Pillole su sicurezza e prevenzione: i drammi di Alfredino, Julen e Rayan
TERMOLI. Siamo tutti rimasti molto colpiti dalla triste vicenda del piccolo Rayan, di soli cinque anni, precipitato in un pozzo in Marocco, martedì primo febbraio. Francesco, che ringrazio, mi ha inviato una mail per esortarmi a parlarne insieme alla vicenda simile avvenuta nel 1981 a Vermicino, cosa che faccio con piacere. Rayan si era allontanato per giocare nei campi, nella zona rurale vicino alla città marocchina di Chefchauen, come aveva fatto molte altre volte.
Ma quando a sera la mamma non lo ha visto rientrare, è scattato l'allarme e si è scoperto che, era caduto in un pozzo profondo 60 metri. Le operazioni di soccorso seguenti hanno provocato enorme attenzione in tutto il mondo arabo e a livello internazionale, e hanno ricordato altri casi simili avvenuti in altri paesi del mondo. Dopo cinque giorni, incastrato a molti metri giù nel pozzo, il piccolo Rayan Awram è stato raggiunto da uno scavo laterale ma, pur se estratto ancora in vita dai soccorritori, "è morto in seguito alle ferite riportate durante la caduta", si legge nel comunicato ufficiale della Casa Reale. Per salvare il piccolo non si è arrivati in tempo. Non è bastata la massiccia operazione di soccorso messa in piedi. L'Italia intera ha rivissuto l'agonia di Alfredino Rampi avvenuta a Vermicino nel comune di Frascati.
Il Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile -Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, in una pagina del sito internet, ne parla in occasione dei quarant’anni dalla tragedia.
Il 10 giugno del 1981 il piccolo Alfredo Rampi, un bambino di 6 anni, cade in un pozzo artesiano in disuso. I Vigili del fuoco, arrivati nel giro di pochi minuti, si mettono subito al lavoro. Purtroppo le operazioni di soccorso si rivelano estremamente difficili: la voragine presentava un’imboccatura larga 28 cm, una profondità complessiva di 80 metri e pareti irregolari, piene di sporgenze e rientranze.
Per cercare di trarre in salvo il bimbo si provano tante strade, tra cui anche quella di scavare un tunnel parallelo al pozzo da cui aprire un cunicolo orizzontale lungo alcuni metri che consentisse di raggiungere la cavità interessata. Dopo tre giorni e tre notti di lavoro senza sosta ogni tentativo risulta vano, il bambino muore.
Oltre a Vermicino, voglio ricordare anche to il caso di Julen Roselló, un bambino spagnolo di due anni che nel 2019 cadde in un pozzo vicino a Malaga.
Se sul versante della prevenzione c’è ancora molto da lavorare per ridurre al massimo le probabilità dell’evento , su quello dei soccorsi si sono fatti passi da gigante. Tutto quello che all’epoca è mancato oggi è migliorato. Abbiamo imparato che c’era bisogno di un sistema organizzato di soccorsi, un coordinamento tra soccorritori che a Vermicino non c’era. Abbiamo imparato che bisogna essere in aggiornamento continuo di metodi, procedure ed attrezzature oltre ad effettuare costantemente esercitazioni mirate in diversi scenari incidentali possibili.
Per contatti e richieste per trattare specifici argomenti nei prossimi appuntamenti, curiosità e domande, utilizzate la seguente email sicurezza.prevenzione360@gmail.com.
Aldo Ciccone (Anvvf Associazione Nazionale Vigili del Fuoco del Corpo Nazionale).