Critiche ai docenti, la replica della prof: «Non siamo attaccati ai soldi»

Botta e risposta gio 13 gennaio 2022
Attualità di La Redazione
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Dopo l'attacco ai docenti: «Non siamo attaccati ai soldi» ©Termolionline
Dopo l'attacco ai docenti: «Non siamo attaccati ai soldi» ©Termolionline

TERMOLI. Dad, Covid, protocolli, mascherine, quant’è difficile oggi insegnare. La pandemia ha colpito non duro, ma durissimo il mondo della scuola, che per il terzo anno consecutivo, dal 2019-2020, è alle prese con la pandemia.

Tanti anche gli attacchi al corpo docente, come quello a cui risponde, in maniera netta, la professoressa Rosanna Colecchia, petacciatese doc, che insegna al liceo Alfano.

«Docenti attaccati ai soldi è l’accusa del filosofo Galimberti, queste le sue parole: “Mica tutti i professori hanno la vocazione e sono innamorati della scuola. Molti insegnanti sono innamorati dello stipendio e del posto di lavoro. Se c’è una buona scusa per non andare a scuola la si usa".

Mi spiace smentire il Chiarissimo Professore, ma il suo è un attacco generalizzato e gratuito agli insegnanti che sinceramente non condivido. Certamente esistono i nullafacenti, gli svogliati e i furbetti, ma la nostra è una categoria che vive, ormai da svariati decenni, problemi seri e frustrazioni pesanti, e attualmente anche difficoltà oggettive legate alla pandemia, come del resto tutti i lavoratori che in questo periodo particolare vivono disagi e situazioni ben più pesanti, soprattutto gli operatori sanitari.

Ma non può essere sempre e solo colpa dei docenti e della scuola!

Ci hanno chiesto a marzo 2020 di diventare tecnologici in tre giorni, attrezzandoci per la famigerata Dad, e lo abbiamo fatto a tempo di record, per i ragazzi, per continuare a garantire il loro diritto allo studio.

Ci hanno voluto in presenza in pieno lockdown nel giugno 2020 e lo abbiamo fatto, per gli studenti, solo per dare loro la possibilità di sostenere in presenza un momento così importante della propria crescita qual è considerato quello degli Esami di Stato.

Ci hanno chiesto di vaccinarci a marzo 2021 e tra i primi, insieme al personale sanitario e alle forze dell’ordine, lo abbiamo fatto, motivati esclusivamente dalla speranza di riavere in classe i nostri ragazzi che avevano già sofferto abbastanza, reclusi nelle loro abitazioni ormai da due anni.

Ci hanno riportati in classe nel 2021, e lo abbiamo fatto, accomodati nei traballanti banchi a rotelle, e con la gioia nel cuore, non solo per le finalità educative, ma anche per restituire ai discenti la sacrosanta normalità.

Ora ci chiedono di restare a casa qualche giorno in più, e lo stiamo facendo cercando di limitare gli aspetti negativi della Dad, sempre per non lasciare mai i ragazzi abbandonati a loro stessi, e cercando di cogliere gli aspetti positivi della stessa, primo fra tutti il sorriso degli studenti che a distanza abbiamo finalmente riscoperto, libero dalle mascherine, sincero, fiducioso.

E dopo quanto fatto ora noi saremmo anche quelli che non hanno vocazione e che vanno in cattedra per i soldi. La maggior parte degli insegnanti profonde impegno e serietà nel proprio lavoro, con un pensiero fisso che non sono certo solo i compiti da correggere, la preparazione continua, lo studio quotidiano, ma il futuro dei nostri giovani, la loro preparazione, le loro competenze con le quali dovranno affrontare il mondo e costruire ciascuno la propria strada, e, non ultimo, il pensiero costante della ricerca di quella empatia emotiva che possa metterci in contatto con il loro animo.

Tanto abbiamo fatto, e certamente tanto e sempre di più dovremo ancora fare, e non per i soldi, ma per voi, ragazzi, in presenza o a distanza, vicini o lontani, in classe o in giardino per il saluto dell’ultimo giorno di scuola!»

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