"La Battaglia di Termoli" nell'ottobre del 1943

Pagine di storia dom 09 ottobre 2022
Attualità di La Redazione
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La battaglia di Termoli, i ricordi a 79 anni dallo sbarco degli Alleati ©n.c.
La battaglia di Termoli, i ricordi a 79 anni dallo sbarco degli Alleati ©n.c.

TERMOLI. “La Battaglia di Termoli”, svoltasi quasi ottanta anni fa nella Città, nelle sue vallate e oltre, non fu un accidente nella strategia militare della ‘Campagna d’Italia’, ma un preciso obiettivo dell’VIII Armata britannica comandata dal generale B. L. Montgomery.

Il 10 giugno 1943, con un massiccio sbarco di uomini e mezzi anglo-americani scattò in Sicilia il Piano Husky, deciso nel gennaio dello stesso anno a Casablanca. Dopo più di un mese di aspri combattimenti alle Divisioni germaniche non rimase che ripiegare sul continente.  Ebbe così inizio la Campagna d’Italia, come la definì W. Churchill: dalla Sicilia si mossero, infatti, la VII Armata Usa, verso il versante tirrenico (Operazione Avalanche) e l’VIII Armata Britannica diretta sulla costa adriatica (Operazione Baytown).

La ritirata tedesca ebbe luogo secondo precise disposizioni del Comando tedesco per cui la Divisione al comando del generale Richard Heidrich, in agosto, aveva raggiunto la destinazione prevista: Termoli e la sua occupazione.

Al fine di rallentare l’avanzata degli Alleati il generale A. Kesselring, comandante della 10a Armata Tedesca, aveva messo a punto un piano di difesa dislocata lungo il corso dei fiumi: la Linea Victor, Volturno-Biferno; la Linea Barbara, Colli al Volturno-Trigno; la Linea Gustav, Garigliano-Sangro.

Se gli Statunitensi avanzavano lungo la costa tirrenica, la 78a Divisione Britannica (fanteria, fucilieri e un reparto corazzato) che al comando del generale Vyvyan Evelegh procedeva lungo quella adriatica, malgrado le imboscate, i ponti distrutti (come quello di Campomarino) e le strade minate, nella tarda mattinata del 2 ottobre raggiunse la foce del Biferno.

Il generale, comandante della divisione di stanza a Termoli, e il suo superiore Traugott Herr, consapevoli del fatto che 600 uomini non sarebbero stati sufficienti a garantire il mantenimento della posizione chiesero rinforzi all’Alto Comando e, al tempo stesso, diedero disposizioni per danneggiare il porto con cariche di dinamite e mine furono posizionate all’altezza del cavalcavia ferroviario e tra gli scambi dei binari. Venne poi imposto alle famiglie del Paese Vecchio e a quelle che abitavano tra il Corso Fratelli Brigida e Corso Vittorio Emanuele III, fino all’incrocio con Via Frentana, di abbandonare le proprie case.

Intorno alla prima ora del 3 ottobre aveva inizio l’Operazione Devon: alcuni Land Craft Infantry, dopo avere circumnavigato il Gargano, avevano gettato le ancore nel tratto di mare prospiciente la marina di Sant’Antonio e da essi vennero calati sui mezzi da sbarco (Amphibious Landing, al traino dei L. C. I.) i mille uomini dello Special Brigade Service i quali, qualche ora dopo, misero piede sulla marina di S. Antonio (Lido Anna-Stella Marina) sotto una pioggia che durava da ore e che aveva reso complicata la scalata del colle di Santa Lucia, prossimo all’Albergo Corona (sede del Comando tedesco), alla stazione ferroviaria con carrozze nelle quali dormiva parte del contingente della Divisione mentre la restante era alloggiata nell’Edificio della Scuola elementare.

Al momentaneo sbandamento tedesco seguì una inaspettata ed energica reazione con un bagno di sangue nei luoghi che erano gli obiettivi dei Royal Marines: il Corona, sede del Comando, con la cattura del Comandante Rau, la stazione ferroviaria con la piazza antistante e quella di fronte all’Edificio scolastico.  

Il crepitio delle armi, nella notte cupa e piovigginosa, svegliò buona parte della popolazione la quale sapeva che quel momento sarebbe arrivato. Le luci delle case rimasero spente e nessuno uscì. Fu a giorno avanzato, in un momento di quiete, che delle persone si ritrovarono nelle strade e nelle piazzette meno esposte per dirsi che ognuno si aspettava quanto stava accadendo.

La battaglia, durata 5 giorni (3-7 ottobre), ebbe un andamento intenso ma alterno con i tedeschi ostinati a resistere, volontà accompagnata dalla comparsa degli aerei e dal fuoco dei carri armati. Tutto però cominciò a cambiare nelle prime ore del pomeriggio di martedì 5 quando la costruzione del Ponte Baily sul Biferno, durata 24 ore e costata 12 vittime, terminò: gli Sherman, in attesa lungo la foce del fiume, presero ad attraversarlo mentre la Fanteria di Evelegh ricorreva al ponte di barche. Intanto sbarcavano sulla banchina del porto i battaglioni di una Brigata di fanteria irlandese. La battaglia intanto continuò, soprattutto nelle vallate, ben oltre il tardo pomeriggio del giorno successivo quando il Comando tedesco, malgrado i rinforzi, si rese conto della impossibilità di potere fronteggiare ulteriormente i Britannici: da qui la decisione della ritirata verso il fiume Trigno e in direzione di Guglionesi.

Il bilancio della Battaglia, oltre alle circa 1.200 vittime tra Tedeschi e Britannici, fu pesante per Termoli: civili vittime delle bombe e dei proiettili tedeschi, strade e case sventrate, coprifuoco, ronde e dal 22 al 24 ottobre le famiglie che abitavano nel Paese Vecchio e nei due Corsi, le quali potevano vedere i movimenti nel bacino portuale, vennero trasferite in alcuni paesi della Puglia e della Basilicata. Evitarono il trasferimento coatto soltanto le famiglie ospitate da parenti, anche in altri paesi.

Le case serrate per circa sei mesi subirono atti di sciacallaggio malgrado le ronde.

L’episodio ‘Termoli’, non citato nei libri di storia, non fu marginale ai fini della Campagna d’Italia. La battaglia che vi si svolse, rendendo valicabile la Linea Victor fu determinante ai fini della ritirata delle forze tedesche dislocate sul fronte adriatico ed ebbe una ricaduta anche sugli più aspri e logoranti combattimenti in atto lungo la costa tirrenica: lo spostamento di due Gruppi di combattimento della 16a Panzer Division, da quella zona a Termoli, determinando un alleggerimento della forza tedesca si rivelò un imprevisto aiuto per la VII Armata statunitense.

Antonio Smargiassi

Storico termolese e scrittore

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