Apparecchi acustici sempre più costosi, «Al diavolo tutto il sistema»

Lo sfogo mar 05 luglio 2022
Attualità di La Redazione
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A destra Pina Tozzi ©TermoliOnLine
A destra Pina Tozzi ©TermoliOnLine

SAN MARTINO IN PENSILIS. Ha studiato e si è laureata alla triennale in Lettere e filosofia, è una ragazza brillante, ma la vita l'ha costretta a una esistenza comunque difficile. Pina Tozzi non si perde d'animo e lotta giorno dopo giorno.

Ma proprio in virtù della sua sensibilità, non sopporta le ingiustizie, come ha descritto con amarezza e sdegno sui social

«L’Italia, quel famoso paese dove tutti ottengono dei bonus di qualche genere, tranne chi ne ha davvero diritto e/o bisogno.

Prendiamo me, per esempio. Nata con una malformazione congenita, posso utilizzare un solo tipo di apparecchio acustico. Altrimenti sentirei poco, davvero poco. In Italia, nessuno investe su questo tipo di protesi a conduzione ossea e c’è soltanto una ditta laziale che se ne occupa. Risultato? Di anno in anno, i prezzi aumentano al punto tale che anche per una riparazione, o per valutazione di un problema, bisogna pagare le spese di spedizione (due anni fa erano 25 euro, chissà adesso!).

Sempre in Italia, funziona così: per ogni tipo di protesi, non solo acustica dunque, si può richiedere un contributo all’Asl soltanto ogni cinque anni (se malauguratamente ti si dovesse rompere, be’, cazzi tuoi). E veniamo quindi al nodo cruciale della questione: il contributo è di 1.237,80 euro. Cinque anni fa, l’eccedenza a mio carico era di 990 euro. Tre anni fa, quella a carico di mia sorella, era già salita a 1.100 euro. Indovinate quest’anno? Complice anche la guerra (ovviamente, ti pare che l’Ucraina non avesse mani in pasta anche sulla produzione di questi materiali?!) la mia eccedenza è pari a 1.400 euro. 1.400 euro, che nemmeno un dipendente statale si vede versare tutti i mesi. Beh, tranne ad alti ranghi politici, ma rimaniamo a fare gli esempi tra i comuni mortali. Figuriamoci quindi una persona che non lavora, che percepisce una misera pensione di invalidità (oltretutto decurtata da qualche anno perché... va beh, quella è un’altra storia). Quindi, insomma, al diavolo tutto il sistema».

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