TERMOLI. “Storie italiane” il programma di Raiuno condotto da Eleonora Daniele, nella mattinata di giovedì 29 aprile, è tornato a parlare della storia di Giada Vitale e degli abusi da lei subiti da don Marino.
Il sacerdote è stato condannato a poco più di 4 anni, ed è stato condannato per tutto ciò che ha fatto prima dei 14 anni a Giada ma non per quello che le ha fatto dopo.
Secondo i giudici italiani, dopo i 14 anni di età della ragazza, per lei non c’è stata violenza.
Nel programma, Giada racconta di non aver mai ricevuto una consulenza psicologica, né per quello che è successo prima dei 14 anni né per gli anni successivi. L’incidente probatorio non c’è stato.
“Ho lottato tanto con me stessa, anche per entrare nella condizione di vittima. Adesso che ho compreso le prevaricazioni che ho subito, io non mi fermo qui”.
Per la difesa questa condanna è inaccettabile. La terza istanza è stata rigettata. Giada Vitale aveva richiesto che don Marino venisse condannato anche per gli abusi da lei subiti tra i 14 e i 17 anni.
“Don Marino non è stato proprio processato” ha spiegato Giada alle telecamere della trasmissione televisiva.
Queste le motivazioni, rese note durante la messa in onda del programma di raiuno, “non si ritiene che sussistano nuovi punti investigativi da approfondire e indagare con nuove indagini, rilevato da ultimi che anche l’eventuale perizia di tipo psicologico-criminologico auspicata da svolgersi mediante consulente tecnico del pm oppure in sede di incidente probatorio, si risolverebbe in un accertamento ‘ora per allora’, non essendo possibile riscontrare oggi, a distanza di oltre 10 anni dai fatti storici, se all’epoca dei presunti fatti-reato (epoca in cui la parte offesa aveva dai 14 ai 18 anni) la vittima versasse in un condizione di sudditanza psicologica nei confronti del parroco. Per questi motivi alla luce delle suesposte considerazioni, si rigetta la richiesta di riapertura delle indagini motivata dall’esistenza di svolgere nuove investigazioni”.
Una non risposta e non motivazione valida e chiara secondo la Daniele che si è mostrata, da sempre, sensibile a queste tematiche e alla situazione di Giada.
La Vitale ha rimarcato la scelta della procura di Larino, sottolineando che “questa decisione me l’aspettavo, poiché la procura ha sempre mostrato una totale chiusura rispetto al mio caso. Secondo me è stato tutto deciso sin dall’inizio come dovevano andare le cose. Pochi giorni dopo la mia denuncia, il Pm non aveva ancora le mie dichiarazioni e, aveva già stabilito che si trattava di atti sessuali su minorenne e non violenza. Non aveva nessun elemento di sostegno probatorio”.
Durante le indagini, il Pm divide i fascicoli e archivia la parte dopo i 14 anni che, però, poi viene accolta dal Gip Colucci che sostiene che il parroco non era uno psicologo e non poteva somministrarmi Minnesota.
“Tutto questo è molto strano- continua Giada- ieri sera seguendo ‘Chi l’ha visto’, ho seguito il caso del prete di Enna che abusava di un ragazzino di 16 anni. Lì, la procura ha agito diversamente”. Il prete in questione è stato messo in custodia cautelare prima del processo.
“Perché non mi hanno fatto una perizia? Cosa temevano?” sono queste le domande che la Vitale si pone e pone all’attenzione dell’ascoltatore.
In trasmissione anche l’avvocato della vittima, che ha ribadito il concetto andando contro la procura di Larino che, a detta sua, “ha eretto un muro di gomma e ha dato vita a dei provvedimenti che sono totalmente incomprensibili. Il Pm, Ilaria Toncini, non solo ha scritto quello da voi riportato, ma ha anche detto nel provvedimento di rigetto che i nuovi elementi che avremmo fornito non sarebbero stati idonei per permettere la riapertura delle indagini in quanto si sarebbero risolte in mere valutazioni”.
In merito a tutte queste valutazioni, l’accusa chiederà il cambio della Procura.
Le vittime sono vittime, uno stupro non può esser causa di attacco di discriminazioni. Una violenza che racchiude anche questi attacchi, diventa violenza due volte.

