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lunedì 27 Ottobre 2025
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Il caso del Molise: senza infrastrutture non c’è progresso

MOLISE. La premessa che occorre porsi è: come potrebbe una Regione, in carenza di comunicazioni, progredire sotto il profilo economico? Rispondere al riguardo riuscirebbe ben difficile persino ad un parolaio. Perciò sarà opportuno tracciare richiami con altre realtà a noi più o meno prossime per poi trarre le somme. Cominciamo, perciò, da una regione del Sud. Ho letto che un ‘Frecciargento’ delle Ferrovie italiane è arrivato alla Stazione di Sibari poco più di un mese fa. Dal resoconto si è appreso che una folla strabocchevole si è recata ad applaudire l’arrivo del convoglio. Mai nessuno avrebbe pensato che una scena simile, l’attesa spasmodica e lo scrosciante applauso finale dei Calabresi per l’arrivo di un treno, potesse costituire una palpitante realtà nell’Italia del 2019. Eppure quelle migliaia di persone presumevano, non senza ragione, che fosse arrivato il progresso. Oggi questi vagoni calcano la terra sotto cui riposano i resti della città di Erodoto, una ‘polis’ che era una sorta di New York ai tempi degli Achei, ridotta oggi ad essere una frazione del Comune di Cassano Jonico. E’ anche vero che i Calabresi, come i Molisani, pagheranno di tasca loro “l’affitto” dei vagoni a Trenitalia perché la Regione contribuirà ai costi del convoglio. Detto tributo mette in piena luce l’assurdo fatto per cui, nel terzo millennio d.C., la costa jonica calabrese non dispone di una ferrovia elettrificata che, una volta arrivata a Sibari, viaggia ancora solo coi soldi della regione.

Ma i discendenti di Cuoco non possono riderne, viste le condizioni della tratta ferroviaria locale. Tra Campobasso e Termoli non viaggia manco un’automotrice. Eppure la rete ferroviaria della ‘ventesima’ regione consta di 265 km di linee (quasi tutte a binario unico e non elettrificate), servite da 28 stazioni, classificate una come ‘gold’ e 4 come ‘silver’. La rete fondamentale è rappresentata dalla direttrice adriatica (elettrificata) e vi sono diramazioni complementari: la Benevento-Campobasso, la Isernia-Campobasso, la Vairano-Isernia (elettrificata da Roccaravindola in poi ) e la Rocca d’Evandro-Venafro (elettrificata). Altre linee sono state dismesse o prive di traffico o parzialmente aperte. In regione non opera alcun aeroporto. Quelli più vicini si trovano a Pescara, a Bari-Palese, a Napoli-Capodichino, a Roma-Fiumicino ed a Roma-Ciampino. Il Molise è attraversato da un’unica autostrada, l’Adriatica (che attraversa marginalmente il territorio per circa 36 km); la rete regionale è costituita da strade statali e provinciali gestite dalla Regione stessa, che ha funzioni di programmazione e di coordinamento sugli interventi per la realizzazione, manutenzione e gestione, classificazione e declassificazione delle strade. Sino a qualche anno fa era in progetto la Termoli-San Vittore che, passando per Venafro-Isernia-Bojano, era stata inserita tra le opere strategiche di interesse nazionale da portare a termine entro il 2013. Dopo di che è uscita dallo scenario. L’unico porto commerciale della regione è quello di Termoli (passeggeri, peschereccio e turistico per diporto). Si estende per 45.000 m² ed impiega tanti operatori. E l’unico collegato tutto l’anno con le Tremiti. Vi sono porti turistici anche a Marina di Montenero ed a Campomarino Lido.

La sua più grande avventura il Molise l’ha vissuta ai tempi dell’invaso di Ponte Liscione, che oggi corre ai piedi di Guardialfiera, Larino e Guglionesi. Ma all’epoca il territorio ha patito diversi scempi, senza di fruire vantaggi. Fino ad ieri (oggi non sappiamo!) attingevamo l’acqua che, opportunamente potabilizzata, arrivava nelle nostre case. Oggi ci si allarma per la morìa di pesci e per le alghe. L’enorme lago artificiale non ha attirato, né dai locali né da altre regioni, iniziative turistiche che facessero crescere la zona (piccola nautica, etc.). Ne è venuto fuori soltanto un pericolo ambientale, dal momento che – nel caso di una esondazione – finirebbe col trasformare le Piane di Larino e lo stesso Stabilimento della Fca in un lago. In compenso le acque del Biferno hanno sommerso l’intera catena ortofrutticola. E questo e l’esempio dello sfregio inferto ad una Comunità che, di contro, necessitava di aiuto.

Claudio de Luca