TERMOLI. Martedì 21 ottobre si è riunito l’attivo della Fim-Cisl di Termoli, all’indomani dell’incontro nazionale tra le organizzazioni sindacali metalmeccaniche e l’amministratore delegato di Stellantis Italia, Antonio Filosa.
Un appuntamento carico di aspettative che, però, non ha portato le risposte sperate per il futuro dello stabilimento molisano. Dal confronto di Torino, infatti, non sono arrivate certezze sulla Gigafactory e nemmeno garanzie sull’assegnazione di nuove produzioni.
La riunione dell’attivo, convocata presso la sede termolese della Fim-Cisl Abruzzo Molise, ha riunito la segreteria territoriale e i delegati di fabbrica. Era presente anche il segretario nazionale Ferdinando Uliano, che ha partecipato per analizzare i contenuti dell’incontro con Filosa e condividere la linea del sindacato a livello nazionale.
Il quadro emerso, si legge nel documento diffuso al termine dei lavori, “è estremamente preoccupante, in particolare per ciò che riguarda lo stabilimento Stellantis di Termoli”.
Gigafactory sospesa e motori dismessi: mille posti persi
Il documento redatto a fine lavori dalla Fim-Cisl fotografa una realtà ormai difficile da nascondere: la decisione sull’insediamento della Gigafactory è stata ulteriormente rinviata, e questo “non lascia presagire un esito positivo”.
Nel frattempo, lo stabilimento ha già perso due produzioni storiche. Il reparto cambi, dismesso per far posto alla fabbrica di batterie, e la linea del motore Fire, che per anni ha rappresentato il cuore dell’impianto. Insieme, i due reparti occupavano circa un migliaio di dipendenti, oggi in gran parte privi di collocazione stabile.
Dal 1° settembre tutti i lavoratori sono in contratto di solidarietà, una misura tampone che rischia di non reggere a lungo. L’unica nuova attività prevista, quella del cambio EDCT, potrà impiegare al massimo 300 addetti a pieno regime, troppo pochi per garantire un futuro occupazionale agli attuali 1.800 dipendenti.
“La verità – spiega la Fim-Cisl – è che lo stabilimento di Termoli vive un progressivo svuotamento produttivo. Se la Gigafactory non partirà, bisognerà assegnare al sito altre produzioni, a cominciare dai nuovi motori ibridi, e tornare a montare motorizzazioni italiane sulle vetture dell’ex gruppo Fiat. Diversamente, il rischio è di assistere a un lento spegnimento del più grande presidio industriale del Molise”.
L’effetto sull’indotto: un territorio in affanno
Il documento sindacale dedica ampio spazio anche agli effetti sull’economia locale. La crisi di Stellantis, scrive la Fim-Cisl, “ha una diretta ricaduta su tutte le piccole e medie imprese che costituiscono l’indotto”.
Decine di aziende, tra officine meccaniche, fornitori di componentistica e logistica, stanno riducendo o sospendendo le attività. Una spirale che colpisce l’intero basso Molise, dove la presenza del gruppo automobilistico rappresenta da decenni il pilastro economico e occupazionale principale.
“In una regione come il Molise – prosegue la nota – in cui Stellantis è l’unico grande insediamento industriale, una contrazione di questa portata rischia di trasformarsi in una vera e propria emergenza sociale”.
La mobilitazione: “Coinvolgere tutto il territorio”
Preso atto della gravità della situazione, il direttivo Fim-Cisl dello stabilimento di Termoli, insieme alla segreteria interregionale Abruzzo-Molise, ha deciso di mettere in campo tutte le azioni sindacali necessarie per difendere l’occupazione e garantire una prospettiva industriale concreta.
Nel documento approvato martedì si legge chiaramente la volontà di “coinvolgere tutte le organizzazioni sindacali, le realtà produttive dell’indotto e il tessuto sociale dell’intera regione”.
Nei prossimi giorni saranno avviate assemblee nei luoghi di lavoro per definire, insieme ai lavoratori, le azioni da intraprendere per la salvaguardia dei posti di lavoro.
Una linea di mobilitazione unitaria, che la Fim-Cisl auspica possa estendersi a tutto il fronte metalmeccanico e ricevere l’attenzione del Governo.
“Stellantis investa a Termoli”
La presa di posizione non risparmia critiche al gruppo automobilistico. “Chiediamo con forza – afferma la Fim-Cisl Abruzzo Molise – un impegno chiaro e vincolante da parte di Stellantis per investire sul territorio e assegnare a Termoli nuove produzioni”.
Il sindacato ricorda che la promessa della Gigafactory aveva portato all’abbandono di reparti vitali, con la prospettiva di un grande investimento che, ad oggi, non si è concretizzato.
“Non possiamo accettare che un progetto annunciato come strategico per la transizione ecologica resti fermo per anni – si legge nella nota – mentre centinaia di famiglie vivono nell’incertezza e l’intera area industriale rischia il declino”.
La Fim-Cisl chiede inoltre che venga convocato al più presto il tavolo nazionale sull’automotive, annunciato mesi fa dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy ma mai attivato.
“È necessario un confronto vero – sottolinea il sindacato – per capire se la sospensione della Gigafactory sia temporanea o definitiva, e soprattutto per individuare soluzioni alternative che garantiscano continuità produttiva e occupazionale”.
Un appello all’unità e alla responsabilità
Il direttivo Fim-Cisl di Termoli chiude con un appello chiaro: “In questo momento di estrema criticità, serve il contributo di tutti. Nessuno può tirarsi indietro. Il futuro industriale del basso Molise riguarda l’intera comunità regionale”.
Un messaggio rivolto non solo alle altre sigle sindacali, ma anche alle istituzioni locali e nazionali, chiamate a intervenire per evitare che la crisi Stellantis si trasformi in una ferita irreversibile per il Molise.
Uliano: “Entro l’anno serve una decisione”
Sul tema è intervenuto anche il segretario nazionale Ferdinando Uliano, che nel corso di un’intervista rilasciata dopo il tavolo con Filosa ha ribadito la richiesta di tempi certi:
“La situazione di Termoli è drammatica. Se non si farà la fabbrica di batterie, bisogna assegnare nuove produzioni e dare prospettive a un sito che non può restare nel limbo. La decisione deve arrivare entro la fine dell’anno”.
Uliano ha inoltre ricordato che la Fim-Cisl continuerà a sollecitare il Governo per l’apertura del tavolo automotive e per l’attivazione di misure di sostegno al settore, oggi tra i più strategici ma anche tra i più fragili.
Emanuele Bracone

