«Grazie a padre Luigi Russo impariamo il dono dell'obbedienza»
TERMOLI. Tre momenti particolari nella vita di padre Luigi Russo, raccontati dal cancelliere diocesano don Antonio Sabetta, tre icone rappresentate dal vescovo Gianfranco de Luca, nella sua omelia celebrata ai funerali del 63enne sacerdote, custode del Santuario della Madonna a Lungo, l’Eremo della Misericordia.
Chiesa di San Francesco gremita in ogni ordine di posti, nonostante l’ampiezza della sua navata unica anche persone in piedi a rendere l’ultimo omaggio a padre Luigi, la cui scomparsa, dopo 11 anni dedicati a rivitalizzare il luogo di culto inneggiante alla Madonna della Vittoria, nel ricorso secolare della scacciata dei turchi di Pialì Pascià del 1566.
Negli interventi, durati assieme oltre mezz’ora e inframezzati dalle letture del giorno del Vangelo, emerso l’attaccamento delle persone e la benevolenza dei fedeli verso padre Luigi, tanto che c’è chi ha persino rimproverato la scelta di non celebrare i funerali alla Madonna a Lungo.
Presente il presbiterio quasi al completo, col feretro al centro, vicino all’immagine che lo ritrae con Papa Francesco, quella diffusa via social in questi giorni, dopo la sua salita in cielo.
Tantissima gente, rappresentanti delle istituzioni, hanno abbracciato idealmente padre Luigi e i suoi familiari; monsignor De Luca ha collegato gli eventi luttuosi e dolorosi di questa ultima decade di marzo al dono dell’obbedienza, che ha contraddistinto il percorso vocazionale del custode della Madonna della Vittoria.
IL RICORDO DI DON BENITO GIORGETTA
L’identità spirituale di padre Luigi si può riassumere nell’esercizio ministeriale della misericordia. Custode del santuario cittadino della “Madonna a lungo” in cui è stato istituito anche l’”Eremo della misericordia”, essendo lui un eremita, di quel luogo ne ha fatto la cattedra della misericordia donata a tutti i fratelli che si rivolgevano a lui per ottenere il perdono celebrando il sacramento della riconciliazione.
Dedito ai fratelli che sapeva accogliere con disarmante disponibilità e ricca fraternità, ha testimoniato con amore e col sorriso, il suo essere sacerdote di Cristo al servizio della chiesa. Mite di carattere, docile e pacifico per temperamento comportamentale, ricco di spiritualità che sapeva curare e custodire, ha coniugato la sua vocazione all’isolamento per essere tutto di Dio, con l’apertura ad ogni istanza che gli veniva presentata dalle fragilità umane e dalle titubanze spirituali di cui erano portatori coloro che chiedevano il suo aiuto.
La sua grande capacità di ascolto metteva sempre a proprio agio tutti coloro che ricorrevano a lui per aprire il cuore in cerca di consolazione, direzione spirituale, e indicazioni per la propria crescita.
Affabile nei modi e negli approcci, ha saputo trasportare anche nel suo modo di presiedere la santa eucaristia questa ricchezza di squisita umanità facendola percepire e vivere come raduno di fratelli convocati e amati da Dio. La pacatezza del modo di esprimersi ha sempre fatto trasparire la sua sostanziale serenità d’animo. Incontrarlo era un piacere, ascoltarlo era una necessità, condividere la propria vita, aprendogli l’anima, era una naturale conseguenza che sgorgava dal cuore perché si percepiva la sua disponibilità ad accogliere.
Vicinanza, cura, interesse verso le persone bisognose lo hanno portato a fare sue le ferite di tante famiglie tormentate dalla crisi, lacerate dalle divisioni, sconfitte dalle distanze. Compagno di viaggio ha annunciato il vangelo della vita e della compassione con totale dedizione, entusiastico coinvolgimento e generosa disponibilità. Mai impositivo sempre propositivo, ha saputo indicare la via maestra per arrivare a Dio.
Capace di umiltà nel chiedere consiglio, ha nutrito e si è nutrito di fraternità sacerdotale che sapeva accogliere da tanti e donare a tutti, indistintamente. Si è sempre premurato, con stile di delicatezza e comprensione, a scusare eventuali punti negativi che si rilevavano in qualcuno capendone le fragilità e rendendosi capace di vicinanza silente e orante. La dimensione amicale, soprattutto quella sacerdotale, è stata in lui prevalente e totalizzante.
Povero per sé, ricco e attento alle necessità altrui. Devoto della Vergine Maria, rispettoso del Papa. Amava in modo particolare papa Francesco, il suo stile, il suo insegnamento, le sue aperture e le sue innovazioni.
Il Dialogo è stata la sua forza trainante e seducente. Il confronto non lo temeva anzi lo ricercava con stile collaborativo e lo indicava come strumento di crescita comune. Amava il presbiterio in cui si sentiva integrato e a cui ha sempre donato simpatia, dedizione e collaborazione.
Capace di imprimere nelle icone da lui scritte la spiritualità che lo possedeva, non disdegnava altresì, nessun lavoro manuale purché indirizzato a rendere gloria a Dio. Felice nel donarsi, spesso confidava: “oggi ho confessato tanto” ne sono contento” oppure: “io sto lì e attendo, sono felice che tanti cercano la misericordia di Dio”. Ora questa misericordia sia donata con totalità a lui perché possa vedere Dio faccia a faccia e possa ricordarsi di tutti noi che ci sentiamo organi della sua fraterna-paterna e generosa presenza.