TERMOLI. Questa mattina, intorno alle otto, ho ricevuto una telefonata. Sul display è apparso il numero di un mio carissimo amico d’adolescenza, Lorenzo Perino . Prima ancora che potesse parlare, ho esordito: “Ueh caro Lorenzo Perino, che è successo per chiamarmi così presto?”
Peccato però che, dall’altra parte del telefono, la voce rotta dal pianto non fosse la sua, ma quella della moglie Angela. Le sue parole mi hanno gelato il sangue: “Michele… ti devo dare una brutta notizia. Lorenzo non c’è più.” Se mi avessero dato un pugno nello stomaco, sarebbe stato meno doloroso. Da quel momento non ho più connesso: non sapevo cosa dire, cosa pensare.
Dopo quell’attimo di smarrimento, ho abbracciato idealmente Angela, immaginandola distrutta, e mi è passato davanti agli occhi il film della nostra gioventù. Le nostre mattane, le partite di pallone, le giornate in spiaggia, le nostre interminabili discussioni di calcio — lui, tifosissimo del Napoli, e noi divisi tra Milan, Inter e Juve — ma sempre uniti da un’unica grande passione: il Termoli Calcio. Ricordo le “passatelle” fatte con l’acqua minerale, perché noi ragazzi degli anni ’70 e ’80 non avevamo molte possibilità economiche. La birra costava troppo, ma a noi bastava poco per divertirci. Le partite sull’arenile, con i gestori dei lidi che ci redarguivano, i tornei estivi al Parco, le serate semplici e spensierate… eravamo giovani che con poco sapevano essere felici.
Poi, piano piano, la vita ci ha messi di fronte alle responsabilità: il lavoro, la famiglia, le difficoltà quotidiane. Alcuni trovarono un’occupazione alla Fiat o nelle industrie chimiche, altri si arrangiarono con lavori stagionali o saltuari. Ma una cosa non cambiava mai: le strusciate sul Corso Nazionale, la partita la domenica, e qualche festicciola tra ragazzi e ragazze. Con il tempo arrivarono gli amori, le famiglie, i figli. Le nostre comunelle si fecero più rare, ma l’amicizia è rimasta sempre lì, indissolubile.
Negli ultimi anni, quando ci incontravamo, Lorenzo parlava sempre dei suoi figli, con quella luce negli occhi che solo un padre orgoglioso può avere. Mi raccontava di Gianluca, della sua carriera, del periodo in cui era imbarcato sulle navi — proprio come lo era stato lui in gioventù — e della grande angoscia durante il Covid, quando suo figlio era bloccato per mesi davanti alle coste cinesi, senza poter tornare a casa. Ricordo la preoccupazione, la speranza, la voglia di riabbracciarlo. Lorenzo era così: un padre presente, un uomo buono, un amico vero.
Ogni volta che ci incontravamo da suo cugino Mario, il parrucchiere di via Fratelli Brigida, finivamo a ridere ricordando le nostre follie giovanili. Mi chiedeva sempre di mio figlio, si informava con premura, e si rallegrava quando le cose andavano meglio. Oggi sapere che tutto questo non potrà più accadere mi getta in uno sconforto profondo. Mi mancherà il tuo sorriso, la tua voce calma, il tuo modo semplice e sincero di volere bene. In questo momento di immenso dolore, mi stringo con tutto il cuore ad Angela e ai tuoi splendidi figli, che perdono un padre straordinario, un esempio di vita e di amore.
Caro Lorenzo, resterai per sempre nel mio cuore e nei ricordi più belli della mia giovinezza. Buon viaggio, amico mio.
Michele Trombetta

