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giovedì 15 Maggio 2025
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Nell’era della credulità, in Molise l’esperto del web Walter Quattrociocchi

TERMOLI. Una presenza speciale quella che oggi, all’Unimol, nel capoluogo, parlerà di comunicazione. Ci riferiamo al professor Walter Quattrociocchi, che insieme ad altri relatori, tra cui la ricercatrice termolese Laura Tommaso, terrà una lezione nel corso del consueto seminario a tema del giovedì. Quattrociocchi è un vero esperto di come si stanino le bufale sul web, notizie pubblicate senza verifica, il vero baco dell’information technology, dall’alto del suo incarico come Head of the Laboratory of Computational Social Science, IMT Institute for Advanced Studies Lucca. Ha 35 anni, con legami di origine molisana, sua madre è nostra corregionale. Negli ultimi anni  hanno analizzato la fruizione dei contenuti online confrontando come l’esposizione costante ad informazioni appartenenti ad un determinata narrativa (scienza e complottismo) generino gruppi di rinforzo. Il determinante per la selezione dei contenuti è il confirmation bias (cerco informazioni coerenti con il mio sistema di credenze) e nei social media tendo ad entrare in gruppi che condividano lo stesso pensiero. Questo, hanno visto, porta alla polarizzazione, al dibattito esasperato e all’ignorare le informazioni contrarie alla narrativa scelta. Ne deriva che la problematica della “misinformation” è molto preoccupante e difficilmente risolvibile in questo sistema. Il tema odierno sono le dinamiche sociali nell’era della credulità. Assieme a Quattrociocchi e Tommaso, ci saranno i saluti di rito di Vincenzo Di Nuoscio e Massimo Franco, oltre all’altra relatrice Rosa Tagliamonte. Col prof Quattrociocchi abbiamo scambiato alcune impressioni su questa era del web quasi auto-referenziale, dove non si verificano sempre (o poco) le notizie pubblicate, ed è un vizio non solo italico, ma esteso al panorama globale della rete. Secondo lui siamo nel contesto di una informazione auto-prodotta e non mediata, ma non soltanto da parte chi in rete le notizie e le informazioni le inserisce e pubblica. Anche i lettori ormai sono orientati a scegliere cosa meglio li aggrada, come se entrassero in un supermarket globale, facendo di fatto venire meno quell’esigenza ineludibile che dovrebbe caratterizzare il newsmaking, ossia la creatività agganciata alla verifica, ben lontane dalla galassia delle panzane. Coi social network ci sarebbe anche il rischio serio di istigazione alla nevrosi, come la sovraesposizione degli stessi utenti, portati a far del loro quotidiano anche notizie nel piccolo circolo locale. Insomma, una vera giungla, non a caso è di questi giorni la notizia che si voglia nell’Ue fissare l’accesso a Facebook dai 16 anni in su. Quattrociocchi evidenzia un’altra stortura, quella che ormai si ‘posta’ per slogan e non per contenuti e la deriva verso la bassa qualità si può correggere solo con una migliore scolarizzazione, magari anche filtrata per gli operatori della rete. Altrimenti si rischia un effetto pari a quello del terrorismo, se si affermasse il concetto dell’informazione labile. Il tipico esempio portato e oggetto di studi particolari sono i siti e i portali di cosiddetto controinformazione. Che comunque costituiscono lo stesso un sistema ancora credibile, anche se con i rischi connessi a un massiccio assorbimento anche di informazioni infondate.