Il boom della Dr Automobiles

L'osservatorio mer 06 luglio 2022
Attualità di Claudio de Luca
3min
Uno dei modelli Dr Automobiles ©Dr Automobiles
Uno dei modelli Dr Automobiles ©Dr Automobiles

MOLISE. Il 'boom' della "Dr Automobiles, la fabbrica molisana.

La molisana “Dr” (10mila veicoli immatricolati nel primo semestre dell'anno, con il record di 2.196 a giugno ed una quota, sul mercato italiano, dell'1,73%"), con la propria pubblicità aziendale, sembra al 'top' perché compare, da tempo, sui canali Rai, Mediaset e La 7.

Di qui la curiosità sulla configurazione dell'Azienda automobilistica tutta molisana. Fondata nel 1995, aveva stretto - per la distribuzione commerciale - un accordo con la catena mercatale Iper in cui i propri veicoli erano acquistabili. Nel dicembre del 2009 inaugurò una propria rete di vendita, attivando circa 70 Concessionarie e più di 100 officine autorizzate.

Quest'anno il Gruppo ha quasi raggiunto i volumi totali dello scorso anno (8.362 immatricolazioni). Ha fatto registrare un + 162,77 % con una quota giunta all'1,52% mentre la crescita, nel periodo gennaio/maggio 2022 è del +164%. La quasi totalità delle vendite è riconducibile al mercato dei privati. I numeri in questione arrivano dai 4 modelli EVO e dai 5 DR, con un vero e proprio exploit della 6.0 (il top di gamma) che ha debuttato sul mercato a fine aprile. Il Gruppo assembla 18 modelli, commercializzati con 4 marchi. Non ha presse o reparto di ferro-lastratura; le scocche arrivano già saldate, trattate contro la corrosione ed anche verniciate.

Ciò che resta viene prodotto in Molise, fatta eccezione per la piccola elettrica che nasce da un telaio in alluminio spazzolato su cui si montano i pannelli della carrozzeria in materiale composito. Lunga solo 3 metri, l'ultima nata è una 'citycar' (2+2) con un’autonomia di circa 250 km».

In buona sostanza la “DR” produce autovetture in collaborazione con Gruppi industriali stranieri e, da tempo, si atteggia come l’unica azienda di portata nazionale che costruisce, in gran numero, le “4×4” per aumentare le proprie potenzialità lavorative.

Nata come plurimandataria di numerosi marchi automobilistici (tra cui anche la “Ferrari”), già nel 2006 Massimo di Risio fondò l’attuale ragione sociale, iniziando la distribuzione di modelli prodotti dalla “Chery”, brandizzandoli con le iniziali del proprio cognome. L’azienda possiede In Macchia d'Isernia uno stabilimento in cui produce 100 autovetture al giorno e conta 3 sedi (Roma, Campobasso e Pescara). Le automobili che vediamo reclamizzate sulle Tv nazionali sono presenti pure sui mercati esteri di Francia, di Germania e di Spagna. All'epoca, al fine di lanciare i suoi veicoli, di Risio volle associare la bellezza femminile alle sue 4 ruote e si avvalse della collaborazione di Martina Colombari e di Anna Falchi.

Per il resto, il processo che porta alla realizzazione del prodotto finito trae origine dalla sinergia con aziende asiatiche. Successivamente, il prodotto elaborato finisce in Molise; e qui il veicolo prende forma. All’interno dello Stabilimento pentro il Gruppo mantiene attivo un “Centro stile” dove le autovetture acquisiscono una propria estetica grazie ad una cura dei dettagli che li rende adeguati ai mercati occidentali. Soltanto più tardi essi verranno completati con meccanica, elettronica e tecnologia italiana cosicché - alla fine del percorso - saranno poste in vendita automobili “ very made in Italy”.  

La Sede di Macchia d’Isernia è inzeppata di coppe conquistate in Italia ed in Europa.

Oramai De Risio è un imprenditore di successo che si è accordato con altri partner al fine di realizzare sinergie per ridurre i costi. Ma i rapporti in essere, come si è detto, sono soprattutto cinesi.

La prima auto fu concepita sulla scocca della Toyota Rav4 in uno con la meccanica della italianissima Fiat Multipla. Certe modalità di componentistica vengono condivise ancora oggi, sempre acquistando i materiali, dove sia più vantaggioso, al fine di contenere i prezzi.

"Non lo facciamo solo noi - dicono a Macchia - trattasi di una pratica comune anche alle auto della Germania. Però, a "Dr", mettiamo sempre un tocco di Italia. Nella pratica, è vero che in Cina scoprimmo che venivano praticate componenti di ogni tipo; ma noi ci basammo su queste soprattutto per costruire un che di 'nazionale', utilizzando talune architetture locali attraverso accordi".

Claudio de Luca

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