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giovedì 13 Novembre 2025
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«Sette persone coraggiose hanno risvegliato il Molise»

TERMOLI. «C’è un giorno, nella storia di ogni terra, in cui l’aria smette di essere solo un elemento atmosferico e si carica di coscienza collettiva. Ieri, in Molise, quel giorno è arrivato. Quella regione, troppo spesso definita con un sospiro di rassegnazione – o peggio, ignorata dai grandi riflettori nazionali – ha finalmente alzato la sua voce. Un’eco potente che ha superato i confini del proprio isolamento, infrangendo il vetro di una quiete imposta.

Per la prima volta in un’epoca che sembrava votata all’immobilismo, la storia ha registrato un evento che sa di prodigio: 500 anime sono scese in piazza. La loro missione primaria era chiara: manifestare solidarietà per Gaza, rompendo l’incantesimo di un silenzio antico. Un silenzio gestito e imposto da un potere che, per decenni, ha controllato ogni fibra della vita regionale, persino l’ossigeno della libertà personale. Non è facile, in Molise, far muovere le persone. Qui, il paradosso è la regola e l’apatia è stata un’arma potente nelle mani di una classe politica abituata a gestire la regione ad Padronem. E invece, ieri, la gente ha risposto all’appello più nobile: l’umanità.

Dietro questo risveglio non c’è stata la spinta di una grande sigla, ma la determinazione luminosa di sette persone coraggiose. Sono loro, i veri e propri eroi di questo giorno storico: Annamaria Becci, Corrado del Torto, Iolanda Aceto, Mariella Cinaci, Genziana Raimondo, Rossana Caruso e Rina Russo. Non hanno brandito megafoni di potere, ma la semplicità disarmante di una causa giusta. Loro hanno avuto la forza di dire: “Basta.

Il vero miracolo, il gesto che passerà alla storia locale, non è stato solo il numero in piazza, ma ciò che ha reso possibile l’unione. I sette hanno compiuto l’impresa che sembrava impossibile: mettere insieme l’irriconciliabile. Partiti, sindacati, associazioni che di solito si consumano in zuffe inutili, si sono ritrovati fianco a fianco. Hanno deposto le piccole bandiere personali per issarne una sola, grande: il Molise non è terra di vassallaggio. Abbiamo la capacità di pensare, di ragionare, di autodeterminarci, liberi dal cordone ombelicale dell’influenza.

Mentre il corteo attraversava le strade, la sua forza non era solo nel centro della manifestazione, ma si rifletteva negli occhi e nei gesti di chi osservava. Sui marciapiedi, ai lati della marcia, le persone si scambiavano sguardi intensi e bisbigliavano tra loro un commosso “Bravi“. Non c’erano urla, ma un’emozione profonda.

Queste persone guardavano passare i manifestanti con gli occhi pieni di speranza e il cuore colmo di gioia, intuendo e capendo che forse, proprio in quell’istante storico, le catene dell’immobilismo e del silenzio si stavano per rompere. Era la consapevolezza silente, il sentire comune che finalmente trovava una forma visibile. Era la speranza che tornava a bussare alle porte di casa.

La piazza, vibrante di dignità ritrovata, ha risuonato con un grido universale che si è fatto intimo e locale: “Restiamo Umani.”
Questo richiamo era indubbiamente un atto di solidarietà per i drammi che squarciano il mondo, come quello di Gaza. Ma proprio la scelta di alzare la voce per una causa così lontana ha svelato una verità più vicina: il Molise ha manifestato per Gaza, e così facendo ha lanciato un messaggio indirizzato, in primo luogo, a sé stesso. Serve a restare umani contro la disumanità di un sistema politico che ha calpestato la dignità, soffocato le opportunità e trasformato la libertà di critica in un lusso proibito. È un grido per l’umanità che si meritano gli abitanti del Molise, per i loro diritti di cittadini non più sudditi.

Ieri, il Molise non ha solo manifestato; ha riscritto la propria narrativa. Ha dimostrato che un’altra storia è possibile, che il fatalismo può essere sconfitto dalla volontà collettiva. Quel muro di silenzio, costruito con anni di gestione padronale, è andato in frantumi.

E ora, con il cuore leggero e lo sguardo rivolto al futuro, la regione si ritrova a fissare un nuovo orizzonte. Si avverte la necessità di affidarsi a quel manipolo di sette anime che, con il coraggio, hanno saputo spezzare l’incantesimo. Annamaria, Corrado, Iolanda, Mariella, Genziana, Rossana, Rina: sono loro la prova vivente che l’integrità e la passione possono sconfiggere l’inerzia.

Sono a loro che il Molise, con un misto di gratitudine e speranza, guarda per una nuova guida, per tracciare il sentiero di un futuro libero dall’ombra del potere unico. La musica sommessa di questa ritrovata libertà ha iniziato a suonare, incoraggiata dal battito dei cuori ai margini del corteo. E in quella terra lontana, che oggi sembra un po’ meno lontana e molto più viva, tutti sanno che non potrà più essere spenta.

Luigi di Vito. Un passante che vi deve dire solo grazie, per avergli fatto scendere qualche lacrima di orgoglio, grazie di aver reso tutto ciò possibile».