TERMOLI. Dopo avere incontrato gli studenti del Majorana, Ugo e Marina Foà hanno fatto tappa nella giornata di ieri, giovedì 18 gennaio, all’alberghiero di Termoli e, poi, hanno incontrato anche una classe dell’istituto di Montenero di Bisaccia.
Due giornate intense e ricche di emozioni per Ugo e sua figlia Marina che, pur vivendo a Bologna, mentre il papà a Roma, non lo lascia mai solo e lo accompagna in giro per l’Italia per parlare della “Giornata della Memoria”.
Al Majorana abbiamo ascoltato Ugo, mentre all’alberghiero abbiamo parlato con Marina che ci ha raccontato del “Progetto memoria” del quale è promotrice.
Nell’aula enoteca Federico, gremita in ogni angolo, ha regnato silenzio e attenzione mentre Foà parlava e raccontava agli studenti la pagina nera di storia, quella dell’era fascista, in cui a lui bambino di 10 anni hanno “rubato” tanti diritti, specialmente quello allo studio.
Ugo Foà nasce a Napoli nel 1928 e vuole iscriversi come tutti alla prima ginnasiale, ma la madre gli dice di no. È ebreo. In quegli anni, per lui, altre negazioni: non può frequentare il circolo privato di tennis e in palestra “il comandante” ovvero l’istruttore lo rimanda a casa. Piccoli gesti, avvisaglie, segnali che qualcosa stava cambiando come piccole scosse che su un’anima piccola e sensibile possono però squassare le ossa, spostare le vertebre fino a far abbassare il capo e le spalle per sempre. Ma Foà non ha fatto così: ha studiato autonomamente e anche quando, nel dover sostenere esami, gli veniva sottolineato in rosso “razza ebraica” e gli veniva riservato l’ultimo posto. Sì, perché lui era un diverso, era “un ultimo”.
Ascoltiamo la figlia Marina Foà sul progetto Memoria.