TERMOLI. Sabato 26 luglio, un’onda arcobaleno ha attraversato la costa molisana, portando con sé orgoglio, memoria e speranza. Per la prima volta, il Molise Pride ha animato il Lungomare Cristoforo Colombo, con migliaia di persone in marcia dal Lido Panfilo al Sirena Beach, in un abbraccio collettivo rivolto idealmente verso San Domino, luogo simbolo di una ferita ancora aperta nella storia dei diritti.
Giunta alla sua quinta edizione, la manifestazione ha assunto una valenza ancora più intensa: non solo celebrazione dell’identità LGBTQIA+, ma anche atto di giustizia storica.
Il tema scelto, “Da Termoli a San Domino. In memoria dei confinati omosessuali”, ha scavato in profondità nel passato rimasto troppo a lungo sepolto. Durante il fascismo, oltre 300 uomini furono deportati nell’isola delle Tremiti per il solo fatto di essere omosessuali: un capitolo oscuro della nostra storia collettiva, riportato con forza al centro del dibattito pubblico da un Pride che ha saputo fondere militanza e commozione.
A guidare questo corteo della memoria, ancora una volta, l’inesauribile Vladimir Luxuria. La sua presenza carismatica e simbolica ha fatto da ponte tra le conquiste passate e le battaglie ancora aperte, tracciando un filo rosso di resilienza e speranza che attraversa gli anni con orgoglio.
Il lungomare si è trasformato in un fiume vibrante di umanità: famiglie, adolescenti, attivisti, anziani e artisti hanno dato vita a una danza corale di diritti e visibilità. A sventolare in un tripudio di colori, le bandiere della pace, della Palestina, della CGIL, della UIL, del PD e del Movimento 5 Stelle, simbolo tangibile di una partecipazione ampia e trasversale.
Il profondo significato politico del Pride è emerso ben oltre i simboli e gli striscioni: ha preso corpo attraverso interventi che hanno dato voce a un’urgenza collettiva. Tra questi, quello di Luce Visco, presidente di Arcigay Molise, che ha acceso gli animi con un discorso intenso e appassionato, centrato sull’identità, l’autodeterminazione e la solidarietà internazionale.
“Il nostro corpo è un atto politico. La nostra libertà non è negoziabile. E non possiamo dirci davvero libere finché altrove si muore sotto le bombe. Per questo condanniamo senza esitazione il genocidio in Palestina”, ha affermato con fermezza, raccogliendo l’applauso convinto e corale della folla.
A dare un’impronta forte alla giornata è stato anche Pierfrancesco Citriniti, autore di Propaganda Live e cittadino termolese. Con un vibrante appello contro la rassegnazione, ha dichiarato: “È dal 2008 che io sposo questa causa. Ho deciso in quell’anno di non voltarmi dall’altra parte e quindi di continuare a sostenere. Quello che deve rimanere da questo evento è che bisogna cambiare le coscienze di tutti, e si deve iniziare a fare un grande lavoro di rieducazione alla coscienza, perché i diritti sono dei diritti importanti. Dobbiamo esserci con convinzione, perché nessuno deve rimanere indietro. Soprattutto, il nostro impegno è far sì che il Molise diventi una terra sempre più grande.
Ci chiedono di manifestare in silenzio? Noi faremo sentire la nostra voce, non solo per dare fastidio a questo silenzio, ma perché è il vero scopo di questa giornata. È un silenzio che ci viene imposto senza una vera ragione. Oggi dobbiamo esserci come cittadini e, ancora di più, come esseri umani. La cosa più importante è non fallire a livello umano.”
Durante il Molise Pride, Nichi Vendola ha pronunciato un discorso toccante e incisivo, richiamando l’attenzione sulla memoria storica e sulla necessità di vigilanza.
L’ex presidente della Puglia ha aperto il suo intervento evocando l’immagine potente di Auschwitz e dei vagoni piombati, ricordando che anche le persone omosessuali, come ebrei, rom, comunisti e oppositori politici, furono vittime della deportazione e dello sterminio nazista.
“Non venivano neanche registrati. Passavano direttamente dalle porte del campo alle camere a gas. Non possiamo dimenticarlo” – ha scandito Vendola – sottolineando la brutalità e la disumanizzazione subita. Ha poi proseguito, definendo l’omofobia non una semplice opinione, ma una vera e propria forma di oppressione: “L’omofobia non è libertà di pensiero. È censura. È violenza. È repressione culturale.”
Il suo discorso ha poi virato sull’attualità, evidenziando come le discriminazioni siano ancora presenti nella società odierna: “E oggi, ancora oggi, in questo Paese si può essere bullizzati solo per indossare pantaloni rosa”.
Concludendo il suo intervento, Vendola ha lanciato un monito alla comunità e alla società intera, richiamando alla militanza e all’impegno costante: “Dopo la festa viene il momento della militanza. Perché la storia ci insegna che le cose brutte, quelle davvero brutte, possono tornare. E l’unico modo per evitarlo è lottare ogni giorno.”
Presenti anche: Gabriele Piazzoni, Simona Boo, Mario Furore, Federica Vinci, Sabrina Del Pozzo e tanti altri.
Non sono mancati momenti di profonda umanità. Una coppia di Montenero di Bisaccia, unita civilmente da sei anni, ha condiviso il proprio percorso: “Siamo una delle pochissime coppie, ahimè, in Molise, però statisticamente siamo la seconda e siamo felici di partecipare a questo pride. A tante persone che ancora oggi hanno paura di venire allo scoperto diciamo di non avere paura di essere se stessi e di unirsi civilmente come noi per un progetto di vita. La famiglia siamo anche noi. Uomo uomo o donna donna. L’amore va vissuto a 360°.”
Ragazze e ragazzi provenienti da Pescara, Chieti e Campomarino hanno ribadito l’importanza dell’inclusività: “Siamo qui oggi, in questa splendida giornata, per un evento che celebra l’inclusività in tutte le sue forme. Qualunque sia la vostra battaglia, qui potete sentirvi liberi, protetti e al sicuro. Siamo qui per supportare voi e chiunque ne abbia bisogno. Daje! A chi ci vuole silenziosi? Come direbbe Raffaella Carrà, dobbiamo fare molto, molto rumore! Sempre più rumore, sempre più forte, senza fermarci mai!”
Alessia di Termoli, invece, ha espresso la sua gioia per la prima volta del Pride nella sua città, sottolineando: “È una manifestazione molto importante per far capire alla gente che esistiamo anche noi. Abbiamo bisogno di rispetto e valutazione”.
Vladimir Luxuria ha concluso la manifestazione con un messaggio potente rivolto non solo alle istituzioni, ma anche ai giovani molisani.
“Noi non siamo un corteo funebre, siamo un corteo rumoroso e vogliamo far sentire la nostra voce da questo bellissimo lungomare a quell’adolescente molisano che vive in un piccolo borgo e che si sta chiedendo cosa sarà di me. Sarò accettato? Sarò amato? Avrò il diritto di rimanere a vivere nel mio paese? Una città come Termoli, essendo turistica, dovrebbe avere la vocazione dell’inclusione, accogliendo tutti e tutte. Il mancato patrocinio è, a mio avviso, l’unica vera macchia di questa amministrazione.”
Nonostante l’assenza del patrocinio ufficiale del Comune di Termoli, il Pride è stato sostenuto da una rete ampia di realtà attiviste, associazioni e amministrazioni locali, confermandosi un appuntamento politico nel senso più alto del termine. Un luogo in cui la lotta per i diritti si intreccia con la battaglia culturale per il cambiamento delle coscienze.
La manifestazione si è svolta in modo pacifico, senza disordini o tensioni, in un clima di festa, rispetto e partecipazione.
Il passaggio di testimone è avvenuto sulle note di una festa che è anche presidio: dal palco, la sindaca di Campobasso Marialuisa Forte, accolta con entusiasmo come “la sindaca dei diritti”, ha annunciato che il Molise Pride 2026 tornerà nel capoluogo. “Oggi Termoli è bellissima. Ma vi voglio tutti a Campobasso l’anno prossimo, per una festa ancora più grande.”
E mentre le bandiere arcobaleno danzavano tra le onde, Termoli si è trasformata in un faro acceso sulla dignità e sull’uguaglianza. Il Molise Pride ha mostrato che l’amore non conosce confini e che ogni passo, ogni voce, ogni bandiera alzata può cambiare il volto di un territorio.
Non è solo una marcia: è una dichiarazione di esistenza, un seme di cambiamento che continua a germogliare, anche dove una volta c’era solo silenzio.
Perché finché ci sarà chi ha il coraggio di alzare lo sguardo e di camminare insieme, nessun luogo potrà dirsi troppo piccolo per i diritti. Nemmeno il Molise.

















