TERMOLI. Una riflessione interessante, quella offerta da un lettore, che parte da una ricerca numerica: le 78 strutture di ricettività diffusa presente nel mercato locale.
Da tempo, ormai, anche sulla spinta del Piano Casa, che ha portato negli ultimi 15 anni a riconverti i grandi complessi alberghieri, si registra una proliferazione della cosiddetta micro-ricettività. Per questo, come in ogni ambito, si offrono diverse ‘letture’.
Da sottolineare, infine, come l’introduzione del Cin obbligatorio abbia contributo, comunque, a far emergere il ‘sommerso’.
L’ANALISI
Gentile redazione, vorrei portare all’attenzione dei vostri lettori una questione che riguarda da vicino il presente e il futuro di Termoli: la gestione ormai fuori controllo della micro-ricettività turistica extra-alberghiera.
Negli ultimi anni si è assistito a un aumento esponenziale di bed & breakfast, case vacanze, affittacamere e strutture improvvisate. Questo fenomeno ha generato una situazione paradossale: nonostante ci si trovi nel cuore dell’estate, anche nei giorni di alta stagione si possono trovare camere matrimoniali a 70 o 80 euro per notte. Una cifra ben lontana da ciò che normalmente ci si aspetterebbe per un periodo di massimo afflusso turistico.
Il problema nasce da una semplice legge di mercato: quando l’offerta supera di molto la domanda, i prezzi inevitabilmente crollano. È ciò che sta accadendo a Termoli. Per anni si è detto che il vero ostacolo allo sviluppo turistico fosse l’assenza di strutture ricettive. Ora che negli ultimi tre o quattro anni ne sono nate a decine, sia alberghiere che extra-alberghiere, scopriamo che l’eccesso rischia di diventare più dannoso della carenza.
Questo surplus sta influenzando negativamente anche il profilo del turismo. Più si abbassa il prezzo per soggiornare, più si rischia di attirare un turismo mordi-e-fuggi, meno propenso a spendere nei ristoranti, nei bar, nei negozi. Non si vuole con questo denigrare chi viaggia con budget limitati — ci mancherebbe — ma è innegabile che se il tessuto economico locale non trae beneficio dall’arrivo dei turisti, allora c’è qualcosa che non sta funzionando.
Un effetto collaterale grave e ormai evidente è quello dell’emergenza abitativa. Sempre più proprietari preferiscono destinare i propri immobili agli affitti brevi, anche in zone periferiche, togliendoli così dal mercato degli affitti residenziali. Questo ha creato una situazione opposta: scarsissima offerta di case per residenti, affitti a lungo termine ormai inaccessibili (spesso sopra i 600 o 700 euro al mese) e famiglie costrette ad andarsene da Termoli per trovare soluzioni sostenibili.
E come se non bastasse, si assiste a un ulteriore fenomeno degradante: la conversione di locali commerciali in mini-strutture ricettive, spesso mal realizzate, con vetrine oscurate da adesivi, letti al posto di scaffali e vetrate murate. Il risultato è un impatto estetico devastante per il centro urbano, con spazi che un tempo avevano una funzione sociale e commerciale ora ridotti a soluzioni abitative di fortuna.
Termoli non è il Salento, né la Costiera Amalfitana, né la Riviera Romagnola. Il nostro turismo è stagionale, limitato a poche settimane, e principalmente legato al mare. L’illusione di una crescita infinita del settore turistico ha generato una bolla che ora rischia di scoppiare o probabilmente è già scoppiata.
Il senso di questo articolo, dunque, è anche quello di lanciare un invito alla riflessione per chi oggi è tentato di trasformare il proprio immobile in una struttura ricettiva. La realtà è che ogni estate si guadagna meno dell’estate precedente, e nei mesi invernali la situazione è ancora peggiore: l’offerta è talmente ampia e dispersiva che chi viene a Termoli per lavoro sceglie le soluzioni più economiche disponibili, lasciando vuote e inutilizzate decine di appartamenti. L’effetto è che nonostante ci si illuda del contrario si guadagna poco in alta stagione, e quasi durante il resto dell’anno.
A chi pensa di entrare in questo settore, si consiglia di non farsi influenzare dai guadagni millantati di chi ha già una struttura, ma di guardare con attenzione i portali di prenotazione e analizzare i prezzi reali delle camere. Quello è il punto di partenza. Nello screenshot è presente la schermata di un famoso portale con i prezzi e le disponibilità in un giorno qualsiasi di altissima stagione. Cosa fa credere di poter essere più attrattivi di chi non vende in centro camere in alta stagione al prezzo della bassa stagione? Inoltre al prezzo visibile online bisogna togliere circa il 18/20% di commissione del portale (quasi sempre utilizzato da chi prenota), le tasse, i costi di pulizia, di biancheria, consumi, manutenzione ordinaria, sostituzione di arredi, tempo impiegato. Alla fine, il guadagno netto è spesso molto più basso di quanto si immagini. E questo in un settore che, a Termoli, è oggi saturo e altamente competitivo.
In tutto questo, ciò che stupisce è il silenzio delle amministrazioni comunali che si sono succedute nel tempo. Nessuna analisi reale del fenomeno, nessuna strategia, nessuna visione. O si trova un modo per far entrare davvero Termoli tra le mete turistiche più ambite d’Italia, puntando su identità, cultura e qualità, oppure serve il coraggio di ammettere i limiti del nostro mercato, analizzare i dati con onestà e disincentivare con decisione l’apertura indiscriminata di nuove strutture ricettive.
Una delle poche azioni concrete che l’amministrazione potrebbe mettere in campo già da ora è lavorare per destagionalizzare l’offerta turistica. Come avviene in molte altre località, si potrebbe valorizzare il borgo anche nel periodo natalizio con eventi e iniziative coordinate, mercatini, installazioni luminose, attrazioni culturali. Non risolverebbe il problema alla radice, ma darebbe un respiro economico alla città in un periodo normalmente morto. Lo stesso approccio si potrebbe adottare nei mesi primaverili e autunnali, creando motivi validi per visitare Termoli anche fuori stagione, aiutando strutture e attività a lavorare con più continuità.
Servirebbe una riflessione seria, anche da parte delle istituzioni, sull’impatto reale della micro-ricettività, sui limiti da porre alla sua diffusione, sull’equilibrio tra esigenze del turismo e diritti di chi vive qui tutto l’anno.
È ora che le istituzioni analizzino con serietà e dati alla mano la situazione attuale: a Termoli l’offerta di strutture ricettive ha già superato ampiamente la domanda. Continuare ad alimentare questo squilibrio non farà altro che peggiorare le condizioni economiche di chi è già nel settore e di chi spera, spesso illudendosi, di entrarvi.
A chi sta pensando di riconvertire un immobile in una struttura turistica, il messaggio è semplice: fermarsi a ragionare. I guadagni reali sono molto più bassi di quanto si creda. Tra commissioni, tasse, spese e concorrenza sempre più feroce, la corsa all’“affittacamere facile” sta diventando una trappola. E una città soffocata da alloggi vuoti e affitti insostenibili non è più una città turistica: è una città in crisi».