PORTOCANNONE. La comunità arbereshe di Portocannone ha inteso rievocare una serie di eventi, tuttora poco conosciuti ai più, per cui si sono distinti lo Stato Albanese ed il suo Popolo tutto, di religione prevalentemente musulmana, durante la Seconda Guerra Mondiale: gesta eroiche che hanno consentito di iscrivere l’Albania nell’elenco dei Giusti fra le Nazioni. A mettere in rilievo quanto avvenuto è stata l’assessore alla Cultura, Valentina Flocco. «Abbiamo celebrato la Giornata della Memoria insieme alle nostre amiche Emanuela Frate, Fernanda Pugliese e Anna Maria Ragno. Emanuela ha moderato e anche arricchito l’incontro con riflessioni sul messaggio di grande civiltà di cui ha dato prova il Popolo albanese durante la Seconda Guerra Mondiale.
Alla presenza del sindaco Francesco Gallo e dei consiglieri, si è parlato di memoria come male assoluto, inferno in terra, negazione dell’umanesimo ma anche Memoria del Bene, atti e fatti per i quali si è distinto il Popolo Albanese tutto durante il periodo delle Leggi razziali. Dal 1939 al 1945 l’Albania, come è notorio, era un protettorato Italiano, ebbene le istituzioni albanesi, al pari dei ruoli italiani, hanno accolto e protetto gli ebrei arrivati da tutt’Europa, come fossero loro concittadini, rifiutandosi sempre di consegnare le liste degli Ebrei ai nazisti. Abbiamo quindi ricordato la Shoah ma abbiamo anche compiuto per certi versi una preziosa operazione storiografica, recuperando dalle pieghe della Storia un pezzo di vita vissuta, abbiamo guardato la Storia con prospettiva dal basso considerando quanto quegli atteggiamenti così diffusi in Albania fossero non comuni nel panorama europeo dell’epoca – anzi assolutamente isolati: l’Albania di fatto divenne per il popolo ebraico un porto franco, in cui ricevette asilo e protezione in nome della Besa” la “promessa d’onore”.
Con Fernanda abbiamo allora approfondito la natura e l’essenza del Kanun, il codice degli Albanesi e con Anna Maria abbiamo analizzato, punto per punto, le regole del codice che scandivano la vita di quel Popolo semplice ma ricchissimo di valori. Fatti, questi, tutti quasi sconosciuti sino al crollo del regime comunista, in Albania totalitario e totalizzante, per cui – ma solo allora – tutto ciò che era altro anziché essere rispettato fu represso e respinto. Alla fine della appassionata conversazione – l’evento è stato partecipatissimo – con Anna Maria abbiamo assistito alla proiezione del docufilm “The Albanian Code” diretto da Yael Katzir, in cui sono state raccolte alcune testimonianze dei “ritorni” in Albania di alcuni “fratelli ebrei” sopravvissuti allo sterminio grazie all’amicizia e l’ospitalità del popolo albanese, che li ha nascosti, nutriti e confortati durante il loro periodo più buio».