TERMOLI. Secondo appuntamento con Facce da Stadio. In queste immagini ritroviamo ancora personaggi di spessore, che ormai avevano fatto del rito della partita della domenica qualcosa di irrinunciabile.
Il calcio, nella città termolese, era molto più di uno sport popolare: era un’essenza, un modo di vivere per quasi tutti.
Nella prima foto, quelli che abbiamo riconosciuto li abbiamo nominati; per gli altri, se li riconoscete voi, potete segnalarceli.
Qui abbiamo riconosciuto il dottor Campofredano, direttore di banca, papà di due grandi amici e ottimi giocatori, Silvio ed Enzo: il primo ha continuato dopo il gioco a fare l’allenatore, mentre Enzo, dopo aver appeso le scarpe al chiodo, decise di seguire le orme del padre in banca.
Poi c’è Nunzio Cucoro, ex vecchia gloria calcistica campobassana e termolese, rimasto sempre nel mondo dello sport, avendo creato l’attuale G.S. Difesa Grande, di cui è presidente e anima. È stato recentemente colpito da un grave lutto familiare, ma resta un uomo di profondo senso sportivo.
In alto, un mito, una storia: Raffaele Di Giovanni, necroforo al San Timoteo di Termoli ma anche figura chiericale alla Cattedrale. Le sue “performance” ci mancano tanto.
In basso, sulla destra, con cappello e occhiali scuri, un gradino sotto Nunzio Cucoro, un’altra icona tra i personaggi tipici di Termoli: il mitico Maestro Metere.
Poi Pietro Ragni, ex collega Fiat; più su De Gregorio, forse Basso il nome, e al suo fianco uno dei tanti fratelli De Palma.
Di questi sette che abbiamo riconosciuto, purtroppo sei oggi stanno facendo il tifo da lassù.
Nella seconda foto, altro parterre de roi: Gino De Gregorio, il padre dei giornalisti termolesi “new generation”, è il primo in alto a sinistra.
Un po’ più a destra di Gino, Silvio Greco, che tutti avevamo soprannominato “Uribe”, perché somigliava a un giocatore straniero del Cagliari di quei tempi.
Più sotto, il fratello Adamo Greco, un portiere che rimbalzava da un palo all’altro quando giocava!
Nell’ultima fila, in alto, due miei amici di compagnia: Sebastiano D’Angelo, detto “Ciavelette”, ed Enzino Barone, detto “’U Furn”.
Sempre nell’ultima fila, verso destra, Peppino D’Adamo, “’u falegneme”.
Scendiamo qualche fila: partendo da sinistra troviamo Antonie ’u nfermire, al suo fianco il mitico Silvio Marinelli, della premiata macelleria di famiglia “Marinelli”, poi emigrato all’estero.
Completa il terzetto un altro personaggio che non si perdeva una partita – presente perfino agli allenamenti – Stefano Gioia, commerciante di abbigliamento che ha vestito tre quarti di Termoli.
Chiudiamo con due altri miti dei gradoni del Cannarsa: Vincenzo Di Cesare, direttore di percorso della banda di San Basso e lui stesso Cavaliere di San Basso, e poi Antonio La Cimbali, per il quale le macchine da caffè dei bar non avevano segreti: baffoni a pioggia, gran conoscitore di calcio come pochi.
Per fortuna, in questa seconda immagine, tra le persone che non ci sono più, sono solo tre: Silvio Greco, poverino, morto giovanissimo — un vero peccato —, poi Antonie ’u nfermire e Vincenzo Di Cesare.
Facce da Stadio – seconda puntata finisce qui.
Alla prossima, e grazie sempre agli amici B.C. FOTO – Tiziana e David Battista per averci fornito il materiale fotografico.
Michele Trombetta




