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martedì 4 Novembre 2025
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L’emergenza educativa e il degrado sociale

TERMOLI. Una riflessione ulteriore, con la visione sull’emergenza educativa, per continuare ad alimentare il dibattito cittadino, dopo gli ultimi episodi.

Come ci ha sottolineato Piero: «In relazione agli atti vandalici rivolti alle piante nel centro di Termoli e altri per la città… penso che, oltre a quello che dice nell’articolo, sia una questione di educazione nell’ambito familiare. Oggi la famiglia ha rinunciato ad educare, a far rispettare le regole. Lo dimostra il fatto che se riprendi la persona (ragazzo) che lo fa ti risponde o peggio si rivolta contro (mi è capitato). Questo dimostra che è molto profonda l’origine di tale dimostrazione di maleducazione. L’educazione vera e completa viene insegnata e provata in famiglia, tutto il resto non porta ad una seria presa di coscienza».

L’emergenza educativa e il degrado sociale

Gli atti vandalici stanno diventando sempre più frequenti nelle nostre città. Scrivere sui muri, danneggiare proprietà altrui o distruggere spazi pubblici sono manifestazioni di un atteggiamento che sfida la convivenza civile e il rispetto reciproco. Questi comportamenti sembrano riflettere un malessere diffuso, ma anche evidenziare un vuoto educativo che coinvolge le nuove generazioni. L’indifferenza verso il bene comune e la mancanza di consapevolezza dei propri doveri civici rischiano di trascinare la nostra società in un circolo vizioso di violenza e disgregazione.

L’emergenza educativa non riguarda solo episodi di violenza, ma una cultura che sembra aver perso i valori fondamentali di rispetto e responsabilità. Il concetto di “prossimo” si fa sempre più lontano, mentre aumentano diffidenza e indifferenza. Le nuove generazioni si trovano esposte a una società che, invece di promuovere il dialogo e la comprensione reciproca, tende a premiare aggressività, sopraffazione e individualismo. La gentilezza e l’altruismo, che dovrebbero essere la norma, sembrano ormai eccezioni. La difficoltà nel trovare gesti di solidarietà ci spinge a riflettere sulla qualità delle relazioni sociali: come possiamo restituire alla nostra comunità quei valori di rispetto e solidarietà che dovrebbero essere alla base della convivenza civile?

Questa emergenza educativa non riguarda solo scuole e famiglie, ma tocca l’intera cultura sociale. L’educazione alla solidarietà, al rispetto e alla gentilezza deve essere coltivata giorno dopo giorno. La crisi che viviamo è, in definitiva, una crisi di valori: violenza, solitudine e indifferenza sono conseguenze di una mancanza di orientamento e di riferimenti solidi. Alcuni attribuiscono la responsabilità alla pandemia, ma questa ha solo amplificato difficoltà preesistenti, alimentando egoismo, diffidenza e frustrazione. Le relazioni interpersonali si sono fatte più superficiali, e le connessioni virtuali, pur facilitando la comunicazione, non hanno saputo sostituire il calore umano delle interazioni reali. La famiglia, che un tempo era il fulcro dell’educazione, si trova ora ad affrontare nuove sfide, non sempre preparata a trasmettere quei valori fondamentali di convivenza.

Affrontare questa emergenza significa ripensare il modo in cui viviamo insieme. La fiducia, oggi sempre più rara, è la chiave per risolvere questa crisi. Dobbiamo riscoprire il valore del dialogo, dell’ascolto e dell’aiuto reciproco per ricostruire una cultura basata sulla gentilezza e il rispetto. Questo cambiamento non può essere delegato solo alle istituzioni, ma deve coinvolgere ogni individuo nella quotidianità. Solo attraverso piccoli gesti e un impegno costante potremo invertire la rotta, restituendo alla società quei valori che, un tempo, erano il fondamento di ogni comunità. La vera normalità è una società in cui il rispetto, la gentilezza e la solidarietà non siano eccezioni, ma regole fondamentali della convivenza.