TERMOLI. Anche quest’anno, come da tradizione che si rinnova da ben 13 anni, “Noi Termolesi” si sono dati appuntamento il 1° agosto sulla storica scalinata del Folklore per la consueta foto di gruppo.
Un momento simbolico, ma carico di significato: un abbraccio collettivo tra chi a Termoli ci vive ogni giorno e chi, pur vivendo altrove — in altre città o in Paesi lontani — continua a sentirla casa.
È una foto, sì, ma è molto di più. È un gesto che parla di appartenenza, di identità, di radici che non si spezzano.
Perché essere termolesi non è solo una questione anagrafica: è un modo di essere, un legame viscerale con questa terra, con il mare, i colori, i profumi e soprattutto con le persone che l’hanno resa speciale.
E se qualcuno ha dovuto andar via, lo ha fatto per necessità, non certo per disamore. A Termoli si lascia sempre un pezzo di cuore. E quando si torna — anche solo per pochi giorni — quel pezzo lo si ritrova lì, intatto, ad aspettare.
E allora sì, ribadiamolo con orgoglio: essere termolesi è bello.
E quando possiamo dirlo forte, tutti insieme, come in questa occasione, lo facciamo volentieri. Con il sorriso, con le lacrime agli occhi, con la voce tremante, ma con il cuore pieno.
Anche quest’anno, in prima fila, il sindaco Nico Balice e il suo vice Michele Barile, insieme a tanti volti noti della “termolesità accentuata”, come amiamo chiamarla noi. Presente anche il consigliere Francesco Rinaldi. A guidare questo momento di comunità, come sempre, Tina Menadeo e Maurizio Perrotta, instancabili promotori dell’iniziativa.
E tra le presenze più sentite, anche quella di Mario Leny, termolese doc trapiantato a Milano dal 1960, autore della celebre “Termoli c’est la vie”, una canzone che è ormai un inno non ufficiale per chi porta questa città nel cuore.
Perché sì, Termoli è la vita. E noi, ogni anno, torniamo a ricordarcelo insieme.







