ISERNIA. Martedì 7 giugno avrà la sua festa il bambino preistorico isernino, di cui fu rinvenuto un dentino “Focus Junior”, rivista di divulgazione scientifica, dedicata alle curiosità scientifiche dei lettori più giovani, è riuscita a mettere in contatto – grazie alla collaborazione con il ‘Museo nazionale del paleolitico’ di Isernia – i discenti di ben 300 scuole italiane per l’insegnamento primario. Queste ultime avrebbero dovuto riferire in ordine al noto ritrovamento di un dentino appartenuto ad un bambino preistorico vissuto all’incirca 600.000 anni fa in questa parte del territorio della 20esima regione.
L’iniziativa s’è rivelata utile tanto più per avere instaurato un collegamento immediato con un reperto di ciò che viene considerato il più antico resto umano rinvenuto in Molise. L’obiettivo immediato – non facile – voleva essere quello di ricostruire una certa immagine: quella del bambino a cui il dentino sarebbe appartenuto. Per realizzare la cosa, il primo passo non poteva che essere l’attribuzione di un nome a quell’infante dei primordi. E, secondo la Direttrice del Museo Enza Zullo, “i giovanissimi presi in esame hanno bene inteso il senso dell’operazione portata avanti ricostruendo, scientificamente, almeno i segni identitari del piccolo umano”. Le proposte partorite sono state numerose; ma, alla fine, è stato prescelto un nome, curioso ma impegnativo: ‘Heidel’.
Quali siano state le tre classi di V elementare, ideatrici del nome, sarà svelato martedì 7 giugno prossimo venturo durante un incontro digitale presentato dal Museo di Isernia, con la partecipazione di tutte le scolaresche coinvolte nel progetto. La redazione di ‘Focus Junior’ ha tenuto a sottolineare: «Quando siamo stati contattati, abbiamo riflettuto, nell’immediato, che i momenti della scelta sarebbero stati affascinanti. Un reperto umano, provenutoci dalla preistoria, è cosa rara; e, da esso, sarebbe venuta fuori una ‘chicca’ da raccontare ai nostri ‘lettorini’, soprattutto grazie al supporto del prof. Carlo Peretto ed alla magica penna del disegnatore Davide Morosinotto. Ed è stato così che il nome per il bambino è venuto fuori da tante proposte, tutte sicuramente ragionate e motivate. Solo dopo molto tergiversare è venuta fuori una decisione per ‘Heidel’, un nome che richiama l’origine della specie umana, riuscito subito simpatico ed orecchiabile».
Ora, grazie al contributo del ‘magazine’, la storia del bambino della preistoria è diventata meno ignota. Ha raggiunto migliaia di alunni della scuola dell’obbligo cosicché la rivista è riuscita nell’intento di far scoprire un mondo molisano che nessuno avrebbe mai immaginato esistente. Ma non finisce qui, dal momento che – a settembre – gli alunni che hanno battezzato il bambino preistorico pentro riceveranno un invito a visitare gli scavi, rivivendo una sorta di vero e proprio tuffo nella Preistoria, ricostruita musealmente da Elisabeth Dayne, specialista del settore, inquadrata nella visione di alcuni esemplari della fauna preistorica rinvenuta nel sito de ‘La Pineta’. Il Museo pentro rimane ubicato in un’area archeologica che si allunga su 4.000 mq, arricchita da una serie di gigantografie dedicate alla ricerca, alla didattica ed alla valorizzazione del sito. L’area più antica ne è parte integrante, con un padiglione di circa 700 mq caratterizzato da due percorsi posti a quote differenti: quello superiore destinato alle visite, quello inferiore dedicato ai ricercatori che lavorano nelle attività di scavo e di studio dei materiali rinvenuti. La sala espositiva ospita, nella sua parte centrale, una grande vetrina – completamente aperta – al cui interno è stata fedelmente ricostruita, con i reperti originali opportunamente restaurati, una porzione di circa 65 mq della superficie archeologica principale. Vetrine e pannelli completano il percorso, guidando il visitatore alla scoperta delle tecniche di scavo del sito, alla documentazione, alle modalità di restauro ed all’asportazione dei materiali.
Lungo il percorso sono numerosi i supporti multimediali (nella sostanza si tratta di opportuni contenuti in audio ed in video). Questi ultimi spaziano dalle interviste allo scopritore sino alla ricostruzione visiva (e selettiva) dell’archeo-superficie nonché dei reperti che la compongono. In una terza sala, infine, suddivisa in tre sezioni, sono esposti i reperti coevi rinvenuti sul territorio regionale. Questi ultimi ricoprono un arco temporale che va dal Paleolitico inferiore a quello superiore e dal Neolitico sino all’Età del Bronzo. L’esposizione è arricchita dalla fedelissima riproduzione di un ‘Elephas antiquus’. Non mancano grandi raffigurazioni pittoriche e ricostruzioni scenografiche tra cui una tipica capanna paleolitica e una dell’età del bronzo.
Claudio de Luca