X
venerdì 14 Novembre 2025
Cerca

Gravina (M5S): «Una manovra che umilia le imprese e tradisce le promesse»

CAMPOBASSO. «Mentre la premier Giorgia Meloni celebra i tre anni di legislatura vantando “clamorosi risultati” e imprese italiane “in rampa di lancio”, la realtà economica del Paese racconta tutt’altro. La pressione fiscale è salita al 42,8%, in aumento rispetto al 2024, mentre il sistema produttivo nazionale mostra segnali di crescente affanno. A confermarlo è la nuova Legge di Bilancio 2026, che destina appena 3 miliardi alle imprese per il prossimo anno, cifra che sale a poco più di 7 miliardi nel triennio, includendo tutte le misure previste». Interviene così, il consigliere regionale del M5S, Roberto Gravina.
«Una somma che appare del tutto insufficiente se confrontata con le richieste di Confindustria, che sollecitava almeno 8 miliardi l’anno, e con le promesse da 25 miliardi fatte dalla stessa premier per fronteggiare l’impatto dei dazi internazionali. A fronte del fallimento del piano Transizione 5.0 e della cancellazione dell’Ires premiale, il Governo tenta ora di recuperare terreno rispolverando i vecchi meccanismi del super e iper-ammortamento di Industria 4.0. Ma si tratta di strumenti che, già in passato, avevano escluso gran parte delle piccole e medie imprese, lasciandole ai margini della trasformazione digitale.
Il rifinanziamento della Zes unica per il Sud e della Nuova Sabatini per l’acquisto di beni strumentali appare timido e privo di una strategia industriale coerente. Le agevolazioni previste, come il super-ammortamento fino al 220% per investimenti 4.0 con risparmio energetico, restano inaccessibili per molte realtà produttive minori».
Durissimo il commento di Gravina, che attacca frontalmente la manovra: sottolineando come il rifinanziamento della Zes e della Sabatini, pur importante, sia insufficiente senza un piano industriale credibile e inclusivo. “Serve una visione, non rattoppi. Serve coraggio, non propaganda. E soprattutto servono risorse vere, non spot elettorali”.
In un contesto segnato da dazi internazionali, tensioni geopolitiche e rallentamento globale, il Governo sceglie la prudenza contabile, ma dimentica il motore dell’economia reale: le imprese. E chi produce, ancora una volta, viene lasciato solo.

EB