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martedì 4 Novembre 2025
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“Quante altre vite spezzate dobbiamo vedere?”

TERMOLI. Ancora una volta, il dolore irrompe nelle nostre vite con una violenza insopportabile e ingiustificabile. Una ragazza di appena 14 anni, Martina Carbonaro di Afragola, è stata uccisa dall’ex fidanzato, un giovane di 19 anni. Dietro questa tragedia si nasconde una realtà troppo spesso ignorata, quella della violenza di genere, che non conosce età, classe sociale, né confini geografici.

La giovinezza di chi ha perso la vita e di chi ha commesso questo atto non può farci abbassare lo sguardo o giustificare. Il tempo per intervenire, per educare, per costruire relazioni sane e rispettose è ora. Non domani, non quando sarà troppo tardi.

È fondamentale che il governo decida di inserire in modo obbligatorio nelle scuole corsi di educazione sessuale, educazione al consenso, al rifiuto e al rispetto reciproco. Dove spesso i genitori non arrivano o non riescono a parlare apertamente di questi temi, la scuola deve farsi carico di colmare questo vuoto, offrendo a ragazze e ragazzi gli strumenti necessari per comprendere i propri diritti e i limiti da rispettare.

Solo attraverso un’educazione consapevole e diffusa si possono prevenire tragedie come quella di questa giovane ragazza di 14 anni, vittima di violenza. La scuola deve diventare un luogo sicuro di confronto, crescita e formazione, dove si impara a riconoscere e rispettare l’altro, valorizzando la libertà e la dignità di ogni individuo.

Ogni vittima di violenza è un urlo che deve scuotere le coscienze e le istituzioni. Eppure, troppo spesso, il racconto si riduce a numeri, a statistiche fredde. Dietro quei numeri ci sono vite spezzate, famiglie distrutte, comunità ferite.

Questo femminicidio non è un fatto isolato, è il risultato di un sistema che non protegge abbastanza, che spesso colpevolizza la vittima, che non riconosce i segnali di allarme. È un richiamo urgente a cambiare cultura, a sostenere chi denuncia, a educare fin da piccoli al rispetto e alla parità.

Come comunità, non possiamo più tollerare che la vita di una ragazza di 14 anni venga spenta da chi dovrebbe rispettarla. Dobbiamo fare rete, attivarci, parlare, educare, prevenire. Perché ogni vita persa è una sconfitta di tutti noi.

Non dimentichiamo mai il suo nome. Martina. Non lasciamo che diventi solo un altro numero. Che questa tragedia ci scuota e ci spinga a costruire un mondo più giusto, più sicuro, dove nessuna giovane donna debba più temere per la propria vita.

Alberta Zulli