Cambiamenti climatici e rischi sulla costa
TERMOLI. Tre dati per capire meglio i rischi che corriamo se non poniamo argini concreti ed efficaci ai cambiamenti climatici, che rischiano di impattare in modo invasivo anche sul nostro territorio: 133,4 metri attesi di arretramento della linea di riva entro il 2100; tre zone di conservazione speciale designate per la tutela di habitat e specie vegetali e animali; 31 gli ettari di habitat naturali e semi-naturali percorsi dal fuoco nell'incendio del primo agosto 2021 a Campomarino, che ha polverizzato un terzo di pineta. Necessario studiare e monitorare continuamente quello che avviene e per questo è stato varato il programma transfrontaliero AdriaClim, asset Interreg tra Italia e Croazia, che ha visto la presentazione al porto turistico di Termoli sabato scorso, con Antonio Cardillo e Maria Limongelli, alla presenza delle assessore del comune di Termoli Rita Colaci e Silvana Ciciola, del consigliere Nico Balice e di volontari della ValTrigno. Nei documenti diffusi dal centro funzionale decentrato della Protezione civile molisana, di cui Cardillo è responsabile, emerge come il sito pilota “Costa Adriatica della Regione Molise” comprende i 36 chilometri della fascia costiera della Regione Molise, delimitata a nord dal corso d’acqua “Formale del Mulino” e a sud dal Torrente Saccione. Il sito pilota ricade nell’ambito amministrativo di quattro comuni: Montenero di Bisaccia, Petacciato, Termoli e Campomarino.
La costa è perlopiù di tipo bassa con spiagge sabbiose abbastanza continue ad eccezione del breve tratto di falesia che borda il versante occidentale del promontorio di Termoli, che suddivide la costa molisana in due subunità distinte. In particolare, procedendo da NW verso SÉ, si distinguono le spiagge di Costa Verde, Marinelle, Marina di Petacciato, Foce dell'Angelo, Sant'Antonio, Rio Vivo, Marinelle, Campomarino, Nuova Cliternia e Ramitelli. La costa molisana ha subito negli ultimi 150 anni una variazione significativa della linea di costa. A partire dagli anni ’50 l’intero litorale è soggetto a una diffusa e persistenza tendenza all’arretramento, con una perdita netta, dal 1954 al 2014, di 940.000 m2 di territorio (circa 135 campi da calcio). L’aumento del livello del mare causato dai cambiamenti climatici potrebbe comportare, al 2065, un arretramento compreso tra i 17,1 e in 43,3 metri nello scenario meno grave e un arretramento compreso tra i 24,9 e i 31,1 metri nello scenario peggiore. Nel 2100 l’arretramento potrebbe essere compreso tra i 31,4 e i 79,3 metri nello scenario migliore e tra i 52,8 e i 133,4 metri nello scenario peggiore.
L’impatto antropico sull’ecosistema naturale della costa molisana è stato molto significativo. Dal 1954 ai giorni nostri si è assistito ad una profonda modificazione del paesaggio causata principalmente dall’espansione del tessuto urbano, delle terre coltivate e dai rimboschimenti artificiali che hanno ridotto la vegetazione naturale del sistema dunale. Tuttavia, nonostante i cambiamenti profondi del paesaggio, alcune aree hanno conservato i caratteri di naturalità ed è per questo motivo che circa 2 terzi del litorale molisano è incluso nella Rete Natura 2000 (Direttiva Habitat 92/43/CEE)5. Ben 3 Siti d’Importanza Comunitaria (SIC) ora Zone Speciali di Conservazione (ZSC) sono state disegnate per la tutela di habitat e specie vegetali e animali di interesse conservazionistico: IT7228221 “Foce Trigno - Marina di Petacciato”, IT7282216 “Foce Biferno - Litorale Campomarino” e IT7222217 “Foce Saccione-Bonifica Ramitelli” sono le Zone di Conservazione Speciale designate per la tutela di habitat e specie vegetali e animali. I cambiamenti climatici che si traducono in temperature più elevate e prolungati periodi di siccità, unitamente all’elevata pressione antropica, determinano una maggiore vulnerabilità degli ecosistemi agli incendi. Nell’estate del 2021, nel territorio di Campomarino, ben 119 ettari di territorio sono stati percorsi dal fuoco in un solo evento. Quale visione per il futuro? Negli ultimi decenni le aree costiere della Regione Molise hanno subito grandissime trasformazioni: processi di urbanizzazione che hanno consumato suolo e ridotto in maniera drastica gli ecosistemi naturali, diminuendo la resistenza e la resilienza del territorio agli eventi naturali (mareggiate, incendi, ecc.). Alla luce dei cambiamenti climatici e degli ormai certi effetti sulle aree costiere, cosa possiamo fare? Che tipo di costa vogliamo lasciare alle generazioni future? Obiettivi, strategie e possibili misure. L’aumento del rischio costiero insieme allo sviluppo demografico e economico delle aree costiere richiede urgenti misure di adattamento. Adattamento: significa anticipare gli effetti avversi dei cambiamenti climatici e adottare misure adeguate a prevenire o ridurre al minimo i danni che possono causare oppure sfruttare le opportunità che possono presentarsi. Esempi di misura di adattamento sono la costruzione di opere di difesa per proteggere dall’innalzamento del livello del mare, la riduzione della quantità di biomassa combustibile. Quali strategie si possono mettere in campo contro l’erosione costiera?
L’obiettivo è quello di mantenere la linea attuale di costa attraverso il miglioramento e la sistemazione delle opere esistenti, individuare una nuova linea di difesa, verso l’entroterra e dove appropriato la costruzione di nuove opere. Il progetto europeo AdriaClim affronta i temi del cambiamento climatico nell’area Adriatica, creando nuovi modelli di osservazione e monitoraggio delle condizioni meteo nelle aree costiere adriatico ioniche e dello sviluppo di piani di adattamento climatico efficaci. Grazie alla variegata e interdisciplinare partnership del progetto, verranno sviluppati modelli di previsione ad alta risoluzione per le coste del mare Adriatico settentrionale, che terrà conto del trasporto di sedimenti, dell’erosione e delle onde per simulare diversi scenari futuri sul possibile impatto di alluvioni e mareggiate nelle zone costiere. Grazie a questo modello, le città saranno in grado di valutare meglio la futura vulnerabilità territoriale e i potenziali rischi per la popolazione al fine di pianificare e sviluppare misure di adattamento adeguate alle esigenze di ciascuna area costiera qualora venga superata la soglia di rischio accettabile. Inoltre, il modello supporterà la aree partner nella definizione delle priorità di intervento e nella stima delle tempistiche di possibili misure di adattamento, promuovendo così lo sviluppo di strategie a lungo termine più efficaci e politiche innovative per far fronte a eventi meteorologici estremi e all’innalzamento del livello del mare.