GUGLIONESI. Nella mattinata di ieri, 26 aprile, ci ha lasciati silenziosamente, con discrezione quasi per non dare fastidio Giorgio Colavitti, conosciuto come “il Pagatore”. Un nomignolo che aveva da ragazzo che poi con l’ironia che lo distingueva ha chiamato la trattoria tipica di Guglionesi che lui ha aperto 8 agosto del 1982, prima gestito direttamente e in seguito dal fratello Rolando, ma in sala è rimasto sempre a servire e dialogare con i clienti Giorgio quasi fino agli ultimi giorni della sua esistenza.
Giorgio è arrivato a Guglionesi nel 1959 con la madre da Teglio Veneto (Venezia) per seguire il Padre (Armando) operaio dell’Impresa Prearo di Occhiobello (Rovigo) che aveva vinto l’appalto per la costruzione della strada di collegamento tra il centro abitato di Guglionesi e la FV del Biferno ( strada in questi giorni sotto accusa per l’interruzione dovuto alla ricostruzione del ponticello sul Fosso di Ruta). La madre (Bernardina) era di origine Calabrese precisamente di Agri, dove aveva conosciuto il futuro marito mentre questi era a lavoro sulla Sila sempre con l’Impresa Prearo.
Giorgio è stato per me oltre a un compagno, un amico sicuramente un fratello. Appena arrivati a Guglionesi sono andati abitare vicino casa mia in Via San Martino e non sono andati ma più via da Guglionesi.
Conosco Giorgio da sempre, prima come vicino di casa, poi per comune militanza politica. Giorgio venne soprannominato “IL PAGATORE” da amici delle scuole medie perché quando si recavano a giocare a bigliardo nella cosiddetta “casina” Giorgio, nonostante la sua famiglia era non ricca pagava sempre lui la giocata al bigliardo, così venne soprannominato “U Pagator”
Tutto il tempo libero l’abbiamo vissuto sempre insieme, andando a trovare gli amici e compagni a Termoli, la domenica sera andavamo sempre a cena fuori, molte volte insieme ad altri amici e compagni. Facevamo lunghe discussioni sulla politica, a Giorgio piaceva spesso ricordare alcuni episodi che ci ha visti coinvolti. Ogni volta che nevicava ricordava sempre che a metà marzo del 1962 in occasione di una straordinaria nevicata sulla nostra zona furono “liberati” dall’enorme quantitativo di neve da una famiglia che abitava proprio sotto la loro abitazione in Via San Martino: la Famiglia Del Buono (Ciancianell) e in particolare da Mimì e il figlio Ninuccio.
Ricordava sempre episodi accadutoci durante le tantissime manifestazioni in cui abbiamo partecipato in giro per l’Italia. Come quando il 7 dicembre del 1977 alle 4 del mattino sotto la neve e la nebbia mentre lui era già alla fermata del Pullman che doveva portarci a una manifestazione dei metalmeccanici a Roma, mi ha visto arrivare che mangiavo un panino e lui e altri compagni incominciarono a sfottermi ironizzando che già mangiavo alle 4 del mattino. Quella stessa mattina notammo gli anziani a fare la fila sotto la neve e il freddo vicino alle Poste in attesa dell’apertura per ritirare la pensione (all’epoca non c’erano gli accrediti elettronici) una fila sotto il gelo perché i pensionati pensavano che se arrivavano tardi finivano i soldi.
A Giorgio piaceva raccontare anche che in occasione di un’altra manifestazione questa volta dei pensionati e sempre a Roma in una giornata di giugno con un caldo infernale che attanagliava la capitale alcuni anziani pensionati si sono sentiti male per il caldo e una persona è morta. Mario Miglietti delegato della Lega dei Pensionati di Guglionesi che organizzò il Pullman partito dal nostro Paese, il giorno dopo incontrandoci per “Lungomare” raccontò a tutte le persone presenti con dovizia di particolari il corteo dei pensionati a Roma del giorno prima, in dialetto Termolese (Mario era originario di Termoli da tempo viveva a Guglionesi) “è stat bill a sa, ch c’è suntut mal a na vinn,ch a piaiat n insolazioni e ha vomitat, un c’è pur murt, è stat bill a sa e chiedete a Pasquale e Giorgio se non ci credete”.
Sono ancora tanti altri gli episodi simpatici da raccontare ma ci vorrebbe un libro. Proprio come ieri il 26 di aprile del 1987 siamo andati a Caorso su fiume PO in Provincia di Piacenza per partecipare a una manifestazione contro il nucleare con una vecchia FIAT 128 di Italo perché il Pullman che doveva arrivare dalla Puglia, non arrivò e incoscientemente decidemmo di partire col la FIAT 128 in 4 (il sottoscritto, Italo; Giorgio, Antonio e un ragazzo di Termoli che stava con noi ad aspettare il Pullman). All’andata tutto bene. Ma al ritorno dopo esserci fermati a Savignano Sul Panaro (MO) a mangiare da mia sorella siamo ripartiti al tramonto e per cui ho guidato tutta la notte con il rischio che mi addormentavo alla guida. A Giorgio gli piaceva sempre ricordare in ogni occasione che capitava che io gli dicevo “PAGATOOO cand cand sinn ma gann u sonn” e lui per tutto il viaggio ha cantato tutto il repertorio dei cantautori che a noi piacevano tanto. Amava ricordava, sempre con la sua sottile, docile ironia, verso chi conosceva Italo, che nell’autunno del 1985 in una manifestazione studentesca a Roma indetta dai “ragazzi dell’85” appena partito il corteo in Via Cavour dove stavamo io, Giorgio e per l’appunto Italo che da lontano intravide Mario Capanna e strillando in dialetto Palatese “chill è Marii” e partì come un razzo e non l’abbiamo visto, per poi ritrovarci dopo ore in Piazza della Repubblica dove ripartiva il Pullman. E ci siamo ritrovati sotto la pioggia torrenziale nonostante non vi erano i telefonini.
Mi piace ricordare cosi Giorgio con un ricordo plurale perché di certo ci mancherà tanto, perché ci ha lasciati troppo presto e senza avvisarci.
Ciao Pagatooo forse sono stato l’ultimo a vederti da vivo la sera del 25 aprile sul letto “sudato” dell’ospedale San Timoteo e il primo a vederti la mattina seguente sempre sullo stesso letto ma da morto.
Pasquale Sisto




