CAMPOBASSO. In seguito alla recente pronuncia delle Sezioni Unite della Cassazione penale, che ha chiarito come il reato di pandemia colposa possa configurarsi anche in presenza di condotte omissive, l’avvocato Vincenzo Iacovino, da sempre al fianco del Comitato Parenti delle Vittime Covid-19, ha annunciato un’iniziativa significativa. “Avevamo ragione e agiremo di conseguenza!”, ha dichiarato con determinazione. “Ora chiederemo alla Procura la riapertura del fascicolo penale perché si rivaluti il caso anche alla luce della decisione delle Sezioni Unite, a cui le Procure e i Giudici si dovranno conformare”.
Il Comitato ha più volte denunciato una serie di condotte gravi e irresponsabili nella gestione dell’emergenza sanitaria presso l’Ospedale Cardarelli di Campobasso, tra cui il mancato adeguamento dell’impianto di ossigeno, l’insufficienza di posti letto e personale nei reparti più critici, la carenza di formazione e dotazioni per gli operatori, e la mancata realizzazione del centro Covid. Particolarmente allarmanti le violazioni dei protocolli da parte di alcuni dirigenti dell’Asrem, come il mancato uso delle mascherine, verbalizzato da apposita commissione. “Addirittura – denuncia l’avvocato – i pazienti sospetti Covid che accedevano al pronto soccorso venivano dirottati ai reparti con il semplice tampone rapido. Anziché attendere l’esito del molecolare, entravano nei reparti, dove si scopriva successivamente la loro positività”.
Queste condotte, secondo Iacovino, hanno provocato una “conclamata diffusione colposa del Covid al Cardarelli e negli ambienti esterni”. A ciò si aggiunge il silenzio successivo di alcuni dirigenti medici che avevano denunciato le mancanze, salvo poi retrocedere. “Peccato – sottolinea l’avvocato – che la Procura e il GIP del Tribunale di Campobasso abbiano aderito a un orientamento oggi superato, nonostante il caso fosse praticamente sovrapponibile a quello affrontato dalla Cassazione”.
Con la forza che lo contraddistingue, Iacovino conclude: “Noi non molliamo e andremo avanti penalmente e civilmente. Lo dobbiamo alle tante vittime”.