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giovedì 21 Agosto 2025
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“La guerra in Medio Oriente: le vie della pace contro l’indifferenza”, il dibattito con Roberta Mori

GUGLIONESI. In un tempo segnato da conflitti e tensioni internazionali, dove le immagini di distruzione e sofferenza arrivano quotidianamente da Gaza e da molti altri scenari di guerra, fermarsi a riflettere sulla pace diventa un atto politico e civile. È con questo spirito che lunedì 18 agosto, a Guglionesi, nell’ambito della Festa dell’Unità, si è svolto il dibattito pubblico dal titolo “La guerra in Medio Oriente: le vie della pace contro l’indifferenza”.

Sul palco di Largo Garibaldi, cuore della “Castellara”, si sono alternate voci diverse del mondo politico, accademico e sociale, unite dalla volontà di ragionare insieme sul valore del dialogo e sulla necessità di non voltarsi dall’altra parte di fronte alle tragedie umanitarie. Tra gli ospiti, Roberta Mori, portavoce nazionale della Conferenza delle Donne Democratiche, ha posto al centro del confronto un messaggio forte e netto: «Il dialogo è l’unico strumento vero tra i popoli per mantenere, garantire o far cessare i conflitti armati in tutto il mondo».

Mori ha ricordato come oggi si contino più di 56 conflitti attivi che coinvolgono 92 Paesi, sottolineando quanto la dimensione bellica non sia circoscritta ma planetaria. «Noi dobbiamo porre al centro della nostra azione politica la pace – ha spiegato – come elemento fondante di ogni impegno. Non è buonismo, non è evasione dal reale: è il senso profondo dell’articolo 11 della nostra Costituzione, che ripudia la guerra come strumento di offesa. Dobbiamo evitare che gli strumenti di difesa diventino strumenti di guerra». Non un’utopia, dunque, ma un impegno concreto che passa attraverso la responsabilità collettiva: «Non bastano i leader per fare le guerre, ci vogliono i popoli per fare la pace. Ecco perché ne parliamo, ecco perché ci impegneremo in questa direzione».

Uno dei progetti più ambiziosi lanciati dalla Conferenza nazionale delle Donne Democratiche è la costruzione di una Conferenza internazionale delle donne per la pace. L’obiettivo è coinvolgere non soltanto le elette e le governanti dei Paesi in conflitto, ma anche le attiviste, le donne di base, coloro che spesso vivono in clandestinità e pagano sulla propria pelle le atrocità della guerra. «Se la guerra è tragica per tutti, lo è ancora di più per donne e bambini – ha sottolineato Mori – perché per loro esiste una guerra nella guerra. Sono i soggetti più fragili e più esposti, vittime di violenze che restano spesso invisibili. Per questo ripartiamo dalle donne: perché la loro voce può cambiare il destino dei popoli e costruire percorsi duraturi di riconciliazione».

Durante l’incontro, la dirigente democratica ha richiamato anche la memoria storica come monito indispensabile. «La storia insegna, ma spesso viene dimenticata troppo in fretta. L’Olocausto dovrebbe essere il primo campanello d’allarme contro ogni forma di violenza sui civili, eppure ancora oggi assistiamo a massacri giustificati da strategie militari». Un punto, quello del rispetto dei civili, che Mori lega alla funzione degli organismi internazionali: «ONU, Corte Penale Internazionale, istituzioni sovranazionali hanno un ruolo essenziale nel garantire relazioni pacifiche tra i popoli. Non possiamo permettere che vengano dileggiati o ignorati. Se abbandoniamo le regole comuni che ci siamo dati, prevarrà la legge del più forte, e allora sarà una tragedia per tutti».

L’iniziativa della Festa dell’Unità di Guglionesi, promossa dal circolo locale, ha dunque avuto il merito di mettere in rete testimonianze diverse: dal mondo politico al sociale, passando per il contributo di sindaci, docenti, attivisti e associazioni come Emergency, invitata a portare la propria esperienza di intervento nelle aree di crisi. Ma la voce di Roberta Mori ha segnato in particolare la serata, per la forza con cui ha riportato il discorso sulla responsabilità collettiva: «L’anima dei popoli è pacifica. Non possono essere leader, conflitti e interessi economici a decidere le sorti dell’umanità. Ripartiamo dalle donne, ripartiamo dai territori, ripartiamo da Guglionesi. Solo così potremo davvero fare la differenza».

Un messaggio che ha attraversato la piazza e che, dalle colline molisane, intende lanciarsi oltre i confini locali: la pace non è un concetto astratto, ma una scelta quotidiana, un lavoro di costruzione che richiede coraggio politico, coscienza civile e, soprattutto, la forza dei popoli.