto. Le linee dei motori tradizionali sono in progressiva dismissione, mentre il progetto per il cambio eDCT – presentato come soluzione ponte – non garantisce saturazione produttiva né stabilità occupazionale.

Il timore, condiviso da amministratori locali e sindacati, è che lo stabilimento finisca in un limbo, senza missione chiara e senza prospettiva di rilancio.

«La Gigafactory era il simbolo della transizione elettrica di Stellantis in Italia. Se salta Termoli, salta il messaggio stesso della transizione», avverte un rappresentante sindacale.

Per questo l’incontro del 20 ottobre è destinato a diventare una tappa cruciale. I sindacati intendono presentarsi con un pacchetto unitario di proposte, chiedendo che il piano industriale venga anticipato almeno nelle sue linee fondamentali e che ogni stabilimento riceva un impegno concreto, con modelli e volumi produttivi certi.

Le richieste principali riguardano:

  • Garanzie occupazionali fino al 2030
  • Investimenti diretti in ricerca e sviluppo sul territorio
  • Ruolo più attivo del governo italiano, chiamato a partecipare al tavolo in quanto co-finanziatore delle politiche di transizione ecologica

Filosa, dal canto suo, dovrà dimostrare di poter imprimere una svolta dopo mesi di immobilismo. Il suo obiettivo, dichiarato fin dal suo insediamento, è rendere “più competitivi e flessibili” gli impianti italiani, ma senza sacrificare la presenza industriale nel Paese.

Tuttavia, senza una decisione chiara sulla Gigafactory e sul destino di Termoli, ogni discorso di rilancio rischia di restare lettera morta. Da un lato c’è la richiesta di certezze e visione; dall’altro, un gruppo che deve conciliare competitività globale e responsabilità sociale.

Tutto ruota attorno a una domanda ancora senza risposta: Stellantis crede davvero nel suo futuro industriale italiano?
Se la risposta non arriverà a Torino, sarà inevitabile che la tensione si sposti sul piano politico e sindacale, con un autunno che si preannuncia rovente.