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mercoledì 30 Luglio 2025
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Vince solo l’economia di guerra: l’Europa e l’Onu sono (s)comparse

Gea Agency

TERMOLI. Guerra e Pace: non rievochiamo il celeberrimo romanzo di Lev Tolstoj, ma rappresentiamo la dicotomia attuale della nostra epoca: si fa la guerra in nome della pace (futura), ma è veramente questo l’obiettivo?

Non nascondiamo una preoccupazione crescente dinanzi all’evoluzione o involuzione che stiamo registrando a partire dal 2022 a oggi. Fronti bellici in continua espansione e dopo l’attacco americano sui siti iraniani torniamo ai flashback degli interventi che dal 2003 al 2011 hanno disfatto i regimi in Iraq, Afghanistan e Libia, ma le cui macerie sono ancora sotto gli occhi di tutti, senza dimentica la reazione all’11 settembre 2001.

Dall’Ucraina al 7 ottobre, dai massacri di Gaza all’ultima frontiera antinucleare, due sono i principali sconfitti in termini geopolitici a livello internazionale: un’Europa sempre più comparsa e sempre meno influente nelle scelte occidentali e globali; il diritto internazionale a cui ormai si abdica di necessità, il cui maggiore latore, l’Onu, è solo una istituzione di cristallo sempre più fragile e decorativa.

Si va affermando una economia di guerra quale risposta alla fine della globalizzazione quale meta planetaria e nelle singole realtà, la divaricazione di odio e cattiveria sgretola il collante della società e delle comunità.

Una deriva che avvertiamo in gesti, comportamento, relazioni sociali, coi bombardamenti che sono solo la punta di un iceberg di una decade buia. Siamo passati dal patto di stabilità a quello delle ostilità, con la richiesta di aumentare le spese per gli apparati militari.

Emanuele Bracone