Martedì di Pasqua l'ottavo pellegrinaggio alla Madonna a Lungo nel ricordo di padre Luigi
TERMOLI. La fine dello stato di emergenza ripristina in toto anche la tradizione termolese del Martedì di Pasqua.
La “Madonna a Lungo”, che domani si celebra con un pellegrinaggio dalla cattedrale alla Chiesa di Maria Santissima della Vittoria in Valentino.
Due anni di pandemia alle spalle, ma lo scenario del 2022 è ancora più di sofferenza, innanzitutto per la scomparsa recente di padre Luigi Russo, che era custode del Santuario, e di cui dopo undici anni si sentirà tantissimo la mancanza, l’altra per lo scenario bellico che si protrae da quasi due messi in Ucraina.
L'ottavo pellegrinaggio della Festa "Madonna della Vittoria" prenderà il via alle 6, in piazza Duomo, con arrivo previsto alle 7.45 al Santuario della Madonna a Lungo. Cinque le messe previste, alle 8, alle 9.30, alle 11.30, alle 16.30 con la benedizione dei bambini e alle 18 con la solenne chiusura della festa.
Diverse le intenzioni di preghiera: per la Chiesa, per Papa Francesco, per la pace nel mondo, per le famiglie, per i poveri e gli ammalati, per padre Luigi e per la città di Termoli.
Come ricorda la diocesi Termoli-Larino, chiamata da sempre col nome di “Chiesa della Madonna a Lungo”, è ciò che resta dell’antico e primo monastero costruito a Termoli nei primi anni del XV secolo ad opera dei francescani della Provincia religiosa di Foggia, su consenso del Vescovo di Termoli Mons. Antonio Attilio, al capitolo “Antonio III”.
In origine questo monastero era luogo di culto e di preghiera, ma anche di rifugio e di difesa in occasione degli attacchi turchi-ottomani, che in quel periodo imperversavano lungo le coste dell’Adriatico Centro Meridionale. Ebbe pochi anni di vita, circa venti, perché troppo esposta ai pericoli del tempo e visibile anche dal mare. Era il periodo in cui l’Impero Ottomano, guidato dal Sultano Solimano il Magnifico, ampliava i propri confini conquistando buona parte del Nord Africa e ampi territori del Mediterraneo Orientale. La fanteria, costituita dai Giannizzeri, era considerata l’apparato militare migliore dell’Impero. I soldati erano particolarmente motivati, perché il Sultano riservava loro, quale unica fonte di reddito, il ricavato dagli esiti di guerra.
Dopo il fallito tentativo di espugnare Malta con un assedio di circa sette mesi, il Sultano volse le sue mire espansionistiche verso l’Italia e i vicini territori Slavi. Frequenti erano le incursioni lungo l’Adriatico, da Pescara in giù. Gli eserciti erano guidati da Pialì Pascià e Mustafà, rispettivamente comandanti dell’armata di mare e dell’esercito di terra. Fu così che nell’estate del 1566 la flotta ottomana minacciò le città adriatiche con continui saccheggi e azioni distruttive. Pescara riuscì a resistere grazie all’aiuto di una guarnigione spagnola, mentre Francavilla ed Ortona vennero saccheggiate.
L’esercito turco, spostandosi più a Sud, arrivò in vista di Termoli. Ben presto, il 2 agosto 1566, Termoli fu invasa e saccheggiata dai turchi. La cattedrale e il castello vennero incendiati e devastati. Intanto la popolazione era già fuggita nelle campagne e molti trovarono rifugio nella chiesetta annessa al monastero. Qui i giannizzeri trovarono una coraggiosa resistenza e vennero respinti verso il mare. Intanto i frati cappuccini, non godendo di alcuna protezione, decisero di abbandonare definitivamente il Convento le cui rovine, poi, sono state cancellate dal tempo.
È rimasta solo la chiesetta, che è stata più volte restaurata. La facciata è molto semplice e all’interno vi è una sola navata con quattro archi a tutto sesto. Molto bello un dipinto cinquecentesco su tela raffigurante la Madonna della Vittoria col Bambino e due affreschi, raffiguranti San Sebastiano e San Giovannino, posti ai lati. Il titolo di “Madonna della Vittoria” è stato dato dai termolesi per averli liberati dalla ferocia dei turchi. Per questo motivo, fin dalle origini, questa chiesa intitolata alla “Vergine Santissima della Madonna della Vittoria” è stata particolarmente amata e curata non solo dai termolesi, ma anche dalle comunità di San Giacomo e Guglionesi, tanto che ogni anno, il giorno dopo il lunedì di Pasqua, i devoti vi si recano a piedi in pellegrinaggio percorrendo circa tre chilometri da Termoli.
É proprio la distanza, una volta ritenuta non breve, che ha suggerito il nome di “Santuario della Madonna a Lungo”. I pellegrini, giunti in chiesa, già dal mattino partecipano all’assemblea liturgica e, dopo aver pregato la Madre Santissima, sostano sui campi adiacenti per consumare il pasto portato da casa o comprato in una delle tante bancarelle dislocate nell’area antistante la chiesa. Si tratta quindi di una giornata di festa, una scampagnata, dedicata in parte alla preghiera e in parte ai giochi e al divertimento.
Che questa sia una tradizione che risale ai primi anni della fondazione dell’antico monastero lo dimostra questa testimonianza del Predicatore Serafino Razzi, priore del convento di San Marco a Firenze:
“Alli 9 aprile 1577, terzo giorno di Pasqua, andai a predicare alla sopradetta chiesa di Santa Maria di Valentino, altrimenti detta Santa Maria longa ove ciasche d’un anno in cotal dì concorre assai popolo, non solamente di Termoli, ma ancora d’altre terre vicine. Viene in particolare milizia di Termoli, cò tamburo, bandiere et ordinanza militare. E poscia nel ritorno combattono alla città dalla parte di terra, c’ò assai piacevole spettacolo: difendendola di dentro da un’altra mano di giovani in abito turchesco, c’ò insegna e tamburi dall’una parte e dall’altra. E finalmente dopo molte Ambasciate mandate innanzi e indietro: e dopo molte scaramucce fatte et assalti dati, intorno a mezzodì la presero, senza però scandalo o danno alcuno. E si dee notar; come a detta S. Maria di Valentino, edificata in un vago boschetto, dette le messe, e fatta la predica, quasi tutti fanno collazione dei cibi qui preparati, e portati, onde poi ritornando possono combattere la città nel modo predetto”.
Da Mercoledì 12 settembre 2013, memoria del Santissimo Nome di Maria, la Chiesa di Santa Maria delle Vittorie (Madonna a Lungo) è stata eretta ad “Eremo della Misericordia di Termoli”. La celebrazione Eucaristica venne presieduta dal Vescovo diocesano Gianfranco De Luca.