Non solo Gigafactory, Molise Domani rilancia l'ipotesi del parco eolico offshore
TERMOLI. Ieri mattina, nell’auditorium del Cosib, è stata lanciata dalla coalizione civica Molise Domani la pietra nello stagno della Gigafactory, il progetto Stellantis che manterrebbe viva la tradizione metalmeccanica in basso Molise, attraverso la transizione energetica ed ecologica. Parole pronunciate da Antonello Barone, a cui è stata delegata l’introduzione dell’ampio confronto che ha messo attorno a un tavolo (per così dire), sindacalisti, associazioni di categoria e mondo politico.
Presenti Famiano Crucianelli, Giovanni Di Stasi, Giuseppe Astore, i sindaci Pietro Castrataro, Giovanni Di Matteo e Sabrina Lallitto, il vescovo Gianfranco De Luca, i consiglieri regionali Vittorino Facciolla, Patrizia Manzo e Valerio Fontana, l’ex consigliere Antonio D’Aimmo e tanti altri.
«Il Molise è da tempo in una seria crisi demografica. Negli ultimi anni questa crisi è divenuta ancor più grave e rischia di innescare un drammatico decadimento economico e sociale. In questo contesto l’iniziativa di Stellantis, che vuole realizzare una Gigafactory nel Nucleo industriale di Termoli, deve essere valutata con grande attenzione. Se l’attività della Gigafactory dovesse risolversi nel semplice assemblaggio delle batterie per le vetture elettriche, se dovesse significare perdita di lavoro e di posti di lavoro, allora il problema sarebbe molto, molto serio.
Per evitare questo pericolo, noi riteniamo che si debba operare, sin da oggi, in modo che la nuova fabbrica possa simbolicamente e concretamente divenire il cuore di quella transizione ecologica che a terra viene definita verde e in mare blu. La transizione ecologica richiede armonia fra economia ed ecologia, fra cultura e natura, un’armonia mediata dalla partecipazione attiva e consapevole dei cittadini e dall’uso sapiente delle tecnologie.
Per realizzare questa strategia dobbiamo investire in conoscenza. È necessaria una transizione culturale, che richiederà cambiamenti radicali dei centri di formazione del capitale umano, uno sviluppo di nuovi centri di ricerca, la realizzazione di luoghi di innovazione sociale, scientifica e tecnologica. La nuova fabbrica non deve essere una cattedrale nel deserto, ma deve rappresentare l’occasione per una politica di innovazione, socialmente giusta ed ambientalmente sostenibile, capace di permeare i settori fondamentali del nostro vivere economico e sociale: dall’agricoltura pulita alla tutela della biodiversità e al turismo sostenibile, dalle energie rinnovabili al ciclo dei rifiuti, da una medicina che abbia al centro il territorio ad una amministrazione pubblica che sia al servizio dei cittadini. Il primo decisivo passo di questa rivoluzione è rappresentato dalle energie rinnovabili.
La nuova fabbrica di Termoli, la cosiddetta Gigafactory, è dentro una contraddizione che sarebbe molto rischioso ignorare. La contraddizione sta nel fatto che la Gigafactory lavora per la mobilità elettrica e, quindi, per la transizione ecologica, ma è anche un’azienda altamente energivora, un’azienda che ha bisogno di tanta energia. Sarebbe inaccettabile, una contraddizione insostenibile, se questa energia venisse dai combustibili fossili. Da qui l’idea che la presenza di un’azienda ad alto consumo energetico sollecita, ma che va al di là della stessa Gigafactory, ovvero il progetto, l’ipotesi di realizzare un Parco Eolico Offshore, distante diverse decine di chilometri dalla costa. Un parco utile alla Transizione verde e alla Transizione blu.
L’obiettivo al quale puntiamo, con questo progetto come con le Comunità Energetiche (così chiaramente illustrata nella conferenza di Isernia), è quello di fare del Molise una regione ad emissione CO2 zero. Un Molise esempio e portabandiera della transizione verde e blu. In un altro momento parleremo della strategia rifiuti zero. L’ipotesi che oggi vogliamo sottoporre a un dibattito aperto è quella di collegare la Gigafactory, come altre aziende energivore del nostro territorio, ad un impianto galleggiante offshore da posizionare ben al largo della costa molisana.
Una tale scelta significherebbe:
a) Nessuna nuova pala eolica sulle nostre colline, né consumo di suolo agricolo con pannelli fotovoltaici. Il nostro paesaggio, il nostro mondo rurale deve conservare la sua identità e bellezza, deve essere una risorsa fondamentale per il futuro della nostra comunità. Il territorio, il nostro suolo non devono essere una discarica energetica. La produzione agricola biologica e il turismo sostenibile devono essere un valore aggiunto dei e per i nostri territori.
b) Il parco eolico galleggiante in mare deve delimitare lo spazio di una vera e propria oasi di ripopolamento ittico. La bassa pescosità del nostro mare rappresenta ormai un gigantesco e crescente problema. Inoltre si dovrebbe definire un accordo con l’intero mondo della pesca per contribuire ad affrontare una seconda grande emergenza, ovvero il Risanamento e la Pulizia del mare. Un problema che ha tante cause e tante facce.
Di certo, il recupero di un mare sostenibile ha bisogno del contributo decisivo dei pescatori, e il loro impegno e il loro lavoro devono avere il sostegno delle Istituzioni Pubbliche.
c) La gestione di questo parco eolico deve vedere una forte presenza del sociale e degli enti locali. Né il sole, né l’acqua, né l’aria possono essere privatizzate. È ovvio che il privato che investe deve essere remunerato, ma è altrettanto ovvio che i beni comuni non possono divenire beni privati.
d) Il parco eolico deve essere un’occasione di lavoro. La realizzazione, la manutenzione, la possibilità di una nuova importante filiera industriale sono tutte opportunità di lavoro.
Questo significa che quei lavoratori che possono avere problemi per il cambio di produzione dello stabilimento Stellantis, debbono essere formati, professionalizzati e trovare anche in questa nuova impresa un’opportunità di occupazione. Per tutte queste ragioni, noi non possiamo aspettare passivamente l’installazione della Gigafactory. Con questa iniziativa vogliamo sviluppare un dibattito e una riflessione, possibilmente delle scelte che coinvolgano l’intera comunità molisana, un dibattito trasparente e democratico.
Dipende anche da noi, anzi soprattutto da noi, evitare che questa importante iniziativa industriale, che può avere tante implicazioni interne ed esterne alla fabbrica, diventi l’ennesima occasione persa del Sud, e sia invece una vera opportunità per Termoli, per il Basso Molise, per il Molise intero e non solo per la nostra regione».