TERMOLI. Il Sib-Confcommercio audito alla Camera dei Deputati sul Decreto-legge infrastrutture, presso le commissioni riunite Ambiente e Trasporti della Camera sul dl Infrastrutture. Il presidente nazionale Antonio Capacchione: «Abbiamo evidenziato le nostre difficoltà nell’assicurare il servizio di salvamento sulle nostre spiagge nei mesi di maggio e settembre per la carenza di personale e affermato la necessità di mettere ordine nelle competenze sulla materia superando l’attuale confusione fra quelle riservate alle Capitanerie di porto e quelle di Regioni e Comuni, stante l’attuale situazione di confusione e di incertezza. Nel corso del nostro intervento abbiamo anche chiesto di attribuire ai Comuni il gettito del canone demaniale con vincolo di destinazione per la tutela e valorizzazione della costa. È inconcepibile che il canone demaniale venga riscosso dallo Stato centrale mentre tutte le funzioni in materia di demanio sono assegnate alle Regioni e ai Comuni. Abbiamo infine colto l’occasione per ribadire che sulla cosiddetta Direttiva Bolkestein la categoria è stanca e fortemente preoccupata, manca ancora quella riforma organica del settore che invochiamo da tempo».
Nella memoria ribadito che «Il settore balneare italiano rappresenta una colonna portante dell’economia turistica nazionale, contribuendo significativamente allo sviluppo e alla valorizzazione delle coste. Con la conversione in legge del Decreto Infrastrutture (DL 73/2025), sono emerse numerose criticità legate alla gestione del demanio marittimo, che stanno destando preoccupazione tra gli operatori del settore.
Dal servizio di salvamento all’aggiornamento dei canoni demaniali, fino alla necessità di una riforma complessiva delle concessioni, il documento del Sindacato Italiano Balneari (SIB) evidenzia i nodi principali che devono essere affrontati per garantire sostenibilità e certezza normativa a migliaia di imprese balneari.
Tra le questioni più urgenti sollevate nel documento vi è la regolamentazione del servizio di salvamento, riformulata con il nuovo decreto. In particolare, l’art. 6, comma 2 impone la presenza obbligatoria del servizio ogni volta che gli stabilimenti balneari siano aperti al pubblico con finalità di balneazione. Tale disposizione, già introdotta dalla Circolare del Comando Generale delle Capitanerie di Porto (16 aprile 2025), ha generato difficoltà operative, soprattutto nei mesi meno affollati.
Il problema è aggravato dal nuovo Regolamento 85/2024 del Ministero delle Infrastrutture, entrato in vigore il 1° luglio 2024, che ha reso più complesso il reclutamento degli assistenti bagnanti. La combinazione di queste due novità ha causato non solo un aumento dei costi per gli operatori, ma anche difficoltà nell’organizzazione dei turni di lavoro, compromettendo la sostenibilità del servizio nei mesi di maggio e settembre.
Inoltre, persiste un conflitto istituzionale relativo alla competenza nell’emanazione delle Ordinanze di sicurezza. Una sentenza del TAR di Venezia (nr. 252/2022) ha evidenziato la confusione generata dal riparto delle funzioni tra Regioni e Capitanerie di Porto. Il Decreto Legislativo 112/1998, infatti, ha affidato alle Regioni la gestione delle aree demaniali a fini turistico-ricreativi, ma la sicurezza è rimasta sotto la giurisdizione delle Capitanerie di Porto, creando incertezza applicativa nelle normative locali.
Questa sovrapposizione normativa porta a una distinzione poco chiara tra l’obbligo di apertura stagionale degli stabilimenti balneari e l’obbligo di dotarsi del servizio di salvamento. È necessario un intervento chiarificatore per evitare incomprensioni e garantire la sicurezza dei bagnanti senza gravare eccessivamente sulle aziende del settore.
Il secondo punto critico evidenziato nella memoria riguarda l’aggiornamento dei canoni demaniali marittimi, regolato dall’art. 6, comma 1 del DL 73/2025. La nuova disposizione tenta di colmare le lacune già rilevate dalla giurisprudenza amministrativa, in particolare dalla sentenza del TAR Lazio nr. 13/2025, che ha annullato le Determinazioni ministeriali in merito agli indici ISTAT applicati ai canoni.
Attualmente, i canoni sono stabiliti dalla Legge 296/2006, mentre il loro aggiornamento è disciplinato dall’art. 4 della Legge 494/1993. Tuttavia, secondo il SIB, l’attuale sistema di calcolo è ingiusto, perché genera una distribuzione disomogenea dei costi tra gli operatori: alcuni stabilimenti pagano somme molto alte, mentre altri versano cifre irrisorie.
Più che un semplice aggiornamento, il Sindacato chiede una rideterminazione complessiva dei canoni, con l’obiettivo di garantire maggiore equità e destinare le entrate agli enti locali per la tutela e valorizzazione delle coste. Inoltre, la mancata attuazione del federalismo demaniale (DLgs 85/2010) impedisce una gestione più efficace del territorio, ancora basata su normative risalenti alla fine dell’Ottocento.
L’importanza del settore balneare è confermata dai dati dell’ENIT (gennaio 2025) relativi al 2024, secondo cui il 39,2% delle presenze turistiche complessive in Italia ha riguardato la balneazione. Le coste italiane si confermano la destinazione preferita per le vacanze, e il trimestre estivo rimane il periodo con la maggiore concentrazione di turisti.
Gli stabilimenti balneari, a conduzione familiare, rappresentano un modello gestionale efficiente e apprezzato, contribuendo alla qualità e alla competitività dell’offerta turistica italiana. L’elemento distintivo delle imprese balneari italiane rispetto ad altri modelli più impersonali è proprio il legame con la tradizione e la gestione diretta da parte delle famiglie, che garantisce un servizio di alta qualità e un’atmosfera accogliente.
Oltre alle criticità legate ai canoni e al servizio di salvamento, la memoria del SIB mette in evidenza la necessità di una riforma complessiva della normativa demaniale. L’applicazione della Direttiva Bolkestein ha generato forte incertezza sul futuro delle concessioni balneari, con il rischio di vedere cancellate migliaia di aziende senza alcun indennizzo adeguato alla perdita del valore commerciale delle imprese.
In questo contesto, il Decreto Legislativo 131/2024 sulle concessioni demaniali non ha risolto il problema, anzi, secondo il SIB, ha introdotto disposizioni sbagliate e ingiuste. In particolare, il decreto non ha verificato la sussistenza dei presupposti per l’applicazione dell’obbligo di pubblica evidenza, creando il rischio di confisca delle aziende attualmente operanti senza una compensazione economica adeguata.
La soluzione proposta dal Sindacato è una riscrittura completa della normativa, con l’introduzione di misure di semplificazione amministrativa (DIA, conferenze di servizi, eliminazione di valutazioni doganali superflue) per ridurre i tempi burocratici e favorire l’innovazione del settore. Un intervento legislativo coordinato sarebbe fondamentale per garantire stabilità agli operatori balneari e permettere loro di investire e modernizzare le proprie attività.
Il settore balneare italiano si trova a un bivio cruciale: da un lato è necessario risolvere le problematiche legate alla gestione delle concessioni e del demanio marittimo, dall’altro è fondamentale preservare la competitività e la qualità dell’offerta turistica nazionale.
Il Parlamento ha l’opportunità di intervenire con una riforma organica che garantisca certezza agli operatori e permetta al settore di continuare a rappresentare un pilastro dell’economia turistica italiana. La valorizzazione delle imprese balneari, spesso a conduzione familiare, è essenziale per mantenere alta la qualità dell’accoglienza e consolidare il ruolo delle coste italiane nel panorama turistico internazionale».