CAMPOBASSO. Quasi tre ore di conferenza, tanta partecipazione e interesse attivo, tutti incollati alla sedia fino al momento del dibattito che è risultato godibile quanto gli interventi di istituzioni e, soprattutto, relatrici. Il nuovo approfondimento culturale-formativo promosso dalla Fondazione Architetti della Provincia di Campobasso, in collaborazione con l’Ordine degli Architetti dello stesso distretto, ha offerto tanto in termini di conoscenza e approccio transdisciplinare alla materia.
Tema dell’indagine’ nel gremito spazio espositivo del palazzo ex Gil a Campobasso la prospettiva dialettica che ha portato i presenti a ‘Osservare le forme dell’abitare’. In sala un gran numero di architetti, paesaggisti, pianificatori ma anche diversi esperti di luoghi e civiltà antiche e contemporanee.
La presidente della Fondazione, Teresita Vecchiarelli, ha presentato la conferenza, portando saluti dell’ente, seguita dal suo predecessore, ora al vertice dell’Ordine provinciale, Alessandro Izzi. Poi, con l’introduzione del vice presidente della Fondazione Antonio Sollazzo, spazio alle professoresse Lucia Krasovec-Lucas (Presidente _IN/Arc Triveneto, docente universitaria, nel recente passato inserita tra le 100 donne che stanno cambiando l’Italia) e Letizia Bindi, Professore associato di Antropologia Culturale presso l’Università del Molise, che hanno relazionato rispettivamente su: “Abitare il contemporaneo. Contaminazione versus omologazione” e “Territorio, comunità, progetto. Sulla relazione tra architettura e scienze sociali”. A patrocinare l’evento la Direzione regionale dei Musei Molise e la Fondazione Molise Cultura.
I due interventi hanno appassionato l’audience che ha potuto trarre utili indicazioni sullo spessore abitativo delle nostre città, sulla condizione dei borghi, sempre esaltati ma promossi quasi tutti nello stesso modo, sulla necessità di creare un approccio sinergico, tra ambiti differenti, ben più efficace di locuzioni e parole a effetto ma quasi del tutto improduttive all’atto pratico.
Studiare il passato e approfondire aiuta a riflettere sui potenziali nuovi modi di abitare gli spazi: questo, corredato da suggestive immagini dei Sassi di Matera e del Colonnato del Partenone, il messaggio di fondo delle due docenti che hanno inoltre evidenziato la necessità di ripensare i trasporti e di osare di più sul piano progettuale: “Dove le scelte sono state più radicali – ha detto la professoressa Bindi – le città hanno cambiato volto. Non è facile trovare oggi buone prassi da seguire e studiare. Abitare vuol dire comunque muoversi – ha aggiunto la promotrice del Centro di ricerca ‘Risorse bio-culturali e Sviluppo locale’ dell’Unimol – Solo entrando e uscendo dagli spazi ci appropriamo di cosa sono e rappresentano. In sostanza: sapere cosa vuol dire tornare a casa perché spesso si va fuori, e non restare fermi”.
Di ulteriore rilievo e interesse, a metà conferenza, la proiezione di un documentario del 1948 realizzato dal grande Giuseppe Folchi, pittore, regista, fotografo e primo documentarista molisano, prezioso divulgatore delle tradizioni e delle peculiarità legate alla civiltà rurale del territorio molisano. Titolo dell’opera è ‘Visioni molisane’. Un contributo che ha rafforzato la sensazione di un Molise, oggi come ieri, non privo di una sua forte identità, ma che necessità ancora di nuove pulsioni spontanee che spesso, senza la spinta dell’intervento pubblico, sono estremamente vivaci e apprezzabili. Sono queste, in fin dei conti, le esperienze cui fare riferimento.