Quando si parla di carri,
si ha una visione ancestrale del tempo, dello spazio,
della stagione,
ognuno conosce perfettamente il profumo che v’è nell’aria
il suono del giorno e della notte
le vastità dei venti,
ognuno possiede il canto della venerazione al Santo
e al proprio colore
ed è tutto così intimo
da non riuscire a spiegarlo
è qualcosa che si espande oltre l’appartenenza;
e il pigmento azzurro è timone,
il rosso è giogo,
il verde l’asse,
l’arancio la ruota
e tutto diviene carro,
tutto così misticamente;
e il confine è un passaggio itinerante
la lingua una mescita di costumi
il colore rinnovamento d’unione
manifestando così quello che l’uomo fervorosamente chiama Carrese.
Maria