TERMOLI. Nel silenzio delle corsie molisane, tra reparti affaticati e personale ridotto all’osso, c’è una ferita che continua a riaprirsi: quella delle piaghe da decubito, o, come si preferisce dire oggi, lesioni da pressione.
Ferite che non nascono all’improvviso, ma si formano giorno dopo giorno, nei letti dove la pelle non viene controllata, dove mancano creme, medicazioni, presidi adeguati e, troppo spesso, un vero dialogo tra i professionisti che seguono il paziente.
Mancano i materassi e i cuscini antidecubito, strumenti semplici ma fondamentali per prevenire queste ferite. In troppi casi, i pazienti li attendono per settimane, se non mesi, dopo la dimissione, quando le lesioni sono già comparse o in fase avanzata.
E così, ciò che poteva essere evitato diventa una ferita che non guarisce, un dolore inutile che si aggiunge alla sofferenza della malattia.
Abbiamo visto con i nostri occhi casi di piaghe arrivate al quarto stadio in pochissimo tempo.
Lesioni profonde, buchi veri e propri dolorosi, che raccontano la mancanza di prevenzione e di attenzione sistemica.
E nessuno può smentire questa realtà: esistono foto e testimonianze che documentano in modo inequivocabile questa “piaga delle piaghe”, che continua a colpire anche nelle nostre strutture regionali.
In Italia, secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, tra l’8 e il 10% dei pazienti ricoverati sviluppa un’ulcera da decubito durante la degenza, e nelle strutture di lunga assistenza si arriva al 25%.
Numeri che pesano anche sulle casse pubbliche: circa il 4% della spesa sanitaria nazionale, pari a oltre un miliardo di euro l’anno.
Eppure, gran parte di queste lesioni sono evitabili.
Le linee guida parlano chiaro: serve una valutazione del rischio precoce, controlli quotidiani della pelle, nutrizione e idratazione adeguate, ma anche materassi e cuscini antidecubito per chi è costretto a letto.
E, soprattutto, serve comunicazione tra reparti, medici, infermieri e caregiver: la continuità delle cure è il primo presidio contro queste ferite.
Quando una lesione da pressione si forma, non è solo un fallimento clinico. È una sconfitta umana.
È il dolore che si poteva evitare, la dignità che si poteva difendere.
È il segno di un sistema che, tra burocrazia, mancanza di personale e tagli alle forniture, non riesce più a garantire l’essenziale.
Il Molise, con i suoi piccoli ospedali e reparti spesso al limite, non è estraneo a questa realtà.
Servono investimenti, ma anche una nuova cultura della responsabilità: la prevenzione non è un optional, è parte integrante della cura.
Restituire dignità ai pazienti significa garantire loro il diritto non solo alla sopravvivenza, ma al conforto e al rispetto.
Le piaghe da decubito si possono prevenire: il sapere c’è, le linee guida ci sono, i dispositivi anche.
Quello che manca, troppo spesso, è la volontà di agire insieme, prima che sia troppo tardi.
Alberta Zulli
