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venerdì 16 Maggio 2025
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“Riforma degli ambiti sociali inutile e dannosa, crea spaccature tra i Comuni”

LARINO. Nel dibattito sulla riforma del Piano sociale in Molise entra con spirito critico il sindaco di Larino e presidente della Provincia, Giuseppe Puchetti.

Il nuovo piano è stato calato dall’alto senza alcuna costruzione con i territori.
Non si tratta di una questione politica di parte, ma del tentativo di limitare ruolo e funzioni degli Enti Locali.
Con uno zelo degno di miglior causa, il Governo della Regione sta portando avanti, fregiandosi di una pervicacia mai vista – invece indispensabile e non messa in campo per affrontare questioni ben più importanti – questa non necessaria né obbligatoria riforma degli Ambiti sociali, e lo fa chiudendosi ad ogni tipo di dialogo, di riflessione costruttiva, anzi alimentando una inutile polemica, che ha già incrinato il rapporto di collaborazione fra Enti Locali e Regione, fondamentale ad una corretta vita istituzionale.

Mai, ripeto mai, nella storia di questa Regione, è stata varata una riforma senza un tentativo di mediazione e contro il parere della maggioranza degli Enti Locali.
In passato, se non si raggiungeva un accordo, un accettabile punto di concordanza, ebbene ci si fermava, non si andava avanti lungo una strada non condivisa.
Si prendevano in considerazione anche le istanze del più piccolo Comune e si ascoltavano i Sindaci, ai quali veniva riconosciuto il ruolo fondamentale di prima istanza degli interessi delle loro comunità.

E quale istanza è più importante per i nostri piccoli paesi di quella del sostegno assistenziale agli anziani, alle sempre più diffuse povertà, alle emarginazioni sociali, che dovrebbero costituire il fulcro, il cuore pulsante della riforma, e che invece nel progetto vengono solo sfiorate, nel momento in cui il controllo amministrativo dell’Ambito diventa la sola preoccupazione dominante della proposta regionale.

Questo pateracchio messo in piedi, che si spaccia per riforma, è avversato dai Sindaci delle due parti politiche senza distinzione, i quali si sono espressi con Deliberazioni di Giunta (in provincia di Campobasso oltre 50 comuni), e chi non lo ha fatto nutre comunque profonde perplessità, ad eccezione di una parte che è silente, ma non so quanto sia poi effettivamente d’accordo sull’iniziativa del Governo regionale.

Ma il fatto più grave è che non si siano presi in considerazione i tanti rilievi sui contenuti del Piano sociale, sulle attività e i servizi che si intendono mettere in campo.
Si parla in termini generici ed astratti di tutto, ma poi non si individua veramente come affrontare gli interventi sociali, e soprattutto quali siano effettivamente le esigenze delle nostre comunità.
Manca in definitiva la cognizione delle singole realtà, quando invece in una regione così piccola si dovrebbero conoscere una per una le situazioni di crisi; il Piano in definitiva è astratto, non ha rapporti con il territorio, né con la gente che vi abita.

Le Amministrazioni locali hanno chiesto, senza ottenere riscontro, di porre al centro delle attività del Piano l’assistenza residenziale e semiresidenziale, soprattutto nella fascia più debole e numerosa, e cioè gli anziani, i quali sopravvivono spesso in estrema indigenza e nell’area della povertà.
A nostro avviso il nuovo Piano sociale si dovrebbe qualificare proprio in questo settore, che deve essere l’obiettivo principale dell’intero Piano e invece è la parte più marginale.

Nell’ambito dei LEPS, i servizi per la non autosufficienza sono garantiti in maniera episodica, e in via residuale; in contrasto col ragguardevole numero di operatori che s’intendono assumere/stabilizzare e senza valutare le figure professionali effettivamente necessarie per garantire sul piano concreto l’assistenza domiciliare.

Identica genericità si riscontra per quanto riguarda il coinvolgimento del terzo settore, o, ad esempio, anche il rapporto con le Agenzie territoriali del lavoro.

Senza dilungarci, per ragioni di spazio, sulle tantissime carenze di questo Piano che, come ho detto, è del tutto generico, denota una grande povertà di idee su come affrontare la questione sociale nel Molise.

Sottolineo che la Regione non ha tenuto in considerazione né le analisi critiche né le proposte formulate ed argomentate dagli Enti Locali, dimostrando così in maniera fin troppo palese che l’unica preoccupazione è quella di una riforma diretta ad accorpare gli ambiti per assicurare una gestione degli stessi.

E quindi risulta fin troppo sfacciato il proposito di minare lo spazio di autonomia degli enti locali, di portare a termine un’operazione clientelare legata alla trasformazione degli ambiti nella gestione consortile e alla previsione di figure dirigenziali degli Ambiti.

Un’operazione in cui il Piano sociale, le attività di servizio a favore delle nostre disastrate comunità, rappresentano solo un insignificante dettaglio”.