TERMOLI. “Se manca personale e presidio purtroppo questo accade… peccato che questi numeri non bastano nemmeno per una sola regione d’Italia!”
Leggendo commenti come questo, si capisce subito una cosa: molti non sanno davvero cosa sia una piaga da decubito. E allora ve lo spiego io.
Non è un semplice arrossamento della pelle, non è un puntino che si può ignorare. È una ferita che si forma quando il corpo resta a lungo immobile, senza la giusta attenzione. Può partire da un piccolo puntino, quasi invisibile, e diventare in pochi giorni una lesione profonda, fino all’osso. Una ferita dolorosa, difficile da curare e, spesso, evitabile.
Durante il ricovero di mia madre, un piccolo puntino sulla pelle è diventato, in due settimane, una lesione di quarto stadio. Oggi, un paziente con pochi giorni di ospedale mostra già una piccola piaghetta. Questi episodi dimostrano che non si tratta di mancanza di personale: è lavoro delicato, costante, che richiede attenzione, competenza e strumenti adeguati. Lettini regolabili, materassi appropriati, monitoraggio quotidiano: anche piccole differenze possono salvare un paziente da ore di dolore e complicazioni.
Non è una questione di colpe. Oss e infermieri collaborano quotidianamente e affrontano situazioni complesse. Alcune ferite richiedono interventi specifici che solo gli infermieri possono eseguire. Il punto è il lavoro quotidiano, non il numero di operatori in turno.
Le piaghe da decubito non sono un dettaglio tecnico: sono dolore, perdita di dignità, complicazioni che si possono prevenire. La piaga delle piaghe è reale e visibile. Parliamo di cure, prevenzione, strumenti adeguati e responsabilità, non di numeri.
Alberta Zulli
