APRICENA. Quando lo Stato agisce in maniera coesa, è possibile risolvere anche gli omicidi più complessi. Questo il messaggio del Procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia Roberto Rossi, che ha commentato gli arresti relativi al duplice omicidio del 20 giugno 2017 ad Apricena, quando furono uccise due persone con modalità particolarmente cruente.
Gli autori del delitto erano quattro uomini, due dei quali legati al clan Scirpoli-Lombardi-Ricucci, identificati e arrestati: si tratta di Francesco Scirpoli, di Mattinata, e di Pietro La Torre, di Manfredonia, entrambi nati nel 1982.
Secondo il Procuratore, che ha anticipato ulteriori sviluppi investigativi su altri episodi criminali: “Non possiamo impedire tutti gli omicidi, ma chi li commette deve sapere che oggi non restano più irrisolti come in passato nel territorio di Foggia. Sugli altri crimini stiamo lavorando, ma il problema sarà soprattutto gestirli. Questa operazione è importante perché l’omicidio è lo strumento con cui la mafia impone terrore tra le persone, colpendo la vita, il bene più prezioso”.
Le immagini registrate da un impianto di videosorveglianza hanno mostrato quattro uomini incappucciati sparare circa cinquanta colpi con kalashnikov, pistola e fucile a pompa contro il furgoncino in cui si trovavano Antonio Perrella e Antonio Ferrelli. Rossi ha definito l’agguato una vera e propria “azione militare”, studiata per intimidire: “È stato un gesto brutale, pensato per provocare paura”.
Il Procuratore ha ribadito che la risoluzione di crimini così gravi è possibile quando lo Stato è unito e la Magistratura è autonoma e indipendente, capace di affrontare qualsiasi potere criminale.
“Mi auguro con tutto il cuore che questo equilibrio costituzionale non venga toccato, così da impedire che fatti simili possano ripetersi”.